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L’Indagine / Osservatorio CPI: Guerra commerciale USA-UE, chi vincerà lo scontro sui dazi?

- di: Bruno Coletta
 
L’Indagine / Osservatorio CPI: Guerra commerciale USA-UE, chi vincerà lo scontro sui dazi?
Sintesi dello studio effettuato dall’Osservatorio Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano, diretto da Giampaolo Galli e a cui collabora Carlo Cottarelli, precedente direttore dell’Osservatorio CPI.

Il vantaggio strategico degli Stati Uniti
L’Osservatorio Conti Pubblici Italiani (Osservatorio CPI), sotto la direzione di Giampaolo Galli e con il contributo di Francesco Scinetti, junior economist dell'Osservatorio, ha pubblicato un’analisi dettagliata sui possibili effetti di una guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea. Come evidenziano Galli e Scinetti, gli Stati Uniti avrebbero un rilevante vantaggio strategico, poiché la loro importanza come partner commerciale dell’UE è superiore rispetto all’importanza dell’UE per gli USA.
Come puntualizza il report dell’Osservatorio CPI, le differenze economiche tra le due aree si acuirebbero ulteriormente se i Paesi europei rispondessero in ordine sparso ai dazi americani. I controdazi di un singolo Paese europeo risulterebbero inefficaci rispetto a un’azione congiunta dell’UE, dato che il commercio estero è una competenza comunitaria. Di conseguenza, è essenziale che l’Europa risponda in maniera coordinata alle politiche protezionistiche americane.

La visione mercantilista di Trump
Secondo l’indagine dell’Osservatorio CPI, la posizione di Trump sui dazi è fondata sulla percezione che i Paesi con un surplus commerciale nei confronti degli Stati Uniti li trattino in modo ingiusto. Tuttavia, come sottolineano Galli e Scinetti, questa visione mercantilista non tiene conto del fatto che gli Stati Uniti hanno beneficiato per decenni di un “privilegio esorbitante”, pagando le importazioni con la propria moneta, il dollaro. Inoltre, gli USA hanno registrato un deficit commerciale strutturale dovuto alla loro elevata domanda interna, più che agli squilibri con specifici partner commerciali.
Un altro aspetto evidenziato dal report dell’Osservatorio CPI riguarda la struttura delle tariffe doganali. In media, i dazi UE sulle importazioni dagli Stati Uniti sono leggermente superiori a quelli imposti dagli USA sui prodotti europei, ma le differenze sono minime e spesso invertite su categorie specifiche di prodotti. La questione chiave è se gli USA abbasseranno le loro tariffe su quei prodotti in cui l’UE applica dazi inferiori.

Elasticità della domanda e impatto dei dazi
Un possibile punto di forza dell’UE, come sottolineano Galli e Scinetti, è che molti beni importati dagli Stati Uniti presentano un’alta elasticità di domanda: i consumatori europei potrebbero ridurre significativamente i loro acquisti in risposta a eventuali dazi. Al contrario, i beni europei esportati negli USA sembrano meno sensibili ai rincari, con i consumatori americani disposti a pagarli anche a prezzi più elevati. Questo potrebbe mitigare l’impatto dei dazi statunitensi sul Made in Europe.
Un esempio concreto riguarda i dazi sull’acciaio e sull’alluminio recentemente annunciati da Trump. Come rileva l’Osservatorio CPI, questi avranno un impatto contenuto sull’UE nel suo complesso, dato che le esportazioni europee verso gli USA in questo settore ammontano a soli 8 miliardi di dollari, pari allo 0,04% del PIL UE. Tuttavia, i principali esportatori di acciaio e alluminio, come Germania, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Spagna, subiranno conseguenze più dirette.

L’importanza di una risposta unitaria dell’UE
Infine, Galli e Scinetti evidenziano che l’UE deve rispondere con una strategia coordinata, possibilmente rafforzando le alleanze con altri Paesi colpiti dai dazi USA, come Giappone, Corea del Sud e alcune nazioni sudamericane. Inoltre, l’UE potrebbe mirare a colpire settori strategici dell’economia americana, come i servizi finanziari e informatici, benché ciò possa comportare effetti negativi anche per i consumatori europei.
L’Osservatorio CPI sottolinea che una guerra commerciale tra USA e UE penalizzerebbe entrambe le parti, ma una risposta frammentata dell’Europa rischierebbe di amplificare il vantaggio statunitense. La chiave per un’efficace difesa del commercio europeo risiede nell’unità e nella coordinazione a livello comunitario. Il rischio di un’America sempre più protezionista impone all’Europa di rafforzare il proprio ruolo sui mercati internazionali, diversificando i suoi partner e rafforzando il mercato interno.

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