Coop Italia

 

"Diversi per missione e storia, vicini alle comunità
Queste le radici del nostro successo". Intervista a Marco Pedroni


Coop è uno degli operatori leader della Grande Distribuzione alimentare. Lei è Presidente di Coop Italia, il Consorzio nazionale d’acquisto delle cooperative di consumatori. Può descriverci i punti di forza del modello Coop, che con i suoi numeri rappresenta una delle più grandi risorse imprenditoriali del Paese?
Agiamo nello stesso mercato, ci confrontiamo con le stesse domande, abbiamo le stesse sfide di qualità ed efficienza, ma siamo anche molto diversi dagli altri nostri competitor; lo siamo per origine, storia e anche per missione. Non nasciamo per puntare al profitto fine a stesso, viceversa abbiamo l’obbligo di redistribuire gli utili, di ridestinare delle risorse ai territori e alle comunità dove siamo presenti, di accumulare valore nella cooperativa a favore delle generazioni successive di soci. E questa diversità ci ha permesso di essere molto longevi e di diventare negli ultimi decenni l’operatore commerciale leader del mercato. Una leadership fatta non solo di volumi, ma anche di innovazione nella nostra Marca Privata (MDD) sui temi della sicurezza alimentare, della sostenibilità ambientale e dell’etica nel fare le cose. E poi vorrei ricordare che solo nel corso dell’ultimo anno abbiamo reinvestito 60.4 milioni di euro sotto forma di attività sociali, assegni di ricerca, premi per le scuole, progetti di solidarietà locale e internazionale. Credo che la principale forza di Coop è nell’aver

Per quanto riguarda Coop Italia, nel 2018 il bilancio del Consorzio ha fatto registrare un fatturato di 741 milioni di euro e un utile di 1,087 milioni, dopo aver realizzato van-taggi per le cooperative per oltre 215 milioni di euro de-rivanti dalla negoziazione con i fornitori svolta per conto delle cooperative associate. Questo ha permesso di stabi-lizzare o di ridurre i prezzi alla vendita per i consumatori. Soddisfatto di questi risultati?
Il bilancio di Coop Italia è molto parziale, bisogna guardare ai bilanci delle cooperative associate. Come Consorzio Nazionale, comunque, diamo un contributo importante alle nostre cooperative da un lato per l’attività di negoziazione internazionale e nazionale, dall’altro per lo sviluppo della MDD Coop che ha raggiunto il 30% dei volumi complessivi; sono attività che aiutano le Cooperative a contenere l’inflazione alla vendita: nel 2019 i prezzi alla vendita Coop sono diminuiti dell’1%. Senza scordare altre attività importanti gestite dal Consorzio nazionale come CoopVoce (oltre 1,5 milioni di utenti) che continua a crescere ogni anno.

Alla luce dei preconsuntivi quali sono, sia per Coop che per il Consorzio Coop Italia, i risultati del 2019 e le previsioni per il 2020? 
Il 2019 è stato caratterizzato da una contrazione dei consumi reali, soprattutto nella seconda parte dell’anno. Il sistema Coop mantiene i valori di fatturato dell’anno precedente (ovvero 14,7 mld il giro d’affari complessivo di cui 13,4 mld solo retail con una quota di mercato pari al 13,5%), pur a fronte di una deflazione alla vendita di quasi l’1%. I nostri obiettivi nel 2020 si concentrano più sulla crescita dei clienti che sulla crescita del fatturato.
Quest’anno potenzieremo molto l’area delle attività comuni tra le cooperative; attività promozionali, di comunicazione, sociali e di loyalty. Come nel 2019, lo sforzo di investimento di Coop sarà significativo e rivolto principalmente al miglioramento della rete esistente (su cui prevediamo un investimento di oltre 500 milioni) e allo sviluppo della nostra MDD (il Prodotto Coop).

In occasione della presentazione dell’anteprima digitale del “Rapporto Coop 2019 - Consumi e stili di vita degli ita-liani”, indagine preziosa che viene realizzata ogni anno, lei ha affermato che, “in un quadro di raffreddamento dei consumi e di accelerazione dei trend di fondo nei comportamenti delle persone, Coop ha avviato nel 2019 una revisione profonda delle sue politiche. Può entrare più nel dettaglio di questa revisione delle politiche Coop?
Coop fa cose importanti per l’ambiente, per la salute, per la trasparenza, per la legalità; abbiamo deciso di raccontarle con più forza. Crediamo che su queste tendenze si siano spostati gli interessi dei nostri soci e dei consumatori. Stiamo promuovendo l’agricoltura di precisione e rilanciando la strategia di riduzione dei pesticidi avviata 26 anni fa con la raccolta di firme “Disarmiamo i pesticidi” e da oggi con la progressiva eliminazione di 4 molecole controverse (tra cui il glifosato) per il loro impatto ambientale; continuiamo a puntare su allevamenti di nuova generazione per raggiungere un miglioramento negli standard del benessere animale, lavoriamo da sempre ma con rinnovato impegno sulla riduzione della plastica, sul suo riciclo e sulla sostituzione nei nostri imballaggi con mono-materiali. Ricordo in sintesi uno degli ultimi progetti di economia circolare che ci hanno visto protago-nisti quando con la nostra adesione al JovaBeach di quest’estate abbiamo trasformato le bottigliette d’acqua (realizzate in plastica riciclabile al 100% e composte da plastica riciclata al 30%) in set di maglie da allenamento, distribuite a squadre giovanili nei comuni dove si è svolto il Jovabeach.
Recentemente abbiamo ricevuto diversi Premi da Conai per i progetti di riciclo, ecodesign e riduzione di materiali negli imballaggi dei nostri prodotti a marchio. In estrema sintesi, la svolta di cui abbiamo parlato è riassunta dal claim “una buona spesa può cambiare il mondo” e dall’invito a tutti di scegliere con grande cura quello che vogliamo mettere nel carrello.

