Fratoianni, Salis e le occupazioni: un capo politico non può giustificare un atto illegale

- di: Redazione
 
Nicola Fratoianni è uomo di passione e solo per questo merita un plauso generalizzato. Ma essere persona che si muove sotto la spinta delle emozioni non è che lo renda immune da critiche o, peggio, da errori. Se, in politica, le critiche si fanno e si ricevono, é forse sugli errori che Fratoianni dovrebbe lavorare. Come, ad esempio, le scelte di coloro da proporre al giudizio degli elettori. Come nel caso eclatante del deputato Aboubakar Soumahoro che, proposto come un Masaniello nero, come l'Hiram Rhodes Revels italiano, capace di guidare le masse degli sfruttati verso la Rivelazione e la Libertà. Soumahoro, per colpe non sue, ma mostrando troppa disinvoltura sulle vicende di casa sua, oggi è ridotto alla stregua di un reietto politico, per il quale si aspetta solo la fine della legislatura per mandarlo via. Diverso il discorso di Ilaria Salis, che oggi si ritrova europarlamentare per la giusta riprovazione del Paese (non tutto, ad onore del vero) per le condizioni in cui versava nelle carcere ungheresi a fronte di accuse oggettivamente non talmente gravi da giustificare catene a polsi e caviglie in tribunale.

Fratoianni, Salis e le occupazioni: un capo politico non può giustificare un atto illegale

La candidatura di Salis, al di là del bla bla intorno alle ingiustizie di cui è stata fatta oggetto, è una operazione politica, che è andata a buon fine, portandola in Europa. Quindi, merito a Fratoianni e Bonelli, per i quali, però, i problemi potrebbero cominciare ora. Perché le prime parole da libera di Ilaria Salis sono state di forte e convinta riproposizione di un ''credo'' politico che per lei è fondamentale, e poco le importa se va contro i principi di legalità su cui si fonda la civile convivenza, almeno nel nostro Paese. Se, alla prima uscita pubblica, ammetti di avere occupato illegalmente degli alloggi e di non essere affatto pentita, anzi ribadendo la fondatezza delle sue scelte, devi accettare le conseguenze politiche. Padronissima di dirlo, ma se lo fai oggi, da rappresentante eletta in un consesso sovranazionale, devi mettere in conto che quello che andava bene ieri oggi deve essere sempre difeso e ribadito, ma partendo da un'ottica diversa. Quella che, politicamente, è la strada delle proposte per modificare, nel rispetto delle regole, le leggi che non si condividono.

Dire, come ha fatto Salis, parlando delle pratiche degli Istituti di edilizia residenziale popolare, che ''un gran numero di individui e famiglie, spesso prive dei mezzi necessari per reagire adeguatamente, sono tormentate da richieste infondate di questo genere'', non è la denuncia di un fenomeno, ma va oltre, di fatto giustificando soluzioni che aggirano, violandole, le regole e le leggi.
Per la neoparlamentare europea ''le pratiche collettive dell'occupazione di case sfitte, il blocco degli sfratti, la resistenza agli sgomberi" sono "un'alternativa reale e immediata all'isolamento sociale e alla guerra tra poveri". Salis, quindi, va oltre e, su Facebook, rivendica "con orgoglio" di essere stata lei per prima una militante del movimento di lotta per la casa.

Il passato non si cancella, ma oggi, quando il suo profilo personale è mutato, così come sono mutate le sue responsabilità pubbliche, Salis dovrebbe riflettere prima di sostenere le sue tesi che sono un avallo per azioni che, al di là delle giustificazioni, non sono ''ultra legem'', ma ''contra legem''. Come dicevano i latini ''contra legem facit qui id facit quod lex prohibet''. Cioè, semplificando, viola le legge chi fa qualcosa che la legge proibisce. E la nostra legge vieta che si prenda possesso, come nel caso di casa, di qualcosa di proprietà di altri. Un principio che evidentemente Ilaria Salis conosce, ma che riteneva di non dovere rispettare e oggi dice di pensarla ancora così.

Davanti a queste parole, il capo di un partito grazie al quale Salis è stata eletta avrebbe dovuto forse essere elemento equilibratore tra le idee della nuova europarlamentare e il rispetto della legge, quale essa sia. Fratoianni, invece, è letteralmente partito per la tangente, dicendo che il movimento di chi occupa le case: ''Ha posto un problema, ossia la negazione del diritto all’abitare: rivendicare questo diritto deve essere superiore anche rispetto alla speculazione. Viviamo in un Paese in cui la negazione dei diritti universali e fondamentali è diventata la norma, ci siamo abituati a tutto questo.
E in nome di questa abitudine, ogni forma di ribellione è ricondotta nel circuito del penale, del reato. Mentre io penso che chi si batte, anche con modalità come queste, per porre e per risolvere un problema, andrebbe considerato in altro modo''
. Pur rispettando il pensiero di Fratoianni, ma non condividendolo, vorremmo sapere se non pensa che le sue parole siano manna dal cielo per quelle organizzazioni che, mandando avanti dei disperati, procedono all'occupazione sistematica di alloggi che poi per loro diventano fonte di reddito illegale. Forse un pizzico di coerenza, o di aderenza alla realtà. mettendo da parte la convenienza politica, non sarebbe male.
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