Quirinale: si va al voto, mentre Forza Italia si frantuma

- di: Diego Minuti
 
Il passo indietro (sempre che ce ne sia stato uno veramente in avanti) di Silvio Berlusconi ha reso meno nebulosa la situazione nel centrodestra, dove la presenza dell' Uomo di Arcore aveva complicato l'avvio di un concreto confronto sul futuro del Quirinale. Comunque, quando mancano poche ore alla prima votazione, siamo ancora al livello di schermaglie e niente di più, con la ''fabbrica dei nomi'' che lavora a pieno regime, con il solo apparente scopo di rendere ancora più confusa la situazione.

È arrivato il momento della prima votazione al Quirinale

Come l'esperienza insegna, in questo momento il vero nome, quello su cui si potrebbero convogliare i consensi di tutti (anche se più d'uno lo farà obtorto collo), è ancora coperto e, verrebbe da dire, saggiamente.
Il rito di fare un nome solo per bruciarlo è vecchio come la politica e quindi non deve sorprendere più di tanto se ne vengono fatti anche di chi, per estrazione ideologica e per le cose che ha detto e scritto, pur non essendo un politico, difficilmente potrebbe essere accostato alla figura super partes invocata a succedere a Sergio Mattarella.

In questo modo vogliamo soltanto dire che è inutile parlare della necessità di individuare un profilo che sia accettato da tutti (non necessariamente con entusiasmo) se poi si ''sparano'' nomi di persone schierate in modo chiaro anche su temi controversi e divisivi, come potrebbero, ad esempio, quelli legati alle politiche dell'accoglienza.

In questo marasma - un ''caos calmo'' (usurpando il titolo del libro di Sandro Veronesi) - si definisce la spaccatura dentro Forza Italia, un partito che sembra essere arrivato alla resa dei conti, con Silvio Berlusconi che, tra cocenti delusioni e consigli che non lo hanno certo aiutato nelle sue recenti decisioni, sta politicamente evaporando. Non per peso specifico, ma perché sembra avere perso il contatto con il partito, che non può essere ricondotto solo a chi lui frequenta quotidianamente e magari guarda con occhio torvo alla delegazione di governo di Forza Italia, che si muove con sempre più evidente autonomia. Anche le ore frenetiche che hanno preceduto la comunicazione - fatta per interposta persona - di Berlusconi in merito al ritiro della disponibilità a correre per il Quirinale sono state contraddistinte da una frattura che appare difficilmente componibile tra la vecchia guardia di Forza Italia e la ristretta cerchia di coloro che hanno tenuto la mano del Presidente tentennante e deluso.

Ma la vita in politica è questa e non si può certo sorprendersi. Certo è abbastanza sconcertante pensare che il vertice di Forza Italia, prima di quello del centrodestra, si sia svolto senza che chi aveva in tasca la dichiarazione di Berlusconi ne facesse cenno ai colleghi di partito al Governo, come a marcare la propria vicinanza al Sole rispetto a chi - nonostante faccia parte dell'esecutivo - non è più nel cuore del Presidente.
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