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Covid-19: l'Italia ha mostrato la sua maturità, basta stato d'emergenza

 
Covid-19: l'Italia ha mostrato la sua maturità, basta stato d'emergenza
Chi ha rudimenti di filosofia ricorda, certamente, cosa sia il rasoio di Occam. Quelli che non lo sanno necessitano di una spiegazione, sebbene estremamente semplificata. La sostanza del ''rasoio'', teoria elaborata da Guglielmo di Occam appunto, è che di fronte ad un problema spesso la soluzione adottata è la più semplice oppure la più ragionevole. E' questa l'impressione che si ha guardando a come il governo sta reagendo davanti alla crisi determinata da una irrefrenabile pandemia. Ovvero, davanti ad un ventaglio non certo ristretto di soluzioni, ha scelto la più semplice, anche se è ben difficile definire ragionevole la prosecuzione di un regime di stato di emergenza.

Occorre immediatamente precisare che la crisi c'è, anzi, per paradossale che possa apparire, viste le misure adottate per il suo contenimento, progredisce in misura allarmante. Ma non per questo la sola arma che resta nelle mani del governo è quella di confermare a sé stesso la possibilità di adottare contromisure alla pandemia che rischiano di contrarre, comprimere, affossare libertà personali.

Siamo certo tutti d'accordo che non possiamo nemmeno ipotizzare un ritorno ad un ferreo e sanzionato, in caso di violazioni, isolamento o quant'altro, ma quello che appare abbastanza evidente è che il governo, davanti ad un problema epocale, pensa di risolvere tutto a colpi di decreti del presidente del consiglio.
Quasi che il Parlamento non possa esprimere, con ragionevole comportamento, un giudizio su un complesso di misure di cui il Paese comincia ad essere stanco (la dizione esatta sarebbe ben più forte, ma ci limitiamo a questa per educazione e rispetto della buona creanza).

La pandemia è stato un evento devastante quanto inatteso, che ha colpito non solo l'Italia. Certo, tutti, a cominciare dall'Oms, riconoscono al nostro Paese di avere affrontato la crisi sanitaria con la giusta determinazione, con il giusto coraggio, con la consapevolezza di dovere condividere disagi e privazioni personali pur di aiutare la collettività nazionale ad uscire dalla palude del Covid-19.

Ma questa condivisione non sta a significare che la gente sia disposta ad accettare in eterno che l'istituzione principe della democrazia, il Parlamento, sia considerato come una sala da tè, dove senatori e deputati passano di tanto in tanto, tra un caffè ed una pastarella consumati velocemente alla buvette. La gente ha eletto dei suoi pari che, nel rispetto della Costituzione, devono essere messi nella condizione di potere esprimere il loro parere e - per il principio della democrazia rappresentativa - anche di coloro che li hanno scelti a difendere le loro idee.

Il ricorso alla decretazione emergenziale, dopo che l'Italia ha dimostrato piena maturità, è un vulnus che colpisce tutti. Anche quelle categorie che la pandemia ha messo in ginocchio e che non riescono a rappresentare le proprie istanze perché il Parlamento è imbavagliato e chiamato sono a conoscere e non più dibattere, discutere e magari approvare.

Il Paese è molto più maturo di quello che, da parte del Governo, si pensa. L'Italia potrebbe anche essere disposta ad accettare un nuovo regime di limitazione delle libertà personali, ben sapendo di dovere pagare un prezzo altissimo, a patto che le misure non siano imposte da qualcuno che si crede un dominus ed invece, Costituzione alla mano, è l'ultima istanza del popolo.
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