Rigenerazione, sostenibilità, giovani: il Demanio scommette su quello che c’è per costruire il futuro.
All’indomani del lancio del rapporto annuale dell’Agenzia del Demanio, si apre una fase nuova per il patrimonio immobiliare dello Stato: non più sola custodia, ma trasformazione sistemica. Spazi dismessi, caserme, ex manifatture diventano leve per lo sviluppo urbano, sociale, culturale e ambientale. È un cambio di paradigma che richiede visione, risorse e soprattutto concretezza.
Numeri che parlano chiaro
Dal 2022 al 2024 gli investimenti sul patrimonio immobiliare statale sono aumentati del 144%, toccando 3,9 miliardi di euro nel 2024. Gli interventi avviati sono cresciuti dell’11,4%. Sul fronte dell’efficienza, le spese per locazioni passive e funzionamento sono diminuite di circa 120 milioni di euro, pari a oltre l’11% in meno.
Obiettivi e risultati misurabili
Il programma non si limita a “mettere a posto” gli edifici: integra criteri ambientali e sociali lungo l’intero ciclo. Tutti gli interventi vengono progettati senza consumo di suolo e la quota di aree urbane dismesse riqualificate raggiunge circa l’85%, restituite a nuovi usi collettivi. In oltre la metà delle operazioni sono incluse misure di resilienza e adattamento climatico, mentre quasi la metà adotta strategie di recupero sostenibile del territorio. L’effetto atteso è una sensibile riduzione dei consumi energetici e una maggiore permeabilità degli spazi rigenerati.
Progetti emblematici e Piani città
L’Agenzia ha già attivato 24 Piani città da nord a sud, con l’obiettivo di arrivare a 65 entro il 2028. Tra i casi più rappresentativi spiccano la trasformazione dell’ex Città dello Sport di Tor Vergata in una Green City con funzioni pubbliche e ambientali, e il recupero dell’ex Polverificio Borbonico di Scafati nell’area di Pompei, destinato a polo turistico-culturale. I piani coinvolgono decine di immobili per città, con usi misti: student housing, funzioni turistico-ricettive e culturali, spazi sociali e logistica per la Pubblica amministrazione.
Le voci istituzionali
“Il patrimonio immobiliare dello Stato è un motore di sviluppo e innovazione”, afferma la direttrice Alessandra dal Verme, rimarcando la necessità di far rivivere gli immobili pubblici per adeguarli al mutato contesto urbano, tecnologico e sociale.
“La sinergia pubblico-privato può favorire canoni più accessibili per i giovani”, sottolinea il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, indicando il patrimonio recuperato come base per progetti di locazione calmierata e nuove opportunità abitative.
Punti critici e sfide da superare
Tempi e burocrazia. Nonostante le semplificazioni, permangono rischi di iter lenti tra autorizzazioni, vincoli urbanistici e paesaggistici; la presenza di partner privati richiede regole chiare e stabili.
Finanziamento e sostenibilità economica. Il coinvolgimento dei privati è essenziale, ma va assicurata una convenienza reale per gli investitori senza sacrificare gli obiettivi sociali; servono incentivi trasparenti e piani economici credibili.
Coerenza delle destinazioni d’uso. Rifunzionalizzare ex caserme o edifici storici in studentati, spazi culturali o ricreativi impone equilibrio con identità locali, tutela del patrimonio e coinvolgimento delle comunità.
Manutenzione e gestione futura. La rigenerazione deve includere piani di gestione e manutenzione per evitare nuovi cicli di abbandono.
Equità territoriale. È cruciale che risorse e piani siano distribuiti tra aree metropolitane e territori interni, per non ampliare divari già esistenti.
Giovani e nuove opportunità
Per chi cerca casa o spazi per studio e creatività, le opportunità sono concrete: canoni calmierati in immobili pubblici rigenerati, student housing di nuova generazione, spazi culturali e multiuso in quartieri riattivati che possono diventare incubatori di impresa, comunità e talento.
Il banco di prova nei prossimi anni
I riflettori restano puntati sulla realizzazione effettiva dei Piani città, sulla misurazione degli impatti (energetici, ambientali, sociali), sul coinvolgimento dei cittadini e sulla connessione tra rigenerazione e politiche abitative. Fondamentale anche la verifica dell’impatto occupazionale e delle competenze richieste lungo la filiera.
Una visione che punta a ricucire il tessuto urbano, sociale e culturale
Il Demanio propone più di un programma edilizio: una visione che punta a ricucire il tessuto urbano, sociale e culturale. Se funzionerà, sarà una svolta; se resterà sulla carta, rischia di diluire aspettative. Il vero cambiamento è far vivere meglio gli spazi che già abbiamo, distribuire opportunità, e trasformare l’esistente in infrastrutture di qualità della vita.