EY Infrastructure Barometer: "Il 56% dei manager investirà in Italia nel prossimo anno"

- di: Daniele Minuti
 
La terza edizione dell'EY Infrastructure Barometer, annuale sondaggio realizzato fra i dirigenti di grandi aziende, società di private equity e istituti finanziari, ha analizzato lo stato del settore infrastrutturale nel nostro Paese, considerato un mercato chiave nell'Unione europea dagli investitori istituzionali, che si aspettano una crescita della competizione per le operazioni di M&A nei prossimi 12 mesi, senza però un calo dei volumi.

Pubblicato l'annuale EY Infrastructure Barometer

Il report, che valuta annualmente la fiducia degli investimenti in infrastrutture per l'Italia, spiega: "Negli ultimi dodici mesi il 76% del campione ha investito o concesso finanziamenti nel settore infrastrutturale italiano e il 53% degli investitori ha aumentato la propria esposizione al settore dell'energia (+22% rispetto al 2021); a seguire trasporti (18%) e infrastrutture sociali (15%). Tra le asset class risultate più attraenti energie rinnovabili, data centres, fibra, ospedali ed efficienza energetica. Tra i settori meno preferiti sono inclusi invece aree di mercato con limitate opportunità nel mercato italiano, tra le quali: traghetti, settore del gas, torri di trasmissione, ciclo idrico integrato e carceri ed edifici pubblici".

La qualità delle infrastrutture è in linea con gli standard europei, specie quello dell'energia, mentre restano alti i dubbi su quelle dei trasporti e delle infrastrutture (entrambe ritenute sotto la media dal 38% degli intervistati.

Il 56% però ritiene che il numero di affari che si concluderà nei prossimi 12 mesi salirà rispetto a quelli che li hanno preceduti, con il 73% che prevede un aumento della competizione. nell'attività di M&A, forte è l'attrattività su infrastrutture energetiche, trasporti, infrastrutture sociali e TMT (rispettivamente 35%, 18%, 17% e 10%).

Il 65% degli intervistati non prevede un calo importante di ricavi o redditività nei prossimi 12 mesi, col 32% che non pensa andrà a influenzare la strategia di investmento. Fra le ragioni che spingono a investire nel settore si trovano le dimensioni dell'economia italiana, le chance presenti per colmare il gap infrastrutturali, i fondamentali solidi, i rendimenti alti e la bassa concorrenza.
I contro però sono legati ai vincoli burocratici, l'incertezza politica e normativa o il rischio di contenziosi.

Resta comunque alta l'importanza dei criteri ESG per le scelte degli investitori (il 59% li prende in considerazione, il 29% si è servito di criteri di screening per evitare investimenti in società non conformi agli standard di sostenibilità.


Marco Daviddi, EY Europe West Markets Leader for Strategy and Transactions (nella foto), ha commentato: "La nuova edizione dell’EY Infrastructure Barometer ci restituisce un quadro che 2 guarda al futuro con fiducia e sottolinea come sia particolarmente rilevante e significativa l’attenzione degli investitori domestici e internazionali verso le diverse asset class infrastrutturali italiane. La sfida attuale è quella di superare i tradizionali freni amministrativi e burocratici che limitano lo sviluppo green field; in questa ottica il PNRR può imprimere una concreta accelerazione al settore, anche grazie al programma di riforme ipotizzato".

Andrea Scialpi, Transaction Diligence leader di EY in Italia, ha aggiunto: "Nonostante il volume di attività M&A nel settore dei trasporti abbia subito un brusco rallentamento nel corso degli ultimi 24 mesi a causa della pandemia, il normalizzarsi del contesto pandemico, la ripresa del traffico e i fondi del PNRR dedicati al settore forniranno un impulso importante ad alcuni segmenti dello stesso, come ad esempio al trasporto ferroviario passeggeri e merci sul quale ci attendiamo un interesse crescente nei prossimi 12 mesi, anche con riferimento alla parte più bassa della catena del valore".

Daniele Ruggeri, Infrastructure leader di EY in Italia, ha concluso: "I risultati dell’ultima edizione dell’EY Infrastructure Barometer mostrano un chiaro trend di espansione del campo d’azione degli investitori istituzionali; se il settore dell’energia e delle telecomunicazioni sono stati i settori trainanti nel periodo Covid e in quello immediatamente successivo in funzione delle protezioni che garantiscono sui rendimenti, stiamo assistendo a un crescente interesse per 4 settori caratterizzati da una maggiore esposizione al rischio ma con solide prospettive di lungo termine come ad esempio economia circolare, biometano e servizi alle infrastrutture".
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