Giappone: carcere e multe per chi usa i social per insultare

- di: Redazione
 
Sono entrare in vigore ufficialmente oggi in Giappone le nuove pene per chi usa i social per lanciare insulti. La nuova legge prevede tra l'altro una pena detentiva fino a un anno e pesanti multe. Le misure rientrano nelle misure che il Giappone sta adottando per combattere il fenomeno sempre più preoccupante del cyberbullismo.
Le modifiche al codice penale prevedono l'aumento della multa per insulti fino a 300.000 yen (2.200 dollari circa). Anche la prescrizione per gli insulti online è stata prorogata da un anno a tre anni.

Entrano in vigore in Giappone le nuove leggi che puniscono gli insulti via social

Le mosse per modificare la legge hanno preso piede dopo che Hana Kimura, una wrestler professionista di 22 anni e membro del cast del popolare reality show Netflix "Terrace House", si sarebbe suicidata nel maggio 2020 dopo aver ricevuto una raffica di messaggi di odio su social media.

Due uomini, residenti nelle prefetture di Osaka e Fukui, erano stati multati di 9.000 yen ciascuno per insulti postati sul profilo di Kimura prima della sua morte, ma la ''leggerezza'' della condanna ha fatto montare la polemica per le sanzioni ritenute troppo lievi.
Il Consiglio Legislativo del Ministero della Giustizia aveva scritto, lo scorso ottobre, al Ministro Yoshihisa Furukawa, sostenendo che le sanzioni avrebbero dovuto essere più severe.
L'emendamento proposto è stato presentato alla sessione ordinaria della Dieta di quest'anno, ma i partiti di opposizione, come il Partito Democratico Costituzionale, si erano opposti alla revisione, sostenendo che avrebbe potuto soffocare le legittime critiche nei confronti di politici e funzionari pubblici.

Il disegno di legge è stato approvato il 13 giugno dopo che il Partito Liberal Democratico al potere ha raggiunto un accordo con Partito Democratico Costituzionale e altre formazioni dell'opposizione su una disposizione supplementare, che prevede che una revisione sarà condotta entro tre anni dalla emanazione della nuova legge, per determinare se limita la libertà di parola. Il ministro Furukawa, nel corso di una conferenza stampa, ha difeso il provvedimento, affermando che l'attuazione di punizioni più severe, fungendo da deterrente, è significativa in quanto "dimostra la valutazione legale che il cyberbullismo è un crimine che dovrebbe essere severamente affrontato''.
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