Verso le europee: democrazia sotto attacco della disinformazione che arriva dall'estero

- di: Redazione
 
Nei prossimi giorni circa 360 milioni di elettori saranno chiamati ad eleggere i propri rappresentanti in seno alle istituzioni comunitarie europee.
Un evento sempre importante, nell'ambito di un esercizio democratico che dovrebbe essere garanzia e che invece oggi è a rischio perché sotto attacco costante da un processo di disinformazione, che viene da fuori, per mano di chi ha tutto l'interesse a destabilizzare l'Ue e la sua volontà di dimostrarsi soggetto sempre più determinante nello scacchiere globale.
Ma le false notizie corrono quotidianamente sulla rete, mettendo a dura prova i sistemi di sicurezza informatica di cui i Paesi Ue si sono nel tempo dotati, ma che devono fare fronte a vere e proprie centrali di ''intossicatori'' dell'informazione, piegata ad essere strumento di lotta politica e, in questi casi, anti-democratica.

Verso le europee: democrazia sotto attacco della disinformazione che arriva dall'estero

Il nemico principale è oggi l'uso criminale dell'intelligenza artificiale, grazie alla quale costruire semplici notizie o vere e proprie campagne per mistificare la realtà per alterare il giudizio degli elettori.
Tutto porta alla Russia dove, dicono esperti e politici, operano decine di esperti informatici e della comunicazione, per creare delle realtà virtuali (piegate agli interessi politici di Mosca) ricorrendo alla quotidiana manipolazione della verità. Come accaduto soprattutto dopo l'attacco russo all'Ucraina, alimentando un realtà artificiosa, dove i ruoli tra aggressore e aggredito sono ribaltati e le vere colpe di uno attribuite all'altro.
Da domani, quindi, e fino domenica gli elettori andranno alle urne per esprimere il proprio voto, al culmine di una campagna che, negli ultimi mesi, ha registrato un’impennata nella quantità e nella qualità delle fake news e della disinformazione anti-UE diffuse nei singoli Paesi.

Appena pochi giorni fa lo stesso Joseh Borrell, alto rappresentante della politica estera dell'Unione europea, è stato netto nel giudizio: ''Le campagne sponsorizzate dallo Stato russo per inondare lo spazio informativo dell'UE con contenuti ingannevoli rappresentano una minaccia al modo in cui siamo abituati a condurre i nostri dibattiti democratici, soprattutto in tempi elettorali".
Borrell è andato oltre, dicendo che gli sforzi di ''manipolazione delle informazioni'' sono alimentate dal crescente utilizzo della penetrazione dei social media ''e da operazioni a basso costo assistite dall’intelligenza artificiale''. Insomma, ha detto, vengono promosse campagne diffamatorie contro i leader politici europei che sono critici nei confronti del presidente russo Vladimir Putin.
Gli esempi di questa campagna di manipolazione dei fatti reali per crearne di falsi si stano moltiplicando, confermando i sospetti che tutto sia orchestrato nell'ambito di un'opera di disinformazione, anche se, vista l'origine, sarebbe meglio chiamarla ''disinformatia'', termine coniato in Russia.

La portata dell'intossicazione, in Europa, in tempi recenti è confermata da molti episodi: la creazione di un falso sito web della Municipalità di Madrid che, alla vigilia delle elezioni generali della scorsa estate, metteva "in guardia'' la popolazione su possibili attacchi ai seggi per mano di separatisti baschi (allarmi attentati sono stati falsamente lanciati anche in Polonia); in Slovacchia i social sono stati invasi da registrazioni audio generate dall'intelligenza artificiale nelle quali un candidato veniva falsamente mostrato mentre che discuteva piani per truccare le elezioni; in Polonia un falso rapporto, attribuito all'agenzia di stampa del Paese, sosteneva che il primo ministro Donald Tusk aveva espresso l'intenzione di mobilitare 200.000 uomini a partire dal primo luglio.

Esperti e autorità affermano che la disinformazione russa mira a sconvolgere la democrazia, dissuadendo gli elettori di tutta l’UE dal recarsi alle urne.
''La nostra democrazia non può essere data per scontata e il Cremlino continuerà a usare la disinformazione, le interferenze maligne, la corruzione e ogni altro sporco trucco del programma autoritario per dividere l’Europa'', ha avvertito il parlamento in aprile la vicepresidente della Commissione europea Vera Jourova.
Dalla precedenti elezioni, nel 2019, la situazione si è evoluta in peggio sul fronte dei tentativi di condizionare la campagna con notizie false.

Cinque anni fa la maggior parte della disinformazione online veniva faticosamente sfornata da ''fabbriche di troll'' che impiegavano persone che lavoravano a turni scrivendo post manipolativi in un inglese a volte goffo o riproponendo vecchi filmati, rendendo quindi facile la loro individuazione. Ora, grazie all'intelligenza artificiale, il pericolo è aumentato vertiginosamente, dal momento che è possibile utilizzare la stessa tecnologia alla base di piattaforme facili da usare, come ChatGPT di OpenAI, per creare immagini, video e audio deepfake dall'aspetto autentico.
L’UE sta utilizzando una nuova legge, la legge sui servizi digitali, per reagire, imponendo alle piattaforme di limitare il rischio di diffusione di disinformazione e può essere utilizzata per ritenerle responsabili sotto la minaccia di pesanti multe.
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