Congiuntura Confcommercio, primo trimestre in leggera frenata: Pil stimato in calo dello 0,3%

- di: Barbara Leone
 
Non si risolvono le incertezze ereditate dal 2022. Si conferma lento il rientro delle dinamiche inflazionistiche e si conferma altrettanto serio l’impatto di queste sui consumi. Il rallentamento dell’attività produttiva origina dalla contrazione della domanda delle famiglie. A ciò non si è associato, per il momento, un peggioramento del mercato del lavoro. E' quanto emerge dall'analisi congiunturale di Confcommercio di marzo. A gennaio la produzione industriale è tornata a registrare un ridimensionamento in termini congiunturali (-0,7%) con una crescita dell’1,7% su base annua.

Congiuntura Confcommercio, primo trimestre in leggera frenata: Pil stimato in calo dello 0,3%

Nello stesso mese il mercato del lavoro ha continuato a segnalare spunti di vivacità, con un incremento degli occupati di 35mila unità su dicembre e di 459mila unità sullo stesso mese del 2022. Dopo il moderato recupero di gennaio, favorito dal confronto con un mese in cui lo scorso anno si registrò la peggiore ondata di Covid in termini di contagi, a febbraio i consumi, misurati nella metrica dell’ICC, avrebbero registrato una contenuta riduzione rispetto a febbraio 2022 (-0,1%). Come per i mesi scorsi, questa stima riflette un andamento positivo dei servizi (+3,7%) e un’ulteriore riduzione della domanda di beni (-1,4%). All’interno di quest’ultimo aggregato si confermano in flessione sia i consumi alimentari (-3,9% tendenziale), sia quelli per l’energia elettrica, segmenti per i quali l’accelerazione dei prezzi ha comportato atteggiamenti molto prudenti da parte delle famiglie. Permangono in una condizione di difficoltà il settore dei mobili (-1,7% su febbraio 2022) e degli elettrodomestici (-2,3%).

Al contempo, sembrano svanire gli indizi di recupero che si erano registrati a gennaio per l’automotive e per l’abbigliamento e le calzature. Nonostante le aspettative di un moderato miglioramento nei prossimi mesi da parte delle famiglie e di alcuni segmenti del sistema produttivo, elemento che consolida le attese di una seconda parte dell’anno più positiva, il quadro attuale prefigura anche nel mese di marzo una modesta contrazione dell’attività economica. Per il mese in corso si stima una riduzione del Pil dello 0,3% su febbraio e dello 0,2% sullo stesso mese del 2022. Nel complesso del primo trimestre del 2023 si dovrebbe, pertanto, registrare una flessione dello 0,3% rispetto all’ultimo quarto del 2022, confermando l’ipotesi di una recessione molto contenuta sia per intensità sia per durata (due trimestri). Segnali positivi sono attesi a marzo sul versante inflazionistico, con un’accelerazione del processo di rientro iniziato a dicembre 2022. La nostra stima è di una variazione nulla dei prezzi al consumo su base congiunturale e di una crescita dell’8,1% nel confronto annuo, conseguenza della riduzione dei prezzi dell’energia e del gas. Permangono, invece, elementi di tensione nell’alimentare. Non vanno, comunque, trascurate le difficoltà del percorso di rientro della dinamica dei prezzi, visto che anche a febbraio l’inflazione di fondo è stata in crescita.

In linea con le attese, il primo trimestre del 2023 si configura come un periodo di rallentamento dell’attività economica. Anche nel mese di marzo, secondo le nostre stime, il PIL è atteso ridursi dello 0,3% rispetto al mese precedente. Su base annua si registrerebbe una flessione dello 0,2%. Nel complesso il primo quarto del 2023 si chiuderebbe con una contrazione dello 0,3% congiunturale, confermando la “recessione tecnica”. A febbraio 2023 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha evidenziato una riduzione dello 0,1% sullo stesso mese del 2022. Il dato è sintesi di un aumento della domanda per i servizi (+3,7%) e di una flessione di quella relativa ai beni (-1,4%). La minore dinamicità della domanda rilevata nell’ultima parte dello scorso anno e in questi primi mesi del 2023 allontana ancora il ritorno dei consumi delle famiglie in volume, calcolati nella metrica dell’ICC, ai livelli pre Covid-19. Nel confronto con febbraio 2019 l’ICC risulta, infatti, inferiore dell’8,2%. Per i servizi il calo è del 19,3%. Anche a febbraio 2023 le componenti più dinamiche della domanda sono state quelle relative alla fruizione di servizi per il tempo libero. Servizi per i quali negli ultimi mesi si nota, peraltro, una minore dinamicità. Per quanto riguarda i consumi di beni permangono, anche a febbraio 2023, elementi di difficoltà. Si attenuano nel mese gli spunti di recupero della domanda per le autovetture vendute a privati (+2,9%), per l’abbigliamento e le calzature (+0,3% tendenziale) e per i carburanti (+4,3%). Relativamente ai mobili (-1,7% nel confronto annuo), gli elettrodomestici (-2,3% tendenziale) l’energia elettrica (-2,3%) e gli alimentari (-3,9% su base annua), anche a febbraio i consumi si confermano in riduzione. Per queste ultime due voci la perdurante inflazione a doppia cifra determina comportamenti molto cauti da parte delle famiglie. Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo si stima per il mese di marzo una variazione nulla in termini congiunturali e dell’8,1% su base annua. La suddetta valutazione è determinata esclusivamente dal ridimensionamento dei prezzi dell’energia e del gas. Per molti prodotti e servizi si confermano ancora dinamiche sostenute, in linea con la progressiva tendenza all’aumento dell’inflazione di fondo. La presenza di tensioni all’interno del sistema importazione-produzione-distribuzione consolida i timori di un processo di rientro che, seppure ben avviato, potrebbe subire occasionali rallentamenti, con effetti negativi sulla domanda delle famiglie.

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