Nel 2025, le criptovalute non sono più un fenomeno di nicchia. Tra i giovani europei, in particolare, l’interesse è aumentato in modo significativo negli ultimi anni, trasformando Bitcoin, Ethereum e nuove valute digitali in strumenti non solo speculativi ma anche identitari. La rapidità con cui il mondo crypto evolve, tra picchi improvvisi e crolli altrettanto rapidi, sembra rispecchiare perfettamente l’orizzonte emotivo e culturale della Generazione Z e dei Millennials. Eppure, dietro all’euforia, emergono segnali d’allarme e riflessioni urgenti.
Criptovalute e Generazione Z: il boom giovanile che sta cambiando l’Europa
In Spagna, il 12% dei cittadini tra i 18 e i 34 anni possiede criptovalute, una percentuale più che doppia rispetto al dato medio nazionale (5%). L’interesse giovanile per queste nuove forme di investimento è alimentato da “FinFluencer”, influencer che parlano di finanza in modo semplice e accattivante, e da leader politici come Donald Trump o Javier Milei, che promuovono il mondo crypto come simbolo di autonomia economica e rottura con il sistema tradizionale. Ma la volatilità resta altissima, e molti esperti parlano apertamente di rischio bolla, ricordando i danni già causati da schemi piramidali travestiti da formazione finanziaria, come nel caso della IM Mastery Academy, smascherata proprio in Spagna.
Italia: tra entusiasmo e vulnerabilità
Anche in Italia la tendenza è chiara. Oltre 1,6 milioni di italiani posseggono criptovalute, e il 35% appartiene alla fascia tra i 18 e i 29 anni. Il valore medio detenuto da ciascun investitore è di circa 1.634 euro. I giovani italiani sono affascinati dalla promessa di guadagni rapidi, ma anche dalla possibilità di aggirare un sistema bancario che percepiscono come obsoleto o sfavorevole. Tuttavia, come sottolineato anche da Consob e Banca d’Italia, la mancanza di educazione finanziaria adeguata rende molti di loro vulnerabili a truffe e manipolazioni.
Francia e Germania: esperimenti e regole
In Francia, il 10% della popolazione ha un wallet crypto, ma la percentuale è più alta tra i giovani adulti. Il governo sta sostenendo progetti locali per favorire l’uso delle criptovalute nei pagamenti quotidiani: Cannes ha annunciato l’obiettivo di accettare crypto nel 90% dei negozi entro l’estate 2025, mentre a Tolosa si sperimenta il pagamento dei biglietti della metro in valute digitali. In Germania, l’approccio è più sobrio ma efficace: le plusvalenze su criptovalute detenute per più di un anno sono esenti da tasse, una mossa che incentiva investimenti a lungo termine e riduce il trading compulsivo.
Una mappa europea in evoluzione
Secondo un recente sondaggio di Bitpanda, la Svizzera guida la classifica europea con il 23% della popolazione coinvolta nel mercato crypto, seguita da Austria (18%), Francia (14%), Germania (11%) e Italia (9%). La penetrazione maggiore tra i giovani si registra nei Paesi dove le criptovalute sono state presentate come strumenti di emancipazione e accesso al mercato globale, spesso in assenza di alternative finanziarie solide.
Il regolamento MiCA: l’intervento dell’Unione Europea
Per rispondere all’espansione caotica di questo mercato, l’Unione Europea ha approvato il regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets), entrato in vigore alla fine del 2024. L’obiettivo è armonizzare la normativa e proteggere gli investitori. Il MiCA impone obblighi di trasparenza, responsabilità e vigilanza agli operatori, e rappresenta il primo tentativo serio di normare un mercato che per anni ha agito ai margini. In Spagna, ad esempio, influencer con oltre 100.000 follower devono notificare alle autorità ogni contenuto promozionale sulle criptovalute con almeno 10 giorni di anticipo.
Cultura finanziaria e nuovi bisogni generazionali
Il legame tra giovani e criptovalute sembra destinato a intensificarsi. Ma il fenomeno non è solo economico: tocca la sfera culturale, sociale e politica. Le crypto rappresentano, per molti ragazzi e ragazze europei, una risposta personale alla sfiducia nei confronti delle istituzioni tradizionali. Il compito della politica, dell’informazione e dell’educazione resta quello di accompagnare questo cambiamento con strumenti nuovi, trasparenti e critici, evitando che l’entusiasmo per il futuro digitale si trasformi in una nuova forma di esclusione o di inganno.