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Trump spegne l’incendio: “Niente dazi sull’oro”

- di: Jole Rosati
 
Trump spegne l’incendio: “Niente dazi sull’oro”
Trump: niente dazi sull’oro. Mercati guardano all’inflazione
Ritirata la minaccia sui lingotti, il metallo prezioso rimbalza ma i mercati guardano all’inflazione Usa.

Trump rassicura: nessun dazio sul metallo giallo

Lunedì 11 agosto 2025 il presidente Donald Trump ha scritto su Truth Social: “Gold will not be Tariffed!”, mettendo fine all’incertezza che aveva agitato il mercato dell’oro dopo una comunicazione ambigua dell’agenzia statunitense Customs and Border Protection (CBP). La dichiarazione ha subito raffreddato le tensioni: i future sull’oro, che avevano ceduto fino al 2,5 % nelle ore precedenti, hanno recuperato terreno.

La scintilla partita dalla dogana

La confusione era esplosa venerdì 8 agosto, quando la CBP aveva indicato che i lingotti standard da un chilo e da 100 once — formati di riferimento per il mercato internazionale — avrebbero potuto subire un dazio fino al 39 %. La sola ipotesi aveva spinto alcune raffinerie svizzere a sospendere le spedizioni verso New York per evitare rischi doganali.

“Crisi sventata” secondo gli analisti

Ross Norman, analista indipendente specializzato in metalli preziosi, ha commentato: “È un enorme sollievo per i mercati dei lingotti, che non erano affatto pronti a un simile colpo.” L’eventuale dazio avrebbe alterato il flusso globale dell’oro, penalizzando la catena Comex–Londra e mettendo a rischio la centralità di New York come piazza primaria per i contratti future.

Il contesto dei dazi trumpiani

L’episodio si inserisce nella cornice più ampia dei cosiddetti Liberation Day tariffs annunciati il 2 aprile 2025, che prevedono tariffe fino al 50 % su decine di categorie di beni. L’oro ne era stato escluso in aprile, ma l’annuncio della CBP aveva riacceso i timori. Alcune di queste misure sono già state sospese dal Tribunale del commercio internazionale, che ha giudicato eccessivi i poteri esercitati dalla Casa Bianca in base alla legge IEEPA.

Mercati ora concentrati sull’inflazione

Archiviata la minaccia dazi, gli operatori volgono lo sguardo ai dati macroeconomici in arrivo. Il 15 agosto è attesa la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo di luglio negli Stati Uniti, previsto in crescita del 2,8 % su base annua e dello 0,2 % rispetto a giugno. Questi dati saranno cruciali per la Federal Reserve, che potrebbe decidere un taglio dei tassi già nella prossima riunione autunnale.


In definitiva, Trump ha spento un incendio che rischiava di destabilizzare uno dei mercati più sensibili al mondo. Il metallo giallo respira, ma la vera prova si giocherà sull’inflazione e sulla capacità della Casa Bianca di non trasformare ogni settimana in una montagna russa per gli investitori.

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