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Eurobarometro: gli europei chiedono più sicurezza e Ue forte

- di: Vittorio Massi
 
Eurobarometro: gli europei chiedono più sicurezza e Ue forte
Eurobarometro: gli europei chiedono più sicurezza e Ue forte
Due terzi dei cittadini invoca un’Ue più coraggiosa nella difesa, insieme a una spinta verso economia e sicurezza: un appello che Bruxelles non può ignorare.

Un’onda che travolge: i cittadini europei chiedono più sicurezza e un’Unione più solida

Un’onda di consenso attraversa il continente: il 68% degli intervistati ritiene indispensabile che l’Unione europea assuma un ruolo più deciso nella protezione dalle crisi internazionali. La richiesta è inequivocabile: servono strumenti, risorse e una regia politica capaci di prevenire e gestire shock esterni.

La quasi totalità, il 90%, indica che le sfide globali vanno affrontate insieme, senza frammentazioni che indeboliscono la risposta comune. E una larga maggioranza, il 77%, sostiene che l’Ue debba dotarsi di più mezzi per restare influente in un panorama geopolitico rapido e competitivo. Il messaggio ai governi è netto: serve una capacità di azione europea, non solo consultazione.

Cresce la fiducia, rinsalda il legame con l’Europa

I numeri confermano una tendenza consolidata. Già in primavera, indicatori convergenti segnalavano che circa il 66% dei cittadini chiedeva un’Ue più presente nella loro sicurezza, mentre oltre il 70% considerava l’appartenenza all’Unione un vantaggio concreto. In parallelo, la priorità difesa e sicurezza emergeva ai vertici dell’agenda, attorno al 36%, seguita da competitività, economia e industria vicino al 32%.

Nel quadro italiano spicca una caratteristica: la percezione dell’urgenza economica è particolarmente forte. Gli italiani tendono a considerare crescita, lavoro e infrastrutture come il fronte più immediato su cui l’Ue dovrebbe accelerare, con un’attenzione crescente anche a energia e autonomia strategica. La lettura è semplice: senza basi economiche solide, ogni promessa in tema di sicurezza rischia di restare incompiuta.

Risposte istituzionali: timide o audaci?

Le istituzioni europee hanno recepito il segnale. La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha ribadito in più occasioni la necessità di un’Ue più forte, capace di proteggere i cittadini, dando continuità a un indirizzo politico che punta a decisioni rapide e verificabili. Nello stesso solco, portavoce e gruppi parlamentari hanno sottolineato che, in tempi di incertezza, i cittadini guardano all’Europa per una risposta credibile e coordinata.

Nel dibattito è entrato anche ReArm Europe (Readiness 2030), un pacchetto che delinea investimenti fino a 800 miliardi di euro per rafforzare infrastrutture critiche, capacità industriali e tecnologie dual use. La leva finanziaria coinvolgerebbe bilancio europeo, strumenti di prestito e un ruolo più attivo della Bei, oltre a capitali privati. La questione dirimente è la governance: come evitare sovrapposizioni e garantire che le risorse si trasformino in capacità operative reali?

Tra aspettative alte e scelte decisive

Il quadro è nitido. L’opinione pubblica chiede protezione e coesione, non slogan. Da un lato la spinta a un’Europa più capace di prevenire e gestire le crisi; dall’altro la consapevolezza che la tenuta economica è il prerequisito di qualsiasi ambizione strategica. La risposta politica dovrà essere coerente: meno annunci, più cantieri aperti, procedure snelle, filiere industriali europee rafforzate e una trasparenza che consenta ai cittadini di misurare i risultati.

Se il trend registrato si tradurrà in decisioni, il 2025 può essere l’anno in cui l’Ue passa dal lessico delle intenzioni alla grammatica dell’attuazione. In caso contrario, il divario tra aspettative e realtà tornerà ad allargarsi. Oggi, però, la domanda è più forte dell’alibi: agire.

 

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