L’energia raffredda i prezzi, ma alimentari, trasporti e servizi restano in corsa.
Un agosto in chiaroscuro
Il rallentamento dell’inflazione italiana ad agosto 2025 non è la boccata d’ossigeno che molti speravano. Secondo le stime preliminari diffuse il 29 agosto 2025, l’indice dei prezzi al consumo (NIC, al lordo dei tabacchi) mostra un incremento su base annua del +1,6%, leggermente inferiore al +1,7% registrato a luglio. Su base mensile, la crescita è contenuta a un +0,1%. Numeri che, a prima vista, sembrerebbero confortanti. Ma dietro questa apparente stabilità si nasconde una realtà meno rassicurante: il “carrello della spesa” continua a correre.
L’energia frena, il resto accelera
La flessione dell’inflazione generale è trainata quasi esclusivamente dall’andamento dei prezzi energetici. I beni regolamentati rallentano la loro corsa, passando da un aumento del +17,1% a +12,9%, mentre quelli non regolamentati si muovono comunque verso l’alto, da +5,2% a +5,9%. A contribuire in parte alla decelerazione è anche la stabilità delle tariffe telefoniche e dei servizi di comunicazione, scesi dal +0,5% a +0,2%.
Ma se l’energia offre un po’ di sollievo, altri settori hanno invece premuto sull’acceleratore. I beni alimentari freschi segnano un aumento dal +5,1% al +5,6%, quelli trasformati passano dal +2,8% al +3,0%. Anche i servizi legati ai trasporti crescono, da +3,3% a +3,5%, mentre svago, cultura e cura della persona si muovono da +2,7% a +2,9%.
Il carrello della spesa pesa di più
È proprio il dato del carrello della spesa a far scattare il campanello d’allarme. I prodotti alimentari, insieme a quelli per la casa e la cura personale, registrano un incremento dal +3,2% al +3,5%. Non solo: anche i beni ad alta frequenza d’acquisto – pane, frutta, carburanti, piccoli beni di consumo quotidiano – vedono una crescita dal +2,3% al +2,4%.
In altre parole, la dinamica inflazionistica continua a farsi sentire laddove impatta di più sul bilancio delle famiglie. Mentre l’energia allenta la pressione, il quotidiano degli italiani diventa più costoso.
Inflazione di fondo: una tensione persistente
Un altro segnale da non sottovalutare riguarda l’inflazione di fondo, cioè l’indice che esclude energetici e alimentari freschi. Questo valore è salito dall’1,9% al 2,1%, segno che l’inflazione “strutturale” non si è spenta. Anche l’indice al netto dei soli beni energetici si conferma robusto, al +2,3%.
Il divario tra beni e servizi si accentua: i primi rallentano (da +0,8% a +0,6%), mentre i secondi accelerano (da +2,6% a +2,7%). Un differenziale di oltre due punti percentuali che racconta come la pressione non arrivi solo dai beni materiali, ma anche dai comparti più legati al tempo libero e alla mobilità.
Una pausa, non una svolta
Guardando alle prospettive, l’inflazione acquisita per il 2025 resta stabile all’1,7%, mentre quella di fondo si attesta al 2,1%. Numeri che segnalano una pausa, più che un cambio di rotta.
“La vera sfida ora non è tanto domare l’inflazione generale, quanto rendere sostenibili i prezzi che incidono sulla vita quotidiana delle famiglie.” — Carlo Cottarelli.
Una visione condivisa anche dal Centro Studi Confindustria, che ha sottolineato: “Il rallentamento dei prezzi energetici è positivo, ma l’inflazione alimentare rischia di consolidarsi come fattore strutturale.” — Centro Studi Confindustria.
La lettura politica ed economica
Il governo può leggere con sollievo i dati sul calo generale, ma il quadro non autorizza festeggiamenti. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, a margine del Meeting di Rimini del 26 agosto, ha ribadito che “la priorità rimane la difesa del potere d’acquisto delle famiglie e il sostegno a salari e consumi.”
Una dichiarazione che riflette la tensione crescente tra numeri macroeconomici in lieve miglioramento e la realtà quotidiana dei cittadini, che vedono il carrello del supermercato sempre più caro.
Il quadro della situazione
L’Italia ad agosto 2025 registra un’inflazione più bassa, ma questa frenata è frutto soprattutto della volatilità energetica. Il cuore dell’economia domestica – cibo, trasporti, beni essenziali – non solo non si raffredda, ma accelera. Il risultato è una fotografia in chiaroscuro: l’indice generale in discesa, ma la spesa quotidiana che continua a erodere i bilanci familiari.