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Bankitalia: evasione fiscale giù, ma il conto resta salato

- di: Vittorio Massi
 
Bankitalia: evasione fiscale giù, ma il conto resta salato
Evasione giù, ma il conto resta salato
Dal 2017 taglio di 25 miliardi: l’e-fattura e gli scontrini digitali spingono il recupero. Ma Irpef autonomi e Iva restano i nodi aperti.

(Foto: Fabio Panetta, Governatore di Bankitalia).

Nel 2021 il divario tra gettito potenziale e incassi effettivi supera gli 82 miliardi considerando imposte e contributi; circa 72 miliardi la sola parte fiscale. Nello stesso periodo, tra 2017 e 2021, si registra una riduzione di 25 miliardi del tax gap. Segno che la direzione è quella giusta, ma la montagna non è ancora scalata.

Dove si annida ancora l’evasione

Il capitolo più critico resta l’Irpef di autonomi e imprese individuali, con quasi 30 miliardi di gettito mancante nel 2021. L’Iva pesa per altri circa 18 miliardi. La propensione a evadere scende dal 21% del 2017 a circa il 15% nel 2021, ma i volumi in valore assoluto restano elevati.

Cosa ha funzionato (sul serio)

La spinta decisiva arriva dalla digitalizzazione dei flussi: fatturazione elettronica estesa e trasmissione telematica dei corrispettivi. L’Italia è pioniera sull’e-fattura a livello europeo e, tra i grandi Paesi, l’unica ad aver reso sistematica la trasmissione dei corrispettivi. Il risultato si riflette anche negli indicatori europei, con un calo marcato del VAT compliance gap.

La voce di Bankitalia

“Negli ultimi anni si è registrata una riduzione dell’evasione fiscale, sia in valore sia in termini percentuali: era 97 miliardi nel 2017 e si è ridotta di circa 25 miliardi; la propensione è scesa di quasi 6 punti”, ha spiegato Giacomo Ricotti, responsabile dei temi fiscali di Bankitalia, in audizione parlamentare. E sugli algoritmi: “Gli strumenti di intelligenza artificiale possono supportare l’amministrazione, ma la decisione deve restare umana, a garanzia di trasparenza e dei diritti dei contribuenti”.

Il contesto: recuperi record e nuove regole

Nel 2024 i recuperi comunicati dal Fisco hanno toccato 26,3 miliardi, il massimo storico. Le novità tra 2025 e 2026 puntano a integrare registratori telematici e pagamenti elettronici e a consolidare la memorizzazione e trasmissione dei corrispettivi, con l’obiettivo di ridurre al minimo i buchi sugli scontrini e migliorare le analisi del rischio.

Cosa manca (e cosa evitare)

Primo, targeting su settori a maggiore opacità con controlli data-driven, evitando automatismi punitivi. Secondo, precompilate evolute per autonomi e partite Iva grazie al riuso dei dati e-fattura. Terzo, sanzioni rapide ma proporzionate e tutele ex ante per chi collabora. Gli studi indipendenti avvertono che un calo del tax gap non implica di per sé un aumento diretto del gettito: le metriche vanno lette con cautela.

Europa, confronto onesto

L’Italia ha recuperato terreno sull’Iva più della media Ue, ma resta sotto gli standard. Per colmare il divario servono stabilità normativa, investimenti in analisi predittiva e interoperabilità dei database pubblici.

La linea d’azione che convince

Digital first, ma human-in-the-loop. La combinazione tra e-fattura e corrispettivi digitali ha già ridotto l’asimmetria informativa. La sfida ora è passare dai dati alle decisioni, con algoritmi tracciabili, contraddittorio garantito e servizi semplici per i contribuenti in regola.

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