Cronache dai Palazzi - La politica delle piccole cose
- di: Redazione
Forse, dalla classe politica - tutta, al di là della collocazione sugli scranni del Parlamento - ci si aspetterebbe ben altri comportamenti rispetto a quelli cui la maggior parte di coloro che ci rappresentano (o governano) ci costringe ad assistere.
È un periodo molto particolare, in cui le vicende veramente importanti sembrano essere accantonate, preferendo alla loro soluzione gli interessi delle singole botteghe. Per questo, o almeno anche per questo, la gente comincia a disinteressarsi della politica, considerata una gabella da dovere pagare al sistema.
Cronache dai Palazzi - La politica delle piccole cose
Tanto, per come spesso si sente dire, uno vale l'altro, che è la perfetta sintesi tra disinteresse e consapevolezza che nulla cambia, anche se i nomi e i volti non sempre sono gli stessi.
Quello che è maggiormente sorprende è che le attenzioni e gli sforzi della nostra politica sembra guardare all'Europa prima ancora che ai fatti di casa nostra, quasi che le elezioni del prossimo giugno siano molto più importanti di quel che accade dalle nostre parti. Quindi oggi (proprio oggi, non solo quello storico) a calamitare gli interessi dei maggiorenti non sono principalmente le difficoltà delle famiglie, dei giovani, dei lavoratori dipendenti (per tacere di quelle delle amministrazioni locali che fanno letteralmente i salti mortali per assicurare anche un livello minimo di servizi alle loro comunità) , ma le alleanze possibili in Europa, i criteri per formare le liste, la scelta dei nomi più pesanti da candidare, nella speranza che ciascuno dia il proprio contributo in termini di voti.
E l'impegno è evidente perché, dall'esito delle prossime europee, non dipende solo la composizione del Parlamento, quanto chi comanderà e si sa che, da ciò, dipendono le sorti di tutti i Paesi.
Ma qualcuno ritiene che l'Italia possa assistere ad una campagna elettorale che, cominciata in estate, andrà avanti ancora per mesi, tra accuse e colpi bassi, senza pagarne le conseguenze?
Viene quasi da sorridere pensando che in politica - così come, dicevano i nostri antenati, con il maiale, di cui non si butta via nulla - tutto può tornare utile, come confermato dalla vicenda della nostra connazionale, Ilaria Salis, sotto processo in Ungheria e portata in aula ammanettata manco fosse lo strangolatore di Boston o il figlio prediletto di Bin Laden.
Davanti ad una storia del genere avrebbe dovuto prevalere la considerazione umana per Salis. Invece anche la sua condizione ha fornito munizioni per le polemiche interne, con Matteo Salvini che ha sparato contro l'insegnante, disegnandola alla stregua di una pericolosa terrorista nelle ore in cui Giorgia Meloni incontrava il leader ungherese Viktòr Orban, di certo non aiutandola nella delicata trattativa.
Premettendo che il giudizio sulla persona può essere motivato o no, giustificato o meno, la sortita di Salvini - che ha tutto il diritto di dire la sua - è apparsa come una nuova mossa della partita a scacchi in seno al governo italiano e, più specificatamente, tra il presidente del Consiglio e il suo ingombrante vice.
Sembra, tanto per non girarci attorno, un momento in cui la politica, piuttosto che guardare ai problemi, grandi e gravi, preferisca interessarsi delle piccole cose, cercando ogni occasione, anche la più marginale, per apparire e magari per andare contro corrente rispetto al pensiero degli altri, visti come avversari, anche se formalmente alleati.
E mentre le famiglie fanno il tifo perché la primavera arrivi presto (ma solo per risparmiare sul riscaldamento), l'Italia della politica si prepara ad una ennesima stagione di lotta certamente, ma anche di governo.
A Bruxelles e anche a Roma. O qualcuno crede ancora che, se qualcuno dei partiti di governo in Italia prendesse una batosta alle europee, a Roma tutto andrebbe come oggi?