L’ambiente, la difesa del potere d’acquisto dei soci e dei consumatori e più in generale i diversi aspetti legati all’ampio concetto di ‘Sostenibilità’ sono impegni fondamentali per Coop. Tra l’altro, Coop è l’unica catena della distribuzione italiana, e una delle 50 imprese italiane, che ha aderito alla ‘Pledging Campaign’ dell’Unione europea per la riduzione delle plastiche. Cosa significa in concreto per Coop il concetto di Sostenibilità, sia ambientale che sociale? Cosa è, in tale ambito, “Coop for future”?
Per noi sostenibilità è ricerca del punto di equilibrio tra la tracciabilità delle filiere, l’eticità nei rapporti di lavoro, gli effetti sulle comunità e sull’ambiente con un prezzo giusto e accessibile a tutti, anche a quelli che hanno meno. In questo impegno continuo svolgono un ruolo importante i fornitori del nostro prodotto a marchio Coop; sono nostri alleati nel raggiungimento degli obiettivi a cui facevo riferimento. “Coop for future” è il progetto volto a sensibilizzare i fornitori Coop sui temi della sostenibilità, ha tagliato il traguardo dei 13 anni, coinvolge più di 370 imprese stimolate ad azioni virtuose che includono l’efficienza energetica, la lotta agli sprechi, la riduzione dei consumi idrici, la corretta gestione dei rifiuti, inclusi gli imballaggi primari e secondari dei prodotti. Dall’avvio del progetto nel 2006 a oggi abbiamo così risparmiato l’immissione in atmosfera di circa 620.000 tonnellate di C02 pari al consumo di circa 470.000 auto diesel che percorrono in media 10.000 km annui.
La Pledging Campaign è l’adesione di Coop (unica insegna italiana della Gdo) all’iniziativa sulla plastica dell’Unione Europea.
E’ un impegno aziendale a ridurre la plastica e ad aumentare il recupero e il riciclo con obiettivi più ambiziosi e anticipati rispetto a quelli indicati dalla stessa UE.

Uno dei punti di forza è indubbiamente quello dei prodotti a marchio Coop, che continuano crescere. Lei ha affermato che “il Prodotto a marchio Coop sarà il perno delle nostre azioni future e lavoriamo su questo in stretta correlazione con la propensione green degli italiani e le loro scelte d’acquisto come evidenziato nel Rapporto Coop”. Può darci un quadro sintetico di queste azioni?
Lo abbiamo recentemente ribadito, il nostro prodotto genera un fatturato di circa 3 miliardi di euro, di cui circa il 40% proviene da filiere a completa tracciabilità, un unicum in Italia. Continuano a dare ottimi risultati le linee storiche ViviVerde (il bio e l’ecologico), FiorFiore (l’eccellenza gastronomica) e BeneSì (i prodotti salutistici) che crescono a due cifre; come buoni risultati sta dando la nuova linea Origine (tracciabilità totale della filiera). L’innovazione dei prodotti e delle linee va di pari passo con la scelta di rafforzare ulteriormente l’ecosostenibilità che per Coop è un impegno che viene dai lontani anni ’80. Nella direzione ad esempio di imballi riciclabili, riutilizzabili o compostabili si muove l’intero assortimento del prodotto a marchio e già da fine 2019 è applicato sulla linea ViviVerde, il bio di Coop (oltre 700 prodotti).

Negli ultimi anni Coop è stata anche protagonista di importanti iniziative imprenditoriali al di fuori del settore di presidio storico. Dalla telefonia mobile al turismo, dalle utilities all’energia sono molti gli ambiti in cui Coop sperimenta ogni giorno nuove forme di mutualità e servizio per i soci. Può fare un bilancio di queste iniziative? Quanto incidono ad oggi nel complesso del fatturato Coop?
A fronte di esigenze diverse di un consumatore che cambia, Coop ha ampliato nel tempo i suoi servizi affiancando al business pri mario, quello della produzione e distribuzione di beni di largo consumo, attività ulteriori. Oltre ai supermercati e agli ipermercati, sono circa 500 i touchpoint Coop sul territorio, includendo in questa rete le librerie, le stazioni di servizio carburante, le agenzie di viaggi, i negozi di bricolage; inoltre, vanno ricordati CoopVoce e i servizi di Luce e Gas. Il giro d’affari complessivo di queste attività raggiunge 1,4 miliardi di euro.

