I devastanti effetti della pandemia su bambini e adolescenti

- di: Barbara Leone
 
Spaventati, angosciati, disorientati ma soprattutto soli. Sono i figli della pandemia. Bambini e adolescenti che hanno pagato il prezzo più alto delle varie restrizioni. Strappati ad una routine fatta di scuola, incontri con gli amici, sport e famiglia questi ragazzi si sono ritrovati catapultati nel buio dell’isolamento forzato senza saperlo gestire. Semplicemente perché, a differenza degli adulti, loro non hanno ancora tutti gli strumenti per decodificare in toto una realtà che, già di per sé, è apparsa incomprensibile oltre che totalmente unica nel suo genere. Hanno sofferto il peso dell’isolamento sociale e si sono pure sentiti in colpa. Perché ad ogni bollettino, ad ogni appello alla coscienza e ad ogni previsione di morte pompata all’ennesima potenza il refrain, implicito ma neanche troppo, era sempre lo stesso: bisogna proteggere le categorie più fragili. Ergo, vade retro giovani. 

L’indagine ci restituisce un’immagine a dir poco allarmante sullo stato di salute, fisica e mentale dei giovani

Ovvio che era necessario, anzi indispensabile, preservare la salute degli anziani e delle categorie più a rischio. Ma la narrazione pandemica ha esageratamente puntato il dito contro ragazzi. Come se la responsabilità dell’aumento dei contagi fosse esclusivamente loro, e non considerando minimamente gli effetti negativi che quel puntare il dito potesse scatenare. Eravamo tutti talmente concentrati sui numeri, sulle mascherine e sulle distanze che alla fine li abbiamo lasciati soli. In taluni casi, sono stati finanche scherniti e accusati di essere troppo viziati, mica come noi che abbiamo fatto la guerra. Sono giovani, hanno tutta la vita davanti, si riprederanno… E’ stato questo il leit-motiv per tutto il corso della pandemia. E invece molti di loro non si riprenderanno affatto, perché tutto questo ha inevitabilmente e irrimediabilmente creato in loro un profondo disagio e rassegnazione. E’ come se ad un giovane albero gli si gratta via la corteccia, ancora troppo fresca per rigenerarsi. Quella corteccia, per i ragazzi, è la personalità. E le conseguenze sono state devastanti. Basta leggere il focus “La sicurezza dell’infanzia durante la pandemia Covid” contenuto nella quinta edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia realizzato dalla Fondazione Cesvi per capirlo. L’indagine, presentata nei giorni scorsi, ci restituisce un’immagine a dir poco allarmante sullo stato di salute, fisica e mentale, di giovani e giovanissimi. Basti pensare che solo nel 2020 si è registrato un boom di accessi di minori ai pronto soccorso degli ospedali con un incremento dell’80% a causa soprattutto di tentati suicidi, depressione e disturbi del comportamento alimentare.

Possiamo correre ai ripari? 

Un dato agghiacciante. Così com’è agghiacciante l’aumento dei reati perpetrati su bambini e ragazzi durante i mesi più difficili dell’emergenza sanitaria. Secondo la polizia criminale - sì legge nel rapporto Cesvi -, i maltrattamenti contro familiari e conviventi minori registrano un più 11% nel 2020. Nel primo anno di lockdown crescono vertiginosamente i reati di pedopornografia e adescamento online (+77%), mentre la patologia delle cure (incuria, discuria e ipercura) interessa il 40,7% dei minorenni in carico ai servizi sociali, seguita dalla violenza assistita (32,4% dei casi), dal maltrattamento psicologico (14,1%), dal maltrattamento fisico (9,6%) e dall’abuso sessuale (3.5%). Dietro queste percentuali ci sono vite distrutte, esattamente come quelle di chi ha perso un familiare a causa del covid. E sono vite giovani, a volte giovanissime, che difficilmente riusciranno a risalire la china. Perché se paradossalmente un bambino ha un’elasticità mentale tale da poter resettare tutto, un adolescente no. Per la psiche di un ragazzo non vivere nella normalità pietre miliari della giovinezza come l’esame di maturità o i primi amori è assimilabile a un lutto. E come tale può essere un fattore scatenante di ansia e depressione. Fatta la frittata, poi, sarà tutto in salita. È stato dimostrato, infatti, che soffrire di depressione durante l’infanzia e l’adolescenza si associa da adulti a una salute peggiore, mentale e non solo, e a maggiori difficoltà nelle relazioni. Possiamo correre ai ripari? Si, forse. Accantonando un po’ noi stessi e quella prosopopea, tipica degli adulti, di chi sa cosa sia giusto e sbagliato. Categorie mentali, lontane anni luce da tutti quei piccoli e grandi malesseri tipici di un’età che, evidentemente, abbiamo dimenticato.
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