Elezioni 2022 - Meloni stoppa ancora Salvini e i suoi sogni: i ministri solo dopo il voto
- di: Diego Minuti
Niente da fare: Matteo Salvini ha deciso di andare avanti nella sua richiesta che il centrodestra indichi già ora chi intende candidare in vista delle elezioni 2022 per alcuni dei ministeri di maggiore peso del governo che è comunque ancora al dio là da venire. Una richiesta che (gettata inizialmente con apparente noncuranza, tra una proposta elettorale e l'altra) il segretario della Lega ha scelto come argomento di ogni suo intervento, al di là di quelli che sono alla base delle politiche del suo partito, in materia fiscale e di sicurezza.
Elezioni 2022 - Meloni frena le ambizioni di Salvini
Una proposta generale, ma che appare abbastanza tagliata e cucita addosso a lui, almeno per quel che riguarda il Viminale di cui, oggi, a distanza di qualche anno, rivendica i risultati in materia di contrasto all'immigrazione clandestina. Come se gli immigrati irregolari siano il solo problema di cui intende occuparsi se e quando dovesse tornare a occupare quella poltrona che gli diede una enorme popolarità (nel bene e nel male, cosa che forse a lui oggi sfugge, dimenticando l'impatto che ebbe, ad esempio in Europa, il suo atteggiamento manifestamente muscolare).
Però questa sua aspirazione è stata frustrata in modo anche abbastanza palese, quasi stizzita, soprattutto da Fratelli d'Italia, a cominciare da Giorgia Meloni che continua a ripetere, come se il suo interlocutore fosse un bambino di pochi anni e non il segretario di un partito alleato, che i ministri si nominano in base al risultato elettorale e non prima.
Una risposta, peraltro ripetuta in più occasioni, che però Salvini sembra non capire o accettare, tanto che ribadisce la sua proposta ad ogni occasione (il che accade sistematicamente, interrogandolo i giornalisti sul fatto evidente che lui ambisce a tornare al Viminale per completare l'opera iniziata al tempo del governo giallo-verde).
Cercando di mettere ordine in questo capitolo dei complessi rapporti in seno alle due coalizioni (nel centro-sinistra va anche peggio), bisogna dire che la richiesta di Salvini, insistente a dire poco, va a cozzare con la consapevolezza di Giorgia Meloni e del gruppo dirigente di Fratelli d'Italia che l'affermazione elettorale del partito potrebbe essere molto rilevante, mettendo tra esso e Lega e Forza Italia un distacco quasi imbarazzante, in termini di voti, percentuali e numero dei parlamentari. Quindi, la richiesta di Salvini di essere essere indicato già da oggi come titolare del Ministero degli Interni, quando ancora non si può dare per certo il valore elettorale dei partiti, sembra un modo per garantirsi un posto importante nel governo quando ancora i giochi non sono fatti.
Cercando di essere chiari: se Fratelli d'Italia dovesse ''staccare'' in modo evidente la Lega, Salvini perderebbe moltissimo del suo potere contrattuale, dovendo quindi accontentarsi di ministeri di peso, ma non del Viminale, che per lui sarebbe una rivincita personale, un sentimento che però con politica poco o nulla c'entra.
Dando poi per scontato che probabilmente in Fratelli d'Italia magari c'è chi pensa al Viminale, ministero di prestigio e visibilità, forse anche nella considerazione che il prossimo governo avrà addosso gli occhi dell'Europa (con il corollario delle contiguità di FdI con regimi egemoni, come quello ungherese) poco disposta a vedere una deriva eccessivamente sovranista.
Nella distribuzione dei ministeri, in caso di vittoria del centrodestra, si guarderà quindi a come i singoli partiti vi abbiano contribuito. E una Lega in affanno potrebbe sempre chiedere, ma forse accontentarsi.