In Senato il ministro alza la voce: “Abbiamo fatto la nostra parte nel pubblico, ora tocca ai privati”. Crescita 2025 allo 0,5%, niente “tesoretto”, pressing su rinnovi e salari bassi. Il nodo resta produttività.
Il ministro dell’Economia non ha usato giri di parole. La linea è netta: i salari vanno alzati e il settore privato deve farlo adesso. In Aula, Giorgetti ha riv rivendicato i rinnovi nel pubblico impiego e ha puntato il faro sulle imprese: “I privati facciano la loro parte e aumentino gli stipendi”. Messaggio operativo: gli aumenti non possono dipendere solo dai bonus statali.
Cosa ha detto in Senato
La fotografia macroeconomica del nuovo Documento programmatico di finanza pubblica è prudente: crescita tendenziale +0,5% nel 2025 e +0,7% nel 2026. Numeri magri che impongono disciplina sui conti. Nei giorni scorsi il ministro ha chiarito: “Tesoretto non c’è”. Tradotto: le buste paga non possono reggersi solo sulla finanza pubblica; il resto dev’essere contrattazione e scelte d’impresa.
Il nodo salari e produttività
Il governo rivendica la replica del taglio del cuneo come misura-ponte per difendere i netti. Ma non basta. L’Italia sconta salari reali indeboliti dall’inflazione post-2021 e una produttività stagnante che frena aumenti strutturali. Per questo l’appello alle imprese è perentorio: più investimenti in innovazione, organizzazione del lavoro e formazione, con meccanismi di premialità legati ai risultati.
Manovra e leve possibili
In vista della legge di bilancio si valutano interventi mirati per i redditi più bassi, incentivi ai rinnovi contrattuali e strumenti per reperire risorse, compresa la discussione sul contributo del settore finanziario. Sul fronte della concorrenza il presidio del golden power resta attivo nelle operazioni più sensibili.
Salario minimo e contrattazione
L’esecutivo prosegue nel solco della contrattazione collettiva e dei contratti più rappresentativi, evitando una soglia legale universale di salario minimo. La strategia richiede tempi rapidi sui rinnovi, coperture adeguate e politiche di premio (produttività, straordinari, risultati) per dare trazione alle buste paga.
Cosa aspettarsi
La traiettoria è chiara: buste paga più pesanti attraverso la combinazione di taglio del cuneo, rinnovi e scelte d’impresa. Con una crescita allo 0,5% nel 2025 non si faranno miracoli, ma con export e filiere in spinta, energia competitiva e capitale per crescere, l’Italia può sostenere salari migliori senza sbandare sui conti.