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Data center, sfida energetica e opportunità per la transizione: il futuro si gioca nelle città

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Data center, sfida energetica e opportunità per la transizione: il futuro si gioca nelle città

La vera posta in gioco, quando si parla di transizione energetica, si trova nelle città. È qui che i data center – infrastrutture digitali cruciali per l’economia contemporanea – stanno crescendo a ritmo sostenuto. Secondo le stime, a livello globale i consumi elettrici di questi poli sono destinati a quadruplicare entro il 2035, collocandosi soprattutto nelle aree metropolitane.

Data center, sfida energetica e opportunità per la transizione: il futuro si gioca nelle città

In Italia è in corso una corsa tra operatori per accaparrarsi le autorizzazioni, ma, come osserva l’amministratore delegato di A2A Renato Mazzoncini (in foto), non più del 10% delle domande presentate avrà successo.

Una domanda elettrica crescente
La potenza installata dei data center italiani potrebbe raggiungere quasi 5 GW al 2035, con consumi pari al 13% del totale nazionale. Una quota enorme, che si aggiunge a quella di settori già energivori come industria, mobilità e residenziale, per i quali è previsto un percorso di decarbonizzazione entro il 2050. La differenza, spiega Mazzoncini, è che i data center necessitano di una fornitura continua e costante, assimilabile a quella di ospedali o altre infrastrutture critiche. Una caratteristica che rende urgente affrontare il tema già nel breve periodo.

Le azioni sostenibili
Uno studio congiunto di Teha e A2A individua quattro azioni prioritarie per rendere sostenibile lo sviluppo dei data center. In primo luogo, il recupero di calore da destinare alle reti di teleriscaldamento, trasformando un sottoprodotto in risorsa. In secondo luogo, l’utilizzo di aree industriali dismesse per ospitare nuovi poli: in Italia si calcolano circa 3,7 milioni di metri quadrati di brownfield, pari alla superficie di 50.000 alberi, con il 16% già dotato di allaccio in media o alta tensione. Terzo pilastro, la stipula di contratti a lungo termine (Power Purchase Agreement) per garantire forniture energetiche rinnovabili, stabili e tracciabili. Infine, il riciclo dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, che compongono gran parte delle infrastrutture.

Il caso Milano e il nodo della regia
Milano si conferma polo naturale di attrazione: territorio industrializzato, ricco di servizi e con un fabbisogno crescente legato allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, avverte il presidente di A2A Marco Tasca, serve una regia nazionale che assicuri ordine e rispetti il principio di prossimità, evitando proliferazioni non coordinate. La nuova misura del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), che sarà integrata al decreto Ambiente, va in questa direzione: regolare lo sviluppo dei data center per garantirne coerenza con gli obiettivi di decarbonizzazione.

Impatti economici e competitività
I data center rappresentano al tempo stesso un fattore di pressione sui consumi e un motore di competitività per l’economia italiana. Da un lato aumentano la domanda elettrica, richiedendo investimenti infrastrutturali massicci. Dall’altro creano valore aggiunto, attraggono investimenti esteri e rafforzano la capacità digitale del Paese. In particolare, il legame con l’intelligenza artificiale e con i servizi cloud li rende asset strategici per la produttività delle imprese e per l’innovazione dei servizi pubblici.

Una sfida per la transizione
Il punto cruciale è conciliare la crescita dei data center con gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Senza un approccio integrato, il rischio è che il contributo alla digitalizzazione si traduca in un ostacolo alla neutralità climatica. L’Italia dispone di risorse per affrontare la sfida: vaste aree industriali riconvertibili, infrastrutture energetiche in espansione, un quadro normativo che sta evolvendo. Ciò che manca è una governance chiara che sappia integrare i poli digitali nelle strategie urbane ed energetiche.

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