Oltre al gas, ora anche il petrolio va in overdrive: 2,5 milioni di tonnellate aggiuntive via Kazakistan e un nuovo gasdotto da 50 miliardi di m³ in arrivo.
Un’alleanza che monta tra Mosca e Pechino
La relazione energetica tra Russia e Cina si allarga e si fa più strutturale. Non è solo una questione di gas: il rapporto abbraccia sempre più il petrolio, con nuove rotte e nuove quantità che riscrivono gli equilibri regionali.
Affondo sul petrolio: 2,5 milioni di tonnellate in più all’anno
Secondo il quadro delineato dai governi interessati, Mosca e Pechino lavorano a forniture aggiuntive di 2,5 milioni di tonnellate di petrolio l’anno destinate alla Cina e instradate attraverso il Kazakistan. Il percorso presuppone modifiche agli accordi intergovernativi e successivi passaggi autorizzativi, quindi non sarà immediato.
Da Mosca è arrivata la conferma politica: disponibilità a garantire i volumi extra, ma con l’avvertenza che saranno necessarie soluzioni tecniche e logistiche per gestire i flussi. Nel frattempo, si è compiuto un passo concreto sul corridoio esistente: la pipeline Atasu–Alashankou, che oggi trasporta circa 10 milioni di tonnellate l’anno, è in grado di spingersi fino a 12,5 milioni in caso di incremento.
Numeri e contesto attuale
Nel 2024 la Cina ha importato dalla Russia circa 108,5 milioni di tonnellate di greggio tra pipeline e rotte marittime, un record che fotografa l’ampiezza del legame. L’utilizzo del percorso via Kazakistan rappresenta un corridoio strategico mentre l’Europa riduce la dipendenza dagli idrocarburi russi e Mosca riorienta le proprie esportazioni.
La nuova intesa petrolifera si somma al capitolo gas, consolidando un asse energetico che sposta l’ago della bilancia a Est e rafforza la capacità di Pechino di negoziare tempi, prezzi e condizioni a proprio vantaggio.
Gli sviluppi sul versante gas: il Power of Siberia 2
Altro pilastro del rafforzamento energetico è Power of Siberia 2 (PS2). Il 2 settembre 2025 è stato firmato un memorandum legalmente vincolante per la realizzazione del gasdotto: 50 miliardi di metri cubi all’anno dalla penisola di Yamal alla Cina passando per la Mongolia.
PS2 si aggiungerà al già operativo Power of Siberia, in espansione da 38 a 44 miliardi di m³ l’anno. Restano aperti i capitoli più spinosi — prezzo, finanziamento e cronoprogramma — ma il segnale è chiaro: la Russia intende sostituire il mercato europeo con la domanda cinese.
L’energia come leva strategica
La Russia, compressa dalle sanzioni e dal declino della domanda europea, compie un deciso “pivot” verso l’Est. La retorica della partnership “no limits” nasconde però un’asimmetria evidente: Pechino, forte della propria scala e della disponibilità di alternative, impone tempi e condizioni. Sullo sfondo, il Kazakistan consolida il suo ruolo di crocevia dell’energia eurasiatica.