Covid-19: le grandi fortune dovrebbero sostenere il peso economico della crisi?

- di: Emanuela M. Muratov
 
C'è un proverbio che spiega molte cose di come la pandemia possa interagire, oltre che con la salute, anche con le tasche della gente. È quello che dice che ''non tutto il male viene per nuocere'', come possono dire quelli che vengono definiti molto ricchi e che dalla crisi da Coronavirus hanno avuto l'opportunità di diventarlo ancora di più.
In cifra tonda, secondo la concordante analisi di alcuni esperti, le grandi fortune hanno registrato un aumento complessivo del loro ammontare pari a mille miliardi di dollari.
Una cifra difficile persino da scrivere ed immaginare.

Ad avere ottenuto benefici, che si sono tradotti in una ulteriore progressione della loro ricchezza, sono stati, in America, le aziende che sono sintetizzate nell'acronimo Gafam, cioè Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft, ed Elon Musk (patron di Tesla, ma anche di parecchie altre cose). Quali sono le conseguenze della concentrazione della ricchezza e dove dovrebbero pagare le tasse i ricchi?

È la domanda che ci si pone guardando come la crisi da pandemia abbia agito in due direzioni totalmente divergenti, accrescendo le ricchezze, ma anche aumentando le difficoltà economiche della gente comune.

Davanti a questo quadro, commenta Brigitte Alepin, docente di Scienze dell'amministrazione nell'università di Quebec a Outaouis, che ha sede a Gatineau, "non consiglierei a nessun politico di chiedere ad altri contribuenti di assorbire i costi della crisi prima di assicurarsi che i mega-ricchi paghino la loro giusta quota di tasse".
Ovvero: davanti ad un quadro così divisivo prima di chiedere alla gente normale di sostenere anche il peso della crisi, forse sarebbe il caso di chiedere ai chi ha ingenti ricchezze di farsi carico del problema, magari attraverso un tributo che si potrebbe definire di solidarietà, ma che in sostanza riguarda una revisione della tassazione premiale, come quella di cui godono le grandi aziende digitali.

Anche perché, come dice il prof.Alain Deneault, professore di filosofia all'Università di Moncton, le multinazionali "sono materie importanti che non possono essere inquadrate dalla legislazione, sia a livello fiscale che semplicemente giudiziario".
Non è problema di facile soluzione, tenuto conto che in molti ritengono che una ulteriore tassazione dei ricchi potrebbe essere di freno all'economia. Anche se la lotta all'elusione fiscale resta il passo più importante da compiere.
Mentre crescono queste grandi capitalizzazioni, in particolare quelle delle aziende Gafam, molti denunciano da anni il quadro legislativo e fiscale eccessivamente permissivo in cui operano queste società.
Ma qualcosa si sta muovendo, sia pure in uno scenario molto complesso, tenendo conto del fatto che gli Stati Uniti, quelli almeno dell'Amministrazione Trump, si sono schierati in modo netto a difesa dei giganti digitali per i quali si sono detti pronti ad una battaglia in materia di dazi.

Per combattere questa iniquità fiscale di cui godono le Gafam, il Parlamento francese ha adottato nel 2019 una tassa del 3% sul fatturato delle società con ricavi superiori a 25 milioni di euro in Francia e 750 milioni di euro euro nel mondo. Un primo passo che potrebbe trovare degli emulatori, come il ministro del Tesoro canadese, Steven Guilbeault, che all'inizio di novembre ha presentato un disegno di legge che mira a sottoporre i giganti del web a nuove misure in materia fiscale.
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