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Caro-libri scolastici, la detrazione pesa sulla manovra

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Caro-libri scolastici, la detrazione pesa sulla manovra
Caro-libri scolastici, detrazione al 19%: cosa cambia nella manovra
Il governo valuta un detrazione fiscale del 19%. Tra diritto allo studio e sostenibilità dei conti pubblici.

Il caro-libri scolastici entra ufficialmente tra i dossier più caldi della prossima legge di bilancio. L’ipotesi allo studio dell’esecutivo è l’introduzione di una detrazione fiscale del 19% sulle spese per l’acquisto dei testi scolastici. Una misura che, nelle intenzioni, punta a rispondere al costante aumento dei prezzi e a ridurre il peso economico che ogni anno grava sulle famiglie italiane.

I prezzi dei testi risultano in crescita dell’1,7% nelle scuole secondarie di primo grado e dell’1,8% nelle scuole secondarie di secondo grado rispetto al 2024. Per l’anno scolastico 2025/2026, ciò si traduce in una spesa media di 355 euro per gli studenti delle medie e di oltre 550 euro per quelli delle superiori, a cui vanno aggiunti più di 130 euro per il corredo scolastico.

Il costo per lo Stato

L’introduzione di una detrazione generalizzata comporterebbe un impatto diretto sui conti pubblici. Secondo le prime simulazioni, se tutte le famiglie italiane beneficiassero dello sconto fiscale, la misura potrebbe valere tra i 400 e i 600 milioni di euro l’anno in minori entrate per l’Erario.

Il nodo politico sarà dunque trovare le coperture all’interno della manovra, in un quadro in cui l’Italia punta a mantenere il deficit entro il 3% del Pil per uscire dalla procedura europea per disavanzo eccessivo. Ogni intervento dovrà quindi essere bilanciato da risparmi o nuove entrate, evitando di compromettere il percorso di consolidamento dei conti.

Un investimento o un costo?

Il dibattito è aperto. Per le associazioni dei consumatori e per una parte della maggioranza, la detrazione rappresenta un investimento nel capitale umano del Paese, da considerare non come spesa ma come scelta strategica. Garantire a tutti gli studenti la possibilità di accedere ai libri significa rafforzare il diritto allo studio e, nel lungo periodo, sostenere la crescita economica attraverso una popolazione più istruita e qualificata.

Dall’altro lato, i tecnici del ministero dell’Economia mettono in guardia sui rischi di moltiplicare le agevolazioni fiscali senza una visione organica. L’Italia ha già un sistema complesso di detrazioni e deduzioni, che pesano per decine di miliardi sul bilancio statale. Introdurre un nuovo beneficio senza ridefinire l’insieme potrebbe creare ulteriori squilibri.

Il confronto con i bonus regionali

La detrazione nazionale si affiancherebbe ai bonus già previsti a livello regionale per le famiglie con redditi bassi. Questi strumenti, seppur limitati, hanno finora garantito un sostegno concreto a chi si trova in difficoltà. Una misura universale, valida per tutti, avrebbe il vantaggio di semplificare il sistema ed estendere il beneficio a una platea più ampia, ma rischia di ridurre le risorse disponibili per gli interventi più mirati.

Alcuni osservatori suggeriscono una soluzione intermedia: mantenere i bonus locali e introdurre la detrazione solo entro determinate soglie di reddito. In questo modo, si limiterebbe l’impatto sul bilancio e si concentrerebbe l’aiuto dove è più necessario.

La sfida della manovra

Il governo dovrà decidere nelle prossime settimane come inserire la misura all’interno della legge di bilancio. Non si tratta solo di una questione di numeri, ma di un segnale politico. Scegliere di puntare sulla detrazione per i libri scolastici significa affermare che l’istruzione è una priorità anche in tempi di rigore contabile.

La manovra 2025 sarà quindi il banco di prova: da un lato le esigenze di disciplina fiscale richieste dall’Europa, dall’altro la necessità di dare risposte concrete alle famiglie alle prese con aumenti che rischiano di mettere a dura prova i bilanci domestici.

Diritto allo studio e sostenibilità

Il caro-libri scolastici mette in evidenza una tensione strutturale tra equità sociale e sostenibilità dei conti pubblici. La scelta che il governo farà sulla detrazione segnerà non solo il destino della prossima legge di bilancio, ma anche il messaggio politico da lanciare ai cittadini.

Investire nell’istruzione significa scommettere sul futuro. Farlo in un contesto di vincoli finanziari stretti richiede coraggio, equilibrio e la capacità di trasformare un costo apparente in una leva di sviluppo. È questa la sfida che attende l’esecutivo nelle prossime settimane.

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