Negli ultimi mesi il confronto tra OAT francesi e BTP italiani ha vissuto passaggi inediti, con rendimenti che a tratti si sono allineati e, in alcune sedute, hanno perfino favorito i titoli italiani. Il quadro è cambiato dopo il declassamento del rating sovrano francese, una scossa che non resta confinata ai conti pubblici ma si trasmette all’ecosistema del credito.
Le implicazioni del declassamento
Quando un sovrano perde appeal, il suo debito diventa più rischioso. Per le banche ciò significa potenziali perdite mark-to-market se i rendimenti salgono, maggiore costo del funding e attenzione dei mercati su capitale e liquidità. La reazione non è uniforme: contano dimensione, diversificazione geografica e politiche di copertura.
Le banche più esposte
La lente degli investitori si concentra su Société Générale, Crédit Agricole e BPCE, ossia i gruppi con un business più domestico e quindi teoricamente più sensibili all’andamento degli OAT. BNP Paribas, pur essendo grande, beneficia di una base più internazionale che attenua l’onda d’urto sul portafoglio sovrano e sui ricavi.
Tra i big, Crédit Agricole è fra i pochi a dettagliare l’exposure sovrano: al 31 dicembre 2024 il portafoglio OAT della banca in attività bancaria era pari a 25,6 miliardi, con 47,6 miliardi di esposizione complessiva al rischio sovrano francese (titoli diretti e assimilati). Sono numeri che spiegano perché ogni scossone sui rendimenti venga immediatamente prezzato in borsa.
Rischi e mitigazioni
Aumento dei rendimenti: comporta riduzioni di valore sui titoli in portafoglio, con impatti più o meno visibili a seconda della categoria contabile e delle coperture attive.
Allargamento dello spread: se il differenziale Francia-Germania si amplia, il costo della raccolta bancaria tende a salire. Le banche più diversificate soffrono meno; quelle più domestiche subiscono un effetto più diretto su margini e valutazioni.
Capitale regolamentare: in caso di volatilità prolungata, i buffer CET1 possono fungere da cuscinetto. Ma un deterioramento dello scenario macro potrebbe richiedere accantonamenti extra e una gestione più prudente di dividendi e payout.
Liquidità e fiducia: una fase politica confusa tende a raffreddare investimenti e credito. Qui entrano in gioco la comunicazione e la trasparenza: i gruppi che documentano con chiarezza l’esposizione e le strategie di mitigazione vengono premiati dal mercato.
Cosa guardano le agenzie
Le agenzie soppesano tre fattori chiave: qualità degli attivi, resilienza degli utili e capitale. In generale, i report recenti segnalano che le principali banche francesi dispongono di headroom per assorbire shock ragionevoli sul fronte sovrano, a condizione che l’ambiente operativo non peggiori in modo strutturale e che la volatilità sui rendimenti non diventi persistente.
La pista ora è più scivolosa
Il sistema non è in allarme rosso, ma la pista è più scivolosa. Nei prossimi mesi conteranno tre variabili: andamento dei rendimenti OAT, traiettoria della politica fiscale e richieste regolamentari su capitale e concentrazione dei rischi. In questo contesto, la diversificazione internazionale, i buffer di capitale e una gestione attenta del funding faranno la differenza tra chi attraverserà la turbolenza e chi dovrà rallentare.