CRIBIS: "Stabili i ritardi gravi nei pagamenti, ma inflazione e caro energia possono pesare nell'ultimo trimestre"

- di: Daniele Minuti
 
CRIBIS, società del gruppo CRIF, ha presentato lo Studio Pagamenti aggiornato al 30 settembre 2022 e i risultati evidenziano una stabilità dell'incidenza dei pagamenti puntuali per le imprese del nostro Paese, a conferma dei risultati visti nel trimestre precedente. Ma con un occhio allarmante verso il futuro prossimo. 

CRIBIS (CRIF) presenta lo studio pagamenti del terzo trimestre 2022

L'incidenza dei pagamenti puntuali sul totale è al 40,7%, stabile con quella del trimestre precedente e in recupero sul 35,7% dello stesso periodo del 2020, mentre l'incidenza dei pagamenti in grave ritardo sul totale è del 9,1%, in netto miglioramento rispetto al 2020. È stato quindi evidenziato un miglioramento della qualità dei pagamenti, sia rispetto al 2021 sia allo stesso periodo dell'ultimo anno pre pandemia, il 2019.

Lo studio della società guidata dall'Amministratore Delegato Marco Preti (nella foto) mostra una crescita dei pagamenti puntuali (+7,1%), per un dato formato da imprese di dimensioni varie, con i ritardi gravi differenziati a seconda della grandezza dell'azienda.

Il Nord Est rimane la zona più affidabile d'Italia (47,8% di pagamenti puntuali, in linea con il secondo trimestre, e il 6,1% di ritardi gravi, in calo), con Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia-Giulia regioni più virtuose (rispettivamente 50,6%, 48%, 48% e 47,1% di imprese puntuali). Difficile la situazione al Sud e nelle Isole, con Sicilia, Calabria, Campania e Sardegna le regioni in cui si paga meno puntualmente (rispettivamente 24,2%, 24,2%, 28,&% e 29,4% di imprese puntuali)

Per quanto riguarda i settori, lo studio vede i servizi finanziari come i più virtuosi col 53,5% di pagamenti puntuali e il 6,9% di ritardi gravi, seguito dal settore manifatturiero e da quello delle costruzioni (44,8%e 45,8% di pagamenti puntuali, con 6,4% e 6,9% di ritardi gravi). Migliorano agricoltura e commercio, nonostante il peso di inflazione e rincaro delle materie prime)

La nota ufficiali chiude con una considerazione sulla situazione attuale, che però tiene conto dei pericoli futuri: "Alla luce dei dati analizzati, il buon andamento delle tempistiche di pagamento delle imprese italiane parrebbe essere in contrasto con la complessa situazione macroeconomica e geopolitica attuale, caratterizzata da elementi quali lo shock energetico, il continuo aumento dell’indice nazionale dei prezzi al consumo - che secondo ISTAT a settembre si è attestato a +8,9% su base annua (+8,4% ad agosto) - oltre che l’aumento dei tassi (+50 bps a luglio e +75 bps a settembre) che la BCE ha varato principalmente al fine di contenere l’inflazione. Alla luce di questi elementi potenzialmente negativi per le imprese, specialmente per le PMI, sarebbe ragionevole aspettarsi un’influenza avversa sui termini di pagamento delle imprese nei mesi finali dell’anno".
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