Verso le europee, The Guardian: "E se Macron e Meloni trovassero un terreno comune di confronto?"

- di: Redazione
 
La campagne elettorali sono fatte, essenzialmente, di parole, dando comunque, a chi le ascolta, la possibilità di scartare le più ovvie o paradossali, per capire quale sia il vero messaggio che esse si portano dietro.
Questa campagna elettorale per le europee non fa eccezione e di stupidaggini, ammettiamolo, se stiamo sentendo tante. Forse, addirittura, anche troppe, gettando temi importanti, quali l'integrazione, l'ambiente e l'economia, in un gigantesco frullatore dove, alla fine, tutto si confonde perdendo di forza, semmai ne abbia mai avuta.
Ci si dovrebbe, probabilmente, sorprendere che un appuntamento elettorale importante, questo come molti altri, alla fine si riduca nella riproposizione di vecchi schemi in cui è più importante denigrare l'avversario che non farsi promotori di idee nuove o, anche non nuove, ma meritevoli di essere difese e rafforzate.

Verso le europee, The Guardian: "E se Macron e Meloni trovassero un terreno comune di confronto?"

L'analisi dell'attuale momento politico del Continente passa obbligatoriamente dal tema delle possibili alleanze, una volta che il dato del voto sia ufficializzato.
Ma le premesse che si sono ripetute anche nelle ultime ore (io non mi alleo con te, perché tu guardi verso altri) restringono il campo delle ipotetiche intese e, con esso, le ambizioni di chi, sulla spinta dei risultati in singoli Paesi, pensa di potere ribaltare il quadro politico che ha governato l'Europa sino ad oggi.

In questo ''caos organizzato'' i protagonisti della scena politica europea stentano a trovare grande visibilità ai di fuori dei confini nazionali, con qualche ragguardevole eccezione. Come Emmanuel Macron e Giorgia Meloni, sui quali, oggi, The Guardian, con un pezzo a firma di Lorenzo Marsili, spende molte e interessanti considerazioni.
Una, in particolare, ci ha colpito: ''Macron e Meloni amano duellare a distanza. Ma immaginate un mondo in cui i due si uniscano con una proposta comune di riforma europea. Macron portavoce dei papà centristi. Meloni portavoce delle madri di destra''.

È un paradosso, è un modo per portare all'estremo una ipotesi che, oggi, è solo di studio.
Ma domani...chissà, perché i due - Meloni e Macron - sono chiaramente distanti, sia per radici culturali e ideologiche che per il modo in cui le traducono in gesti politici. Eppure l'idea che uniscano le loro forze - non necessariamente su una base totalmente condivisa - è stuzzicante. Forse irreale, ma che quanto meno induce a delineare scenari che oggi appaiono di pura fantascienza. E si sa che - Isac Asimov e Philip Dick insegnano - la fantascienza di oggi può essere la realtà di domani.
In un'Europa politicamente acefala e che manca di protagonisti degni di tale definizione, il presidente della République e quello del Consiglio, si alzano di una spanna rispetto agli altri, con il tedesco Olaf Scholz in crisi di consenso in patria e lo spagnolo Pédro Sanchez attaccato dagli avversati di destra anche per via giudiziara (''tramite'' la moglie).

Anche perché la stessa Marine Le Pen, che pare avviata verso una clamorosa affermazione in patria, per il fatto di essere, sino ad oggi, una perenne contender e non ancora una che governa, resta indietro rispetto a tutti.
A cominciare da Giorgia Meloni che si muove con naturalezza sulla scena internazionale, prendendosi lodi e critiche, ma riaffermando un ruolo che in pochi le accreditavano sino al suo ingresso a Palazzo Chigi.
Non stiamo a discutere delle sue mosse e di come interpreta l'essere presidente del Consiglio (nei rapporti dell'opposizione, ma anche del mondo dell'informazione) , ma del fatto che la scena sa come conquistarla.
''Sparlino purché parlino'' è pur sempre qualcosa su cui riflettere. A urne chiuse e svuotate dalle schede, comincerà la vera partita per l'Europa e l'esito resta ancora molto incerto. Ma se, come tutto lascia pensare, il fronte sarà spaccato, allora al tavolo si siederanno in pochi e tra loro di certo ci saranno Macron e Meloni.

''L’Europa - scrive Marsili - è per molti versi un microcosmo del mondo. Ha un interesse chiaro ed egoistico per una più stretta cooperazione. Eppure, tale interesse è messo a repentaglio dalla sfiducia e dalle divergenze ideologiche. Se nemmeno Macron e Meloni riescono a mettere da parte le loro differenze e a promuovere gli interessi comuni degli europei, che possibilità ci sono che, ad esempio, gli Stati Uniti e la Cina colmino le loro divisioni e cooperino nell’affrontare la crisi climatica?''.
Meditate, gente, meditate, chiuderebbe Renzo Arbore.
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