Produzione e vendite rallentano, investimenti immobiliari crollano, ma la sfida è rialzarsi — e subito.
(Foto: foto generica di industria in Cina).
Un balzo… al rallentatore
Nel mese di luglio 2025 la Cina ha visto sia la produzione industriale sia le vendite al dettaglio crescere a ritmi più bassi del previsto. La produzione mostra un +5,7% su base annua, in calo rispetto al +6,8% di giugno e al di sotto delle attese del +5,9%. Le vendite al dettaglio, invece, si fermano a un modesto +3,7%, contro il +4,8% di giugno e sotto il +4,6% stimato dagli analisti.
È un rallentamento che non si vedeva — per quanto riguarda il retail — dal dicembre 2024.
Investimenti: stagnazione e crolli immobiliari
Nei primi sette mesi del 2025, gli investimenti in attività fisse sono cresciuti solo del +1,6% su base annua, ben al di sotto delle previsioni di +2,7–2,8%.
- Infrastrutture: +3,2%
- Manifattura: +6,2%
- Immobiliare: −12% (in forte contrazione)
Insomma, mentre i settori produttivi tengono un po’, l’immobiliare affonda — e con esso il pittogramma dell’economia cinese.
Lavoro e prezzi: segnali d’incertezza
La disoccupazione urbana è salita al 5,2% a luglio, dal 5,0% di giugno e sopra una stima del 5,1%. Il dato si accompagna a pressioni deflazionistiche già evidenti: l’indice dei prezzi alla produzione (PPI) segna −3,6% su base annua.
Segnali a rilento, ma con lampi di luce
- Una lettura dell’NBS evidenzia tenuta nella produzione, soprattutto nel manifatturiero (+6,2%) e nel comparto high-tech.
- Politiche anticoncorrenza mirate — la cosiddetta “anti-involution” — cercano di frenare le guerre di prezzo in auto elettriche, solare e food delivery.
- La sovrapproduzione resta un problema strutturale: troppo CAPEX in settori dove la domanda è stagnante.
Cosa ci dicono i numeri precedenti
Nel secondo trimestre 2025, il PIL è cresciuto del +5,2% su base annua (congiunturale +1,1%). La produzione industriale era robusta (+6,8%), ma consumi e investimenti frenavano: +4,8% il retail e +2,8% gli investimenti fissi. I primi sei mesi dell’anno hanno registrato un’espansione del PIL del +5,3%, alimentata da export vigoroso e industria solida, nonostante il consumo latitante.
Verso dove va la Cina?
Punti di forza. Settori high-tech e manifatturiero ancora dinamici; avanzano misure di anti-involution; l’export non cede grazie a una tregua tariffaria.
Criticità. Consumi domestici affievoliti; immobiliare in caduta libera; disoccupazione in crescita e rischio deflazione.
Gli analisti ipotizzano un rallentamento del PIL nel terzo trimestre verso il 4,5%, e fino al 4,0% nel quarto, al di sotto di un obiettivo annuo intorno al 5%.
Una locomotiva dall’andatura incerta
La Cina di luglio 2025 appare come una locomotiva dall’andatura incerta: il motore industriale tira ancora, l’alta tecnologia offre brio e resilienza, ma il vagone della domanda interna stenta a restare agganciato. Se i consumi non accelerano e la crisi immobiliare persiste, i numeri del PIL rischiano di scendere sotto le soglie di guardia.
La sfida per Pechino è duplice: rianimare i consumi con strumenti efficaci e mettere in campo misure strutturali — riforme di mercato, welfare, riduzione della sovrapproduzione — per evitare che la stagnazione trascini la crescita verso il basso.
È un equilibrio sottile: tra opportunità e avvertimenti, la parola passa alle prossime mosse del governo centrale, in vista di un secondo semestre che promette di essere più difficile di quanto la prima metà dell’anno lasciava sperare.