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Donne e finanza: la scalata ai vertici del potere è sempre più veloce

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Donne e finanza: la scalata ai vertici del potere è sempre più veloce

Negli ultimi anni, le donne nei consigli di amministrazione delle società finanziarie quotate in Italia hanno conquistato sempre più spazio. Oggi rappresentano il 43,1%, un dato che colloca il Paese al secondo posto in Europa dopo la Francia (47,9%) e alla pari con i Paesi Bassi. Numeri che fino a qualche decennio fa sarebbero stati impensabili, in un settore storicamente dominato dagli uomini.

Donne e finanza: la scalata ai vertici del potere è sempre più veloce

La Germania segue con il 40%, mentre Belgio e Svizzera registrano rispettivamente un 38,5% e un 37,8%. Non è un caso: dietro questa crescita c’è un mix di fattori, dalle politiche di inclusione aziendale alle normative europee sempre più stringenti sulla parità di genere. Ma c’è anche un cambio di mentalità, lento ma evidente.

I nuovi CdA: tra innovazione e sostenibilità
La trasformazione del settore non riguarda solo la presenza femminile, ma anche le competenze richieste ai vertici delle società finanziarie. I CdA stanno cambiando pelle: se prima erano popolati quasi esclusivamente da figure con esperienza bancaria o di risk management, oggi si cerca chi ha background tecnologici e sostenibilità. Un segnale chiaro: l’industria finanziaria sta puntando su innovazione e transizione ecologica, e le donne hanno un ruolo centrale in questo processo.

Stefano Battista, Italy financial services market leader di EY, spiega che l’Italia sta accelerando verso modelli aziendali più inclusivi, innovativi e sostenibili. E le aziende che non seguono questa direzione rischiano di rimanere indietro.

Il gender pay gap si riduce (ma non è finita qui)
L’altro fronte su cui la finanza si sta muovendo è la parità salariale. Negli ultimi cinque anni, la remunerazione mediana delle donne nei consigli di amministrazione europei è cresciuta di quasi il 30%, una percentuale superiore a quella degli uomini. Segno che la presenza femminile nei ruoli chiave non è più solo simbolica.

In Italia, il divario retributivo tra uomini e donne nei CdA dei servizi finanziari si è ridotto al 12%, un dato inferiore alla media europea (15%). Ma il punto non è solo chiudere la forbice: quello che conta è l’accesso ai ruoli che determinano il potere. Più donne presidenti nei CdA e nei comitati interni significano più influenza sulle scelte strategiche.

Luca Galli, EY risk leader per i financial services, lo conferma: l’aumento di donne in posizioni di presidenza sta facendo la differenza. Quando sono loro a guidare, anche le politiche aziendali su equità e diversità accelerano.

Il peso economico delle poltrone che contano
Salire ai vertici di un’azienda finanziaria significa anche ottenere stipendi più alti. La remunerazione mediana dei membri dei CdA europei è cresciuta negli ultimi anni, e l’Italia non fa eccezione.

Nel 2019, chi sedeva in un consiglio di amministrazione finanziario italiano guadagnava in media 150.323 dollari. Nel 2023, la cifra è salita a 173.894 dollari. Ancora lontana dai livelli della Svizzera, dove si arriva a 338.621 dollari, o della Spagna, dove la media è di 252.570 dollari, ma comunque in crescita.

Nel Regno Unito, la retribuzione media è di 199.856 dollari, un dato che conferma come le posizioni nei board delle grandi aziende finanziarie siano sempre più strategiche, anche dal punto di vista economico.

Cosa succederà nel 2026?
L’Europa ha messo il tema al centro dell’agenda politica. La direttiva "Women on Boards", che entrerà in vigore nel 2026, stabilirà criteri più rigidi per la rappresentanza femminile nei vertici aziendali.

Non sarà più solo una questione di scelte aziendali o di singole iniziative: ci saranno obblighi precisi. Le società quotate dovranno garantire che almeno il 40% dei posti nei consigli di amministrazione sia occupato da donne, o in alternativa che almeno un terzo delle posizioni esecutive sia femminile.

Non si tratta di quote rosa, ma di un cambio strutturale. E i numeri lo dimostrano: le aziende più avanzate su questi temi stanno già facendo meglio di quanto richiesto dalla legge. La finanza, che per anni è stata l’ultimo baluardo del potere maschile, si sta trasformando. E questa volta il cambiamento sembra destinato a durare.

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