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Usa-Giappone, scatta il dazio del 15% sulle auto: accordo Trump-Tokyo tra commercio e geopolitica

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Usa-Giappone, scatta il dazio del 15% sulle auto: accordo Trump-Tokyo tra commercio e geopolitica

Dal 16 settembre entrano in vigore negli Stati Uniti i nuovi dazi doganali del 15% sulle automobili giapponesi, frutto dell’accordo commerciale siglato tra Washington e Tokyo nelle scorse settimane. La misura, formalizzata da un decreto presidenziale firmato da Donald Trump all’inizio di settembre, rappresenta un punto di svolta nella politica commerciale americana: un’imposta unica e più contenuta rispetto alla sovrattassa del 25% applicata nei mesi scorsi, che si sommava ai dazi preesistenti del 2,5%.

Usa-Giappone, scatta il dazio del 15% sulle auto

L’obiettivo dichiarato dalla Casa Bianca è duplice: da un lato tutelare l’industria automobilistica americana, dall’altro spingere il Giappone a rafforzare i propri investimenti produttivi e strategici negli Stati Uniti.

L’accordo bilaterale

La decisione americana è arrivata dopo settimane di negoziati complessi. Washington ha concesso a Tokyo un tetto massimo del 15% sui dazi per la maggior parte dei prodotti esportati negli Usa, allineando di fatto il trattamento con quello riservato all’Unione Europea.

In cambio, il Giappone si è impegnato – secondo quanto riferito dalla Casa Bianca – a mettere sul piatto 550 miliardi di dollari di investimenti negli Stati Uniti. Le risorse saranno destinate in parte alla manifattura e all’automotive, ma soprattutto all’energia, settore chiave per la politica industriale ed estera dell’amministrazione Trump.

Il ruolo dell’energia
Il gruppo giapponese Jera, primo produttore di energia elettrica del Paese, ha annunciato l’intenzione di effettuare massicci acquisti di gas naturale liquefatto (Gnl) provenienti da un progetto di gasdotto in Alaska. Un impegno che rafforza la partnership energetica tra i due Paesi e garantisce agli Stati Uniti nuovi sbocchi per il Gnl domestico, strategico nella corsa alla riduzione delle dipendenze dal Medio Oriente.

Impatti sull’automotive
Per le case automobilistiche giapponesi, il nuovo assetto tariffario rappresenta una sfida non indifferente. Toyota, Honda, Nissan e Mazda – che esportano negli Usa centinaia di migliaia di veicoli l’anno – dovranno ricalibrare i listini e valutare nuove strategie di localizzazione produttiva.

Molti analisti ritengono che la pressione esercitata dall’amministrazione americana spingerà i gruppi nipponici ad aumentare la produzione direttamente sul suolo statunitense, riducendo così l’esposizione ai dazi. Una scelta coerente con le richieste della Casa Bianca, ma che comporta investimenti rilevanti e tempi lunghi.

Reazioni di mercato

Sul fronte valutario, lo yen resta stabile, mentre i titoli del settore auto quotati alla Borsa di Tokyo hanno registrato nelle ultime settimane una volatilità legata all’incertezza sull’accordo. Gli operatori sottolineano che, pur essendo il 15% inferiore al 25% minacciato in precedenza, il dazio resta elevato e rischia di incidere sulla competitività dei modelli di fascia medio-bassa.

Negli Stati Uniti, l’impatto sui prezzi al consumo potrebbe essere significativo: diversi studi stimano aumenti tra il 3 e il 5% sul prezzo medio delle auto importate, con effetti inflattivi che si aggiungono a quelli già in corso in altri comparti colpiti dai dazi.

Il contesto geopolitico
L’intesa va letta anche sul piano geopolitico. Per Trump, ottenere investimenti giapponesi miliardari e contratti di fornitura energetica significa consolidare il rapporto con un alleato cruciale nell’area Asia-Pacifico, in un momento di forte tensione con la Cina.

Per Tokyo, l’accordo rappresenta un compromesso: accettare dazi più alti di quanto previsto in passato, ma garantire stabilità nei rapporti commerciali con il principale partner extra-asiatico e assicurarsi accesso al mercato Usa, fondamentale per l’export nipponico.

Prospettive
Il nuovo regime tariffario avrà conseguenze rilevanti per l’industria globale dell’auto, già alle prese con la transizione elettrica e le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime. Per l’Europa, che ha ottenuto condizioni simili, l’accordo rappresenta un precedente che rafforza la logica delle intese bilaterali mirate volute da Trump, in alternativa al multilateralismo tradizionale.

In questo scenario, il Giappone punta a giocare d’anticipo, trasformando la sfida dei dazi in opportunità di investimento negli Stati Uniti. Ma la sostenibilità di questa strategia dipenderà dalla capacità dei costruttori nipponici di mantenere margini adeguati in un mercato sempre più competitivo e frammentato.

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