FMI rivede al ribasso le stime globali: l'Italia si salva, ma servono le riforme

- di: Redazione
 
Che potessero essere nuovamente non positive le stime del Fondo monetario internazionale sull'economia globale lo si temeva, ma quelle rese note oggi sono a dire poco preoccupanti. Anche se quelle per l'Italia sono in rialzo per il 2022 rispetto alle precedenti, ma sono ''tagliate'' per l'anno prossimo, con il chiaro invito a proseguire nelle riforme che oggi restano ancora sulla carta.
Per l'FMI, il PIL italiano crescerà quest'anno del 3%, con un incremento dello 0,7 % rispetto al +2,3% delle previsioni di aprile. Ma per il 2023 le previsioni sono abbastanza preoccupanti, con un rallentamento dello 0,7 %, che si traduce in un punto in meno rispetto alle precedenti previsioni precedenti. Il 2022 si sta prospettando un anno migliore, al confronto delle previsioni precedenti, perché l'aumento dell'incidenza del turismo sta impattando in modo molto positivo, così come l'attività industriale. Un quadro generale che fa dell'Italia l'unico paese del G7 che registra, a livello di previsioni, delle stime riviste al rialzo. Cioè il Paese crescerà più di Germania e Francia, sulle quali le difficoltà globali si stanno riverberando con una incidenza negativa ben maggiore, facendo temere persino una imminente recessione.

FMI rivede al ribasso le stime globali

Ma c'è anche un ''però'' nel quadro generale dell'Italia, che contempla anche la situazione politica, che negli ultimi giorni si evoluta in modo negativo, con le dimissioni di Mario Draghi (stimatissimo a livello internazionale e considerato un garante) e il susseguente scioglimento delle Camere. Una svolta che forse non ha inciso nel rapporto dell'FMI, ma che ha spinto Pierre-Olivier Gourinchas, capo economista del Fondo, a dire che ''questo è un momento importante per il Paese perché ci sono numerose riforme e programmi nell'ambito del piano europeo. Ci auguriamo che le riforme siano fatte, sarebbero utili per l'Italia. Qualsiasi sarà il governo al potere ci auguriamo che le sostenga".

A fare preoccupare gli economisti dell'FMI sono soprattutto aumento dei prezzi e inflazione, il cui contenimento viene considerato il primo e principale obiettivo. Un fenomeno che colpisce sia le cosiddette economie avanzate (6,6%) che quelle emergenti (9.5%). Le banche centrali stanno cercando di arginare la crescita dell'inflazione, aumentando il tasso di riferimento, ma gli effetti di queste scelte, alla lunga, potrebbero deprimere le economie, portandone alcune in terreno recessivo. Difatti, afferma l'FMI, se una stretta della politica monetaria avrà inevitabilmente costi economici reali, ritardarla potrebbe avere come conseguenza solo quella di "esacerbarli".

Il taglio delle stime dell'FMI è a livello globale, riguardando anche economie che, appena ieri, apparivano come lanciate al conseguimento di sempre più ambiziosi traguardi. Come è il caso della Germania, che sta avvertendo pesantemente della crisi energetica, risentendo forse anche di una ''debolezza'' politica della sua cancelleria.
Gli stessi Stati Uniti, con la Fed pronta a ritoccare nuovamente e consistentemente il tasso di interesse primario, potrebbero essere già in recessione tecnica.
Se la previsione del PIL mondiale parla, per il 2022, di una crescita del 3,2% e del 2,9% nel 2023, il perdurare della crisi in Ucraina e la recrudescenza della pandemia del Covid-19 potrebbero rallentare l'economia globale l'anno prossimo, al +2,6% nel 2022 e al +2,0% nel 2023. Se questa previsione (+2%) trovasse conferma, si tratterebbe di un balzo indietro significativo, un livello toccato solo cinque volte dal 1970.

Il PIL statunitense nel 2022 dovrebbe crescere del 2,3% (-1,4 punti sulle stime di aprile), per poi registrare nel 2023 un +1,0% (-1,3). Nere le previsioni dell'FMI per l'eurozona: +2,6% nel 2022 e +1,2% nel 2023, rispettivamente -0,2 e -1,1 punti percentuali rispetto alle stime precedenti. Ma sono stime che lasciano aperte evoluzioni negative nel caso in cui la combinazione dello stop del gas russo e il crescere dell'inflazione accentuasse i suoi effetti.

Negative anche le previsioni per l'economia cinese che paga pesantemente gli effetti delle misure adottate per frenare la pandemia. A fronte di una crescita dell'8,1% del 2021, il PIL cinese nel 2022 dovrebbe crescere del 3,3% (-1,1 punti sulle precedenti previsioni) e del 4,6% nel 2023 (-0,5). Di contro l'economia russa si contrarrà meno del previsto: il PIL segnerà nel 2022 un -6%, ovvero ben 2,5 punti percentuali in più rispetto alle stime di aprile. Nel 2023 la Russia si contrarrà del 3,5%, ovvero 1,2 punti in più sulle previsioni precedenti.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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