Crisi: mentre si gioca a fare politica, il Paese va in pezzi

- di: Diego Minuti
 
Se uno speleologo riemergesse ora dal ventre della terra, dopo qualche mese di missione e dopo avere lasciato l'Italia alle prese con la pandemia, probabilmente, leggendo giornali o vedendo i tg in televisione, penserebbe di essere al centro di uno scherzo, preparato con la massima attenzione e con una grande dose di ironia. Solo così riuscirebbe a dare un senso a quanto sta accadendo alla nostra politica, che sembra essere stata travolta da una ondata maledetta, in cui dentro c'è tutto: spregiudicatezza, assenza di senso dello Stato, arroganza, sete di vendetta.
Anche in queste ore, quando magari si sperava che la sosta domenicale avesse cambiato qualcosa, la situazione è rimasta terribilmente la stessa, cosa che fa temere che ormai l'ultimo confine sia stato superato e poco o nulla resti per salvare la legislatura.

Legislatura, non governo perché l'esecutivo, ed in particolare chi lo guida, sembra avere perso di vista il bene supremo del Paese rispetto al tornaconto personale. Giuseppe Conte appare come qualcuno che voglia pilotare una crisi di piccole dimensioni istituzionali, nel senso che sarebbe un modo per transitare sé stesso verso un terzo esecutivo, ovviamente a sua guida.
Questo indirizzo parrebbe trovare la sua giustificazione nel fatto che, stando agli esperti di indagini demoscopiche, il suo personale gradimento resta alto e questo gli consente di guardare al futuro con un minimo di ambizioni fondate. Ma forse dovrebbe suonare a lui da ammonimento il fatto che la partita che sta giocando è molto pericolosa (se fallisse e si sciogliessero le camere, chi dovrebbe dialogare con l'Europa per i fondi che, a quel punto, sarebbero veramente a rischio?) e che, una volta che non gli fosse consentito di distribuire le carte, la sua posizione sarebbe enormemente indebolita. Una condizione che in altri tempi avrebbe riguardato solo il gioco dell'alternanza tra maggioranza ed opposizione e che, purtroppo, oggi riguarda un Paese che sta andando a pezzi sotto i colpi di una crisi che non si riesce in alcun modo ad arginare.

Come più volte abbiamo sostenuto, la fortuna di Conte è anche quella di non avere una opposizione capace di fare il suo mestiere veramente. Anche il continuo tentativo di cercare di trovare nel capo dello Stato un alleato e non solo un algido ascoltatore - perché altrimenti non può fare, nel rispetto delle sue prerogative - sembra un modo di cercare visibilità.

Il centrodestra, almeno per quello che oggi mostra di sé stesso, ha i numeri per agguantare la maggioranza dopo lo scioglimento delle Camere, ma a programmi veri, concreti, attuabili, siamo ancora all'anno zero. Matteo Salvini forse dovrebbe mettere da parte il cliché di sempre, evitando di elencare sempre e comunque le solite cose che vuole fare (a cominciare dalla flat tax al 15 per cento: perché non l'ha fatta quando era al governo ed ora la rilancia ben sapendo che, in Italia, è pressoché impossibile attuarla?) , per parlare di cose concrete. E in questa definizione non possono trovare posto che temi veramente importanti, che non sia il solito ritornello dell'uomo mandato a processo solo per avere difeso i confini della sua Patria, che poi sarebbe quell'Italia di cui, fino al momento in cui ha visto a portata di mano il potere, non si sentiva di appartenere.

Ora che però l'attesa sembra essere finita bisogna capire cosa la nostra classe politica vuole fare del Paese. Conte, che da buon meridionale ricorda tutto, non vuole avere più niente a che fare con Matteo Renzi che è politicamente messo all''angolo, ma che, paradossalmente, potrebbe rientrare in gioco considerato un amaro calice da cui bere pur di salvare la legislatura. Ma conoscendo l'ego del leader di Italia Viva, appare ben difficile che egli non voglia capitalizzare, in prima persona, la sia pure piccola vittoria.
Il che potrebbe anche essere il male minore. Ma è ben triste la sorte di un Paese che, per non vedersi paralizzato, deve agire nell'ottica del "male minore" e non in quella del "bene assoluto e generale".
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