Cronache dai Palazzi - Il Paese non può subire lo scontro tra maggioranza e magistratura
- di: Redazione
Un Paese che è grande o ambisce a diventare tale deve avere una magistratura che, amministrando giustizia (che è un concetto universale, anche se tutti non se lo ricordano), lo aiuti a progredire. Per questo, quando due dei poteri dello Stato (quello esecutivo e quello giudiziario, mentre il legislativo sembra per ora stare a guardare) arrivano al punto che il confronto diventa scontro, tutti debbono tremare perché la contrapposizione rischia di minare l'essenza stessa di una democrazia compiuta, in cui ciascuno ha un ruolo e lo onora.
E' per questo che assistiamo, nuovamente, con timore alla tenzone che vede, sui due lati dello schieramento, la maggioranza di governo e la magistratura, sulla scia delle polemiche scatenate dalla decisione di un giudice di Catania - Iolanda Apostolico - di non confermare la detenzione provvisoria di tre immigrati irregolari tunisini, già raggiunti da procedenti provvedimenti dell'autorità giudiziaria.
Cronache dai Palazzi - Il Paese non può subire lo scontro tra maggioranza e magistratura
Già questa decisione - per le motivazioni che il magistrato ha posto come basi - ha fatto insorgere tutto il centrodestra, che ha posto un problema politico e non portando (per il tramite del Ministero dell'Interno) il caso nelle sedi deputate, che sono quelle di giustizia. Ovvero, se il provvedimento del giudice Apostolico viene ritenuto non sufficientemente motivato, lo si impugna e si attende la decisione del magistrato che se ne occuperà in seconda istanza.
Farne un caso politico è una scelta che è comprensibile - perché gli argomenti scelti dal giudice Apostolico si prestano ad essere contestati - , ma lo è meno perché si alza, scientemente, il livello del confronto con una parte della magistratura, accusata di contrastare il governo con i mezzi a sua disposizione. Come sono le sentenze e le ordinanze.
Ma quanto accade agli occhi degli italiani in cosa si traduce?
Innanzitutto nello sbigottimento di vedere politici (una parte) e magistrati (una parte) incarnare i panni di contendenti che hanno messo da parte il fioretto e tentano di colpirsi usando lo spadone, apparentemente senza nemmeno cercare un terreno di civile dibattito. Non sta succedendo per il semplice motivo che anche questo episodio viene utilizzato per fare politica, con ogni mezzo, usando parole ed argomenti che indurrebbero ad una risata, se non venissero da chi siede in parlamento o sullo scranno di un giudice.
E qui è necessario parlare del ''famoso'' video che ritrae (sempre che sia inequivocabilmente lei) Iolanda Apostolico partecipare - in che veste solo lei può chiarirlo - ad una manifestazione del 2018, in cui si contestavano le misure adottate dall'allora ministro dell'Interno, Matteo Salvini, per fermare sbarchi di immigrati a suo giudizio privi di giustificazione.
Un magistrato, quale che sia il posto che occupa nei ruoli, può esprimere le sue convinzioni, nel rispetto della sua funzione, perché, prima di indossare una toga, è un cittadino. Lo ricordi chi dimentica la Costituzione.
Ma se questo può metterne in dubbio la terzietà, forse il limitarsi nell'esprimere il proprio punto di vista sarebbe cosa opportuna, se non necessaria, se la scelta di sostenere una tesi rispetto ad un'altra può inficiare un suo pronunciamento.
Perché oggi, per Matteo Salvini quella partecipazione certifica che il giudice Apostolico è politicamente schierata, spiegando così molto delle sue decisioni. Che poi il suo braccio destro, Crippa, ne chieda la radiazione dall'ordine giudiziario sembra una boutade, magari frutto di una cattiva informazione o di una insufficiente conoscenza delle cose.
Quel video, peraltro, ha dato il via a parecchie domande su come ne sia venuto in possesso Salvini e, quindi, chi lo abbia girato e chi ne sia la fonte. Perché chi ha fatto le riprese era dietro il cordone di agenti in tenuta antisommossa (quindi viene difficile pensare che fosse un cittadino qualsiasi, al quale ben difficilmente sarebbe stato permesso di restare alle spalle di poliziotti in ordine pubblico); perché chi era ancora in possesso del filmato a distanza di cinque anni doveva conoscere com'era il giudice Apostolico nel 2018, ravvisandone la perfetta somiglianza con quella di oggi; perché appare scontato che la sua diffusione oggi, a poche ore dall'insorgere del caso, ha una funzione politica.
E' chiaro che davanti ad una richiesta di chiarimenti, Salvini potrà sempre dire che ha ricevuto il video in forma anonima e questo dovrebbe chiudere la questione, restando il leader della Lega, vicepremier e soprattutto parlamentare perfettamente dentro le sue prerogative.
Però questo potrebbe non accadere, perché quando il livello dello scontro si alza tutto è permesso.