Esprinet vola e segna il record storico di redditività: parla il Ceo, Alessandro Cattani
- di: Redazione
I risultati eccezionali del 2021, in cui è stato segnato il record di redditività storica del Gruppo, le strategie e le scelte alla base di questo successo, gli obiettivi per i prossimi tre anni, lo sviluppo del progetto sul noleggio operativo e i primi riscontri, la leadership come abilitatore dell’ecosistema tecnologico nel Sud Europa, puntando anche negli anni a venire a tutta l’Europa Occidentale non solo per quanto riguarda il commercio di prodotti, ma anche di soluzioni e servizi. Intervista all’Ing. Alessandro Cattani, Ceo di ESPRINET Group.
Intervista al Ceo di Esprinet, Alessandro Cattani
Il 2021 per il Gruppo ESPRINET è andato in modo eccellente, un anno da record. ESPRINET è un grande abilitatore di tecnologia e i dati in termini di utili e fatturato lo dimostrano. Ingegner Cattani, quali politiche avete intrapreso per raggiungere questi risultati?
Per ESPRINET il 2021 è stato un anno veramente eccezionale: abbiamo superato, infatti, la soglia dei 4,7 miliardi di euro di fatturato e oltrepassato i 44 milioni di utili netti, ottenendo così il record di reddittività storica per il nostro Gruppo. Al di là di questi numeri, i risultati sono stati significativi e non solo nel mercato della tecnologia, che ha avuto anni di crescita prorompente, peraltro frenata nella seconda parte dell’anno scorso dalla mancanza di prodotto. Il merito dei successi raggiunti è del nostro team, che è riuscito a spostare sempre di più il tiro da una vendita di prodotti come pc e telefoni ad una crescita del resto del portafoglio, con soluzioni tecnologiche avanzate. Abbiamo, infatti, raggiunto dei numeri importanti soprattutto sul cloud, con un +180%, grazie anche ad acquisizioni. La nostra strategia è continuare ad essere sempre di più un abilitatore dell’ecosistema tecnologico nel Sud Europa, puntando anche negli anni a venire a tutta l’Europa occidentale non solo per quanto riguarda il commercio di prodotti, ma anche di soluzioni e servizi.
Un Gruppo come ESPRINET, che ha raggiunto questi risultati straordinari, potrebbe limitarsi a consolidare la propria posizione sul mercato. Voi, al contrario, avete stilato un piano industriale che è ambiziosissimo. Ce lo può delineare?
Stiamo vivendo un momento in cui crediamo che ci siano delle opportunità enormi nel settore tecnologico e, di conseguenza, nei prossimi tre anni pensiamo di aumentare il fatturato da 4,7 a 5,6 miliardi e, per quanto riguarda la redditività, stimiamo una crescita del 50% con 125 milioni di euro di Ebitda.
Ci sono molte opportunità da cogliere, fra le quali anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), oltre che alla ormai piena consapevolezza da parte dei consumatori e delle aziende riguardo la centralità della tecnologia all’interno dei processi aziendali e nella vita delle persone. Noi stiamo mettendo un po’ di sapore aggiuntivo, con un progetto molto interessante che abbiamo lanciato sul noleggio operativo.
Riguardo questo progetto sul noleggio operativo, che è simile a quello utilizzato nel settore auto, che riscontro state registrando?
Abbiamo iniziato in Italia alla fine dello scorso anno e dal primo aprile inizieremo in Spagna: i primi riscontri sono assolutamente positivi. Per realizzare questo progetto ci siamo ispirati, come ha evidenziato lei, proprio al modello delle automobili e dei noleggi delle flotte di veicoli; ormai nelle pubblicità dei veicoli il prezzo completo delle auto è quasi sparito, mentre ciò che viene evidenziata è la rata mensile. Il nostro obiettivo è offrire ai consumatori, ai professionisti e alle imprese, la possibilità di noleggiare delle soluzioni informatiche usufruendo della rete dei rivenditori professionali che lavora con noi. Abbiamo registrato dei primi riscontri molto interessanti: per le aziende è vantaggioso in quanto possono gestire il parco informatico in maniera più flessibile, aumentando o diminuendo la rata a seconda delle necessità. Inoltre, esiste anche la possibilità di sfruttare il tema del ricondizionamento del prodotto a fine vita, con un’attenzione particolare alle tematiche dell’economia circolare. Siamo molto fiduciosi su questo progetto, che, come detto, ci sta portando le prime grandi soddisfazioni.
Ha accennato alle difficoltà che, in certi momenti, si sono registrate riguardo l’approvvigionamento del prodotto. Ora viviamo in una situazione turbolenta: molte filiere, infatti, con la pandemia si sono disarticolate e, forse, non saranno nemmeno più le stesse. Come se non bastasse, ci sono anche la guerra e l’inflazione. Quale scenario e quale impatto rispetto ai vostri programmi potrebbe presumibilmente avere tutto ciò?
Sul fronte della disponibilità del prodotto siamo ottimisti: nel corso del primo trimestre la situazione è migliorata. Le indicazioni che abbiamo raccolto dai produttori, in larga misura, ci testimoniano che, presto, la situazione dovrebbe stabilizzarsi. Alcune categorie di prodotto probabilmente potrebbero traguardare le rispettive soluzioni nel terzo trimestre, mentre molte altre nel secondo. Per quanto riguarda scenari di lungo periodo, vedremo pezzi di produzione delocalizzati e riportati verso l’Italia anche per rispondere alla sfida dell’aumento dei prezzi nei trasporti dove, effettivamente, si registrano costi crescenti per diversi motivi: prima di tutto la crescita della domanda e, in secondo luogo, l’aumento del prezzo del carburante.
Sul fronte dell’inflazione, qualche segnale effettivamente comincia a registrarsi anche sui prodotti che vendiamo: nel nostro segmento di mercato, tuttavia, abbiamo sempre registrato una deflazione, ovvero prezzi che scendono piuttosto che il contrario. Per il momento la domanda sta andando bene. Sembrerebbe, infatti, che i consumatori non siano stati molto colpiti emotivamente dalla guerra, ma molto di più dall’aumento della benzina. Riguardo la guerra, sembra esserci ancora relativa tranquillità: le imprese stanno andando bene, anche se per alcune l’impatto è stato pesante perché esportavano prodotti in Russia o Ucraina. Alcune realtà, invece, sono state colpite pesantemente dai costi energetici: in tal senso, ci auguriamo che i governi adottino delle soluzioni e intervengano il prima possibile.
Noi come ESPRINET continueremo a fornire una visione molto positiva anche su quest’anno, dove pensiamo di poter aumentare la redditività.
Ha affermato che state guardando a tutto l’Occidente. A quali Paesi o a quale area siete maggiormente interessati?
Sicuramente l’area di lingua tedesca, il Benelux e la Francia sono le geografie che guardiamo con maggior attenzione. Poi anche l’Irlanda e l’Inghilterra: in quest’ultima, ovviamente, la Brexit ha complicato un po’ la situazione, ma rimane pur sempre un mercato estremamente affascinante.
Quali effetti ha determinato la Brexit sul vostro mercato?
Per il momento non siamo presenti in quel mercato ma, parlando con soggetti che continuano ad operare in quell’area, i grossi problemi derivano soprattutto dall’import dei prodotti e nelle linee di approvvigionamento, visto che ci sono molte più difficoltà alle frontiere.