Il fondo Ue da un miliardo e mezzo per la Difesa è "di per sé poca cosa, è una cifra irrisoria rispetto alle dimensioni della difesa internazionale. Ciononostante è molto importante che sia stato fatto un primo passo verso l'identificazione di uno spazio europeo della difesa". Parola di Roberto Cingolani.
L'amministratore delegato di Leonardo, intervistato da Rtl, ha parlato della situazione geopolitica e di come, in particolare, il conflitto scatenato dall'invasione russa dell'Ucraina abbia reso con inequivocabile evidenza come l'Europa debba dotarsi di un sistema di difesa comune.
Difesa, Cingolani: "Poca cosa il fondo comune Ue, ma è un primo passo"
Un sistema però, ha detto Cingolani, che deve dare garanzie e che quindi, ha aggiunto, deve vedere il contributo omogeneo e coordinato dei singoli Paesi. Più in particolare, Cingolani ha detto che, se gli Stati membri contribuissero a tale sistema in ''maniera scoordinata'', non sarebbero in grado di ''mettere insieme un apparato sufficiente alla protezione della sicurezza".
L'AD di Leonardo ha, quindi, indicato nell'identificazione di priorità condivise il primo necessario passo per superare il pericolo della frammentazione. In questo contesto deve crescere l'attenzione verso ricerca e sviluppo e, quindi, verso le nuove tecnologie digitali, nei confronti delle quali si deve pensare a sufficienti investimenti.
Cingolani è stato anche più specifico, quando ha detto che ''la cyber security è ormai parte integrante del concetto di Difesa, che si è allargato verso una prospettiva più ampia, di sicurezza globale" e che ''l’intelligenza artificiale consente di analizzare grandissime quantità di dati e di fare previsioni. E, proprio come in medicina, anche in materia di sicurezza la previsione rappresenta parte della soluzione''.
La ricetta di Cingolani è semplice: i 27 stati membri devono avere delle priorità.
''Adesso - ha detto - ogni Stato membro ha le sue tecnologie, i suoi domini, dalla cyber sicurezza alle piattaforme militari vere e proprie, e così siamo troppo frammentati rispetto agli altri giganti come gli Stati Uniti o la Cina e questo purtroppo non ci rende un continente sicuro".
Leonardo, ha aggiunto, ''è un'azienda hi-tech competitiva a livello internazionale che produce probabilmente una grossa percentuale dell'hi-tech nazionale. Quindi, come tale, non è solo da considerare difesa e guerra, anzi è davvero sminuente".
Noi ''produciamo una larga parte dell'alta tecnologia italiana e siamo tra le prime dieci aziende al mondo. Il punto fondamentale è che un Paese avanzato come l'Italia non può prescindere dal fatto che sviluppare la tecnologia, studiare quindi avere un approccio aperto verso tutte le nuove tecnologie''. Noi, ha quindi detto Cingolani, ''ambiremmo, insieme alle altre grandi aziende del Paese, a essere il motore della politica industriale".