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Mediobanca, stop all’Ops su Banca Generali: le reazioni del mercato

- di: Giuseppe Castellini
 
Mediobanca, stop all’Ops su Banca Generali: le reazioni del mercato
Mediobanca, stop all’Ops su Banca Generali: il risiko si riaccende
Il no dell’assemblea (35% favorevoli, 42% tra contrari e astenuti) gela Nagel: “occasione mancata” e ombre di conflitti. In Borsa: Banca Generali giù, Mps debole, Mediobanca altalenante, Generali tiene. Tutti i numeri, le mosse dei grandi soci e gli scenari.

Cosa è successo davvero

Assemblea durissima e verdetto netto: l’operazione di scambio azionario con cui Mediobanca voleva acquistare Banca Generali offrendo in concambio la propria quota del 13% in Assicurazioni Generali è stata bocciata. In sala erano rappresentati circa il 78% dei diritti di voto; hanno votato a favore il 35%, contrari il 10%, astenuti il 32%. La soglia richiesta era la maggioranza semplice del capitale presente: non raggiunta.

Le parole di nagel

A caldo, il ceo Alberto Nagel non ha girato attorno al punto: “Questa è un’opportunità, per ora, mancata per lo sviluppo della nostra banca e del sistema finanziario italiano”, ha detto, aggiungendo che il voto è dipeso anche da “azionisti che hanno espresso un chiaro conflitto d’interessi, mettendo interessi relativi ad altre situazioni italiane davanti a quelli degli azionisti Mediobanca”. Dichiarazioni rese a Milano il 21 agosto 2025.

La mappa degli interessi incrociati

Al centro del braccio di ferro ci sono i grandi azionisti italiani: le famiglie Del Vecchio (Delfin) e Caltagirone – oggi anche azioniste di Mps – hanno osteggiato l’operazione, scegliendo l’astensione (Delfin) e il voto contrario (Caltagirone). Lo schema di Nagel puntava a scambiare il 13% di Generali in mano a Piazzetta Cuccia con Banca Generali, controllata del Leone.

Perché il deal era cruciale

L’Ops su Banca Generali era la contromossa per alzare dimensione e multipli di Mediobanca nel wealth management e respingere la scalata ostile di Mps (offerta pubblica di scambio in corso fino all’8 settembre). In settimana era arrivato anche il via libera della Bce all’operazione. La bocciatura assembleare spegne l’interruttore e l’offerta decade.

Le reazioni del mercato (orari e numeri)

Ore 10:10, Milano: Banca Generali -1,3%, Mediobanca -0,19%, Mps -0,79%, Generali +0,9%. Logica: la “preda” (BGN) scende, Mediobanca ondeggia, il Leone beneficia del fatto che non perderà un asset strategico.

Intorno alle 11:00–11:20: flessioni più marcate su alcuni titoli (Mediobanca circa -0,6%, Banca Generali -2,6%), con Mps debole.

Mezzogiorno: Banca Generali sotto 50 euro (-3,4%), Mediobanca -1,4%, Mps -1,97%, Generali pressoché invariata. Lettura coerente con un mercato che prezza un risiko più incerto e la necessità di un eventuale rilancio da Siena.

Gli andamenti citati sono intraday; i valori di chiusura possono differire.

Chi ha votato cosa, e perché conta

Tra gli astenuti figurano Delfin (circa 20% del capitale), alcune casse previdenziali e investitori istituzionali; tra i contrari il gruppo Caltagirone (circa 10%). La dinamica ha impedito il superamento del 50% + 1 dei presenti.

il ruolo dei proxy e i giorni precedenti

ISS (8 agosto) e Glass Lewis (13 agosto) avevano raccomandato di votare a favore del progetto di Nagel, ritenendolo sensato nel quadro dell’assalto Mps. Non è bastato.

Mps, adesioni e prossime mosse

L’Ops di Mps su Mediobanca ha superato nelle ultime ore il 19% di adesioni, in forte rialzo rispetto a metà agosto (oltre 13%). Mediobanca tratta sopra il valore implicito dell’offerta in carta: messaggio del mercato che un’eventuale conquista potrebbe richiedere un miglioramento dei termini.

Generali, il convitato di pietra

Per Assicurazioni Generali, la bocciatura evita l’uscita dal perimetro della storica “catena di controllo” con Mediobanca e toglie (per ora) dal tavolo lo scambio della quota del 13%. Il gruppo triestino aveva espresso scetticismo sulla razionalità industriale di una possibile aggregazione Mediobanca–Mps: il “no” mantiene lo status quo.

Cosa significa il “no” per Piazzetta Cuccia

La sconfitta tattica è evidente. Strategicamente, però, il verdetto non chiude il dossier:

  • Rafforza la posizione negoziale di Mps, che ora può insistere (o dover rilanciare) su un’Ops finora giudicata dal cda di Mediobanca “ostile e priva di razionale”.
  • Lascia Generali in configurazione invariata, snodo sensibile per gli equilibri tra i soci italiani.
  • Sposta i riflettori sulla politica e su come governo e grandi soci intendano muoversi nei prossimi giorni.

La lettura internazionale

La stampa estera sottolinea un punto: il “no” è una sconfitta per Nagel e rimette aria nelle vele a Rocca Salimbeni. Financial Times evidenzia il peso di Delfin e Caltagirone nelle astensioni e ricorda l’avanzamento delle adesioni Mps; Breakingviews parla della necessità di addolcire l’offerta per evitare un approdo ibrido.

Il punto

Il “no” assembleare è un sì all’incertezza: il mercato ha letto lo stop all’Ops come fine della “mossa di interdizione” su Mps, ma non come fine della partita. Con Banca Generali che si allontana dal perimetro Mediobanca e Generali che resta intonsa, il risiko torna dove stava: sulle condizioni economiche dell’Ops Mps (oggi non irresistibili), sulla tenuta del titolo Mediobanca rispetto al concambio e sulla volontà dei grandi soci di giocare fino in fondo. In controluce, la governance del capitalismo relazionale italiano: pesi, contrappesi e astensioni in grado di decidere il destino di un’operazione da miliardi.

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