Nel Rapporto Coop 2019 si legge che la “stagnazione dei consumi, saturazione della domanda e crescita dell’e-food fanno della Gdo” italiana un settore maturo nelle sue dimensioni complessive, ma con profondi processi di riconfigurazione interna in atto. Quali sono le linee principali di questi processi di riconfigurazione e come si muove in essi una realtà importate come Coop? In tale quadro, Coop ha avanzato forti critiche sulla Direttiva europea sulle ‘Pratiche sleali’, ritenendo che si tratta di “una normativa che si allontana dal fine giusto per cui era nata, ovvero tutelare gli agricoltori nella contrattazione con la distribuzione e con l’industria, Quali sono i punti da cambiare di questa Direttiva Ue?
E’ una normativa nata con un fine giusto, ma nell’iter parlamentare è stata orientata a favorire le multinazionali del cibo, con un rischio di penalizzare i consumatori. Noi riteniamo che il testo sia troppo squilibrato a favore dell’industria di largo consumo perché nella stesura finale è stato disatteso il limite dimensionale a cui applicare le tutele; nella fase iniziale si stabiliva un distinguo individuando nelle imprese piccole e medie della filiera agroalimentare i soggetti da tutelare. Ma il testo uscito ora è ben poco simmetrico e amplia molto la definizione di soggetto da tutelare includendo le imprese industriali fino a 350 milioni di euro di fatturato. Né vi sono sufficienti elementi di reciprocità che compensino lo squilibrio che si viene a creare nella contrattazione. Si tratta ancora una volta di una norma che intende rappresentare la distribuzione come il soggetto “cattivo” della filiera e questo è sbagliato. E poi, c’è distribuzione e distribuzione e si fa un danno anche nei confronti dei consumatori a non operare i necessari distinguo.
Coop impatta positivamente come nessun altro operatore commerciale sull’agricoltura italiana; abbiamo rapporti stabili e duraturi con migliaia di piccole e medie imprese fornitrici, l’85% dell’ortofrutta presente in Coop è italiana, il 90% delle carni anche.

Volano gli acquisti on-line di food. Oggi una famiglia italiana su tre fa la spesa online invece che al supermercato, lo scorso anno era poco più di una su cinque. Gli acquisti on line per il mercato dell’e-grocery sono stati pari a 1,55 miliardi di euro, raggiungendo volumi pari a tre volte quelli segnati nel 2016. Inoltre, si assiste a una forte crescita del ‘mail delivery’, la spesa o il pasto consegnati a casa (secondo un’indagine Fipe-Confcommercio, nell’ultimo anno oltre il 30% dei nostri connazionali ha utilizzato la consegna a casa di cibo attraverso i canali online e social). Quali iniziativa ha assunto e intendere assumere Coop sul fronte ‘mail delivery’?
Abbiamo esperienze diverse fatte dalle singole cooperative o a livello nazionale. Mi riferisco a EasyCoop, l’e-commerce di Coop Alleanza 3.0 avviato a Roma e poi esteso a parte dell’Emilia e del Veneto, un servizio avanzato e innovativo di spesa online con oltre 10.000 prodotti in assortimento di cui 3.000 freschissimi; oppure a CoopDrive, esperienza delle cooperative del NordOvest, attivo in varie città con acquisto online e ritiro a punto vendita in aree dedicate; nel caso del supermercato Coop a Milano Bicocca, erede del “supermercato del futuro” a Expo, la spesa fatta online si può ritirare nei locker refrigerati. 
Penso che l’importanza del web e della digitalizzazione crescerà molto. Noi abbiamo scelto di integrare il digitale nella nostra rete fisica, scommettendo sul fatto che il negozio fisico se cambierà pelle rimarrà protagonista ancora per molto tempo.

Con oltre 440 punti vendita per milione di abitanti e una presenza di 88,3 punti vendita per kmq la Gdo italiana è la forma distributiva più diffusa nel Paese. L’ampia diffusione territoriale non è riuscita però a sostenere le vendite nell’ultimo decennio, quando la Gdo italiana ha messo a segno un incremento delle vendite che non rappresentano nemmeno un terzo di quello registrato in Europa (+30,7%) e ben lontano dalle variazioni registrate da Regno Unito (21%), Francia (20,6%), Spagna (20,5%) e Germania (17,8%). Quali le cause di questa anomalia?
Le cause sono diverse, tra queste va ricordato che l’Italia è l’unico grande paese europeo che ancora non ha recuperato i consumi reali pre-crisi 2008. In Italia poi si sono attribuite le cause di tanti mali alla Distribuzione Organizzata, mentre sarebbe importante ricordare che la GDO è stata uno dei soggetti che più ha tutelato il potere di acquisto della popolazione. Una distribuzione moderna, attenta e responsabile è un fattore di sviluppo del paese. Noi lavoriamo per questo.

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