Cuffaro, 80mila euro sequestrati: l’inchiesta si allarga

Perquisizioni e contanti

Una serie di perquisizioni ha portato al sequestro di circa 80mila euro in contanti riconducibili all’ex governatore siciliano Salvatore “Totò” Cuffaro, indagato insieme ad altri. Gli accertamenti hanno riguardato due abitazioni a Palermo e la tenuta di San Michele di Ganzaria, nel Catanese. Il denaro era distribuito tra casseforti e mobili. L’ex presidente sarà ascoltato venerdì nell’interrogatorio di garanzia.

La difesa sostiene che una parte del denaro, circa 30mila euro, proverebbe dalla vendita di prodotti agricoli regolarmente fatturati e che molte banconote sarebbero “datate e usurate”. Gli avvocati ribadiscono: “Dimostreremo la provenienza lecita delle somme”.

Il cuore dell’indagine

Secondo l’impostazione accusatoria, un gruppo di politici, imprenditori e funzionari pubblici avrebbe orientato appalti e nomine nella sanità siciliana. In particolare, i riflettori sono puntati su una gara dell’Asp di Siracusa per servizi di ausiliariato e reception, assegnata alla Dussmann Service srl a discapito della concorrente Pfe. La ricostruzione contesta pressioni, punteggi ritoccati e subappalti in favore di imprese considerate “amiche”.

Interrogatori e versioni a confronto

Davanti al gip si sono svolti i primi interrogatori. Un componente della commissione di gara, Vito Fazzino, ha ammesso di aver firmato un atto non veritiero sostenendo però di essere stato indotto in errore. Per lui la richiesta di misura cautelare è stata revocata. La presidente della commissione, Giuseppa Di Mauro, avrebbe riferito di rinvii e modifiche dei punteggi legati a pressioni dell’allora direttore generale Alessandro Maria Caltagirone.

Ferdinando Aiello, indicato come mediatore, ha respinto le accuse. L’imprenditore Sergio Mazzola ha negato sponsorizzazioni politiche e ha sostenuto che il subappalto non fosse sostenibile economicamente. Per la società aggiudicataria, il funzionario commerciale Marco Dammone ha ridimensionato il proprio ruolo, mentre il legale rappresentante Mauro Marchese ha contestato ogni addebito.

Il nodo politico

Nelle carte d’indagine emergono riferimenti a nomine sanitarie e a presunte interferenze su graduatorie e valutazioni. Il quadro, se confermato in giudizio, delineerebbe un comitato d’interessi capace di incidere su concorsi e appalti. Le difese, tuttavia, parlano di ricostruzione accusatoria e rivendicano la legittimità degli atti.

Prossime tappe

Il giudice valuterà le posizioni degli indagati dopo aver raccolto tutte le versioni. Sullo sfondo restano gli atti sequestrati, la tracciabilità delle somme ritrovate e la dinamica delle assegnazioni nella gara siracusana. Ogni sviluppo dipenderà dalle risultanze degli interrogatori e dagli approfondimenti tecnici sui flussi finanziari.