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Ricchi in fuga dalla Gran Bretagna: l’effetto domino delle nuove tasse

- di: Vittorio Massi
 
Ricchi in fuga dalla Gran Bretagna: l’effetto domino delle nuove tasse
Ricchi in fuga dal Regno Unito: l’effetto delle nuove tasse
Oltre la metà dei milionari considera l’espatrio: tra abolizione dello status “non-dom”, riforme fiscali spinte e nuove rotte verso Dubai, Italia, Svizzera e oltre.

Super-ricchi sul piede di partenza

Una recente indagine di Walr, diffusa il , rivela che il 53 % dei milionari britannici (ovvero chi possiede oltre un milione di sterline) sta seriamente pensando di lasciare il Regno Unito, come reazione alle manovre fiscali in corso, inclusa una possibile imposta patrimoniale.

In effetti, l’eliminazione dello status fiscale “non-dom” (abolito nell’aprile 2025) ha fatto saltare diversi vantaggi, specialmente per i patrimoni esteri, rendendo Londra meno appetibile per chi ha elevati asset internazionali.

Le destinazioni più gettonate per la fuga fiscale? Stati Uniti, Canada, Australia ed Emirati Arabi Uniti: Paesi con sistemi fiscali più morbidi e, secondo il 60 % degli intervistati, una qualità della vita potenzialmente migliore.

Eppure, paradossalmente, nonostante la voglia di scappare, i due terzi dei ricchi coinvolti continuano a considerare comunque il Regno Unito un luogo abbastanza affidabile per investire.

Tra dati e narrazioni: l’esodo c’è o no?

Henley & Partners ha stimato un esodo record: 16.500 milionari britannici previsti in uscita nel 2025, con un patrimonio totale di circa 92 miliardi di dollari in investimenti mobili.

Stime recenti indicano che il 26–29 % dei super-ricchi (generalmente con oltre 5 milioni £) considera un cambio di domicilio fiscale entro 12 mesi.

Tuttavia, un’analisi del mette in discussione il mito dell’esodo massiccio: il fenomeno rappresenterebbe in realtà una percentuale vicina allo 0 % dei milionari. La metodologia delle stime più diffuse viene contestata: definizione restrittiva, campione piccolo e poco rappresentativo, e dati spesso basati su autodedicazioni, non su trasferimenti reali.

Una lettura del ribadisce questa visione: il “millionario in fuga” è una narrazione amplificata, mentre i dati reali indicano stabilità nella crescita della popolazione di ricchi nel tempo, senza segnali di rottura imprevisti.

Conseguenze economiche e sociali dell’ipotetico esodo

C’è un rischio concreto: tagli alle masse patrimoniali e uscita di imprenditori innovativi potrebbero danneggiare sviluppo ed efficienza del sistema, riducendo l’attrattività del Regno Unito nei confronti degli investitori globali.

Dal mondo imprenditoriale arrivano critiche: Rob Carlin, amministratore di Superior Wellness, attacca le politiche del governo laburista, sostenendo che la fine di agevolazioni fiscali e l’aumento del carico tributario danneggiano talento, ambizione e crescita, citando l’esempio della scuola privata del figlio costretta a chiudere.

Nuovi strumenti di attrazione: investire fuori può essere tutto sommato semplice

Diverse giurisdizioni stanno cavalcando l’onda fiscale per attrarre i super-ricchi. Tra le mete più richieste: Dubai, Grecia, Portogallo — con golden visa e regimi agevolati per investimenti immobiliari o finanziari.

Cresce l’interesse per Italia e Svizzera (oltre agli Emirati) come destinazioni privilegiate da chi vuole riparare dal peso fiscale crescente nel Regno Unito.

Dati e retorica si scontrano — ma il dibattito è reale

La narrativa dell’esodo dei ricchi sembra esagerata: secondo analisi indipendenti la fuga massiccia non ha basi solide. Tuttavia, i segnali sono chiari: sondaggi e operatori del settore rilevano un sentimento diffuso di frustrazione tra i super-ricchi, alimentato da riforme drastiche come l’abolizione dello status “non-dom” e l’introduzione di tassazioni su pensioni, plusvalenze, successioni e altri asset.

In ultima analisi, il vero tema non è tanto la scomparsa dei ricchi, quanto la capacità del Regno Unito di restare competitivo come hub finanziario e imprenditoriale. Il rischio è che, tra retorica e realtà, si finisca per indebolire la base fiscale e l’attrattiva del Paese — un bivio che richiede risposte pragmatiche, non solo slogan. 

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