Giornata della Comunicazione di Confcommercio: il futuro dell'informazione fra social e IA

 
Informazione fuori controllo, lotta contro le fake news e ruolo del mainstream sono stati i temi portanti della seconda edizione della Giornata della Comunicazione organizzata a Roma da Confcommercio.

Giornata della Comunicazione di Confcommercio: il futuro dell'informazione fra social e IA

I lavori sono stati aperti dal presidente Sangalli che ha ricordato l’importanza del ruolo delle rappresentanze e l’impegno quotidiano della confederazione a fianco delle proprie imprese anche dal punto di vista della comunicazione e dal direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, che ha sottolineato come il principale ruolo di un grande giornale sia “comprendere la società”.  Io non sottovaluto – ha detto Fontana - la rivoluzione digitale che ha cambiato le nostre vite e anche il modo di fare informazione. Abbiamo visto che in tutti questi anni quello che ci bombarda non è sufficiente a renderci informati perché molto spesso le notizie non sono complete. Per orientarsi c’è bisogno di selezione, oggettività, professionalità e un’agenda giusta che ci faccia capire quali sono le priorità”. Tuttavia secondo Fontana, l’informazione deve necessariamente aprirsi al futuro: “Non si può rimanere chiusi nei propri recinti, noi abbiamo cercato di trasportare sul digitale i contenuti e i principi del cartaceo”.

Informazione fuori controllo

Nel primo “panel” della giornata sono intervenuti Walter Quattrocciocchi, professore dell’Università La Sapienza presso il dipartimento di informatica, il commissario dell’Agcom Massimiliano Capitanio e la managing editor di Newsguard, Virginia Padovese. Quattrociocchi ha evidenziato che “cerchiamo informazioni che si avvicinano al nostro modo di pensare. L’utente in genere sulle varie piattaforme sceglie le comunità che aderiscono al suo pensiero, le cosiddette ecochamber. Le notizie sulle quali non è d’accordo non le guarda nemmeno”. Secondo Quattrociocchi, “la polarizzazione è un problema reale del mondo dell’informazione. I social hanno rotto lo strumento gerarchico delle notizie. Il problema resta quello del contenuto delle notizie”. Per Capitanio, “c’è necessita di presidiare con strumenti adattti l’informazione falsa che circola in rete. Sono cambiate le modalità di fruizione dell’informazione anche se la televisione rimane un canale priviliegiato”. “Il problema - ha detto Capitanio -  è cambiata la fiducia nell’informazione tradizionale. E’ caduta la fiducia degli italiani nella veridicità delle notizie. Le sfide oggi che deve affrontare in particolare AgCom sono la disinformazione e il pluralismo dell’informazione”. Virginia Padovese ha rilevato l’importanza di “combattere la disinformazione con un approccio giornalistico. Newsguard valuta l’affidabilità delle fonti. Il contesto per far cercare di capire all’utente il contesto e i siti dal quale arrivano le informazioni”. “E’ importante gestire in modo responsabile la differenza tra news e opinioni. Spiegare le finalità dell’agenda ai lettori.  Essere chiari nel comunicare i contenuti sponsorizzati”. Padovese ha poi parlato dei rischi legati ai rischi dell’intelligenza artificiale nel mondo dell’informazione: un modo per produrre disinformazione con costi nulli e velocità assoluta con grande capacità di produrre contenuti. “Chat gpt riproduce con disinvoltura i contenuti falsi che noi chiediamo di riprodurre”. Secondo Padovese, “serve un processo di alfabetizzazione ai media per insegnare ai giovani dove si stanno informando e che sta fornendo informazioni”.

L’opinione del mainstream

Il direttore di Libero Mario Sechi, il direttore dell’Adn Kronos Davide Desario, Francesco Nicodemo, esperto di comunicazione e innovazione digitale e Andrea Minuz, professore di Storia, Antropologia Arte e spettacolo all’università La Sapienza e Andrea Balzanetti, dell’Odine dei Giornalisti del Lazio, hanno animato la tavola rotonda dedicata al mainstream con riflessioni sullo stato di salute dell’informazione tradizionale, sul ruolo dei giornalisti e sulla necessità che la categoria accetti la sfida del cambiamento digitale. “In televisione – ha detto Minuz - dalla metà degli anni novanta l’intrattenimento si e mangiato l’informazione. C’è un’anomalia dei takshow politici italiani con una quantità di format impressionante dalla mattina alla sera. Costano poco perché molti ospiti vanno a parlare nei talkshow anche senza compenso per promuoversi o promuovere un libro. Sono diventati entertainment con personaggi ben definiti”. Davide Desario ha posto l’accento sul fatto che “la classe dei giornalisti non ha accettato la sfida di aggiornarsi e confrontarsi con il cambiamento mettendo in discussione le proprie rendite di posizione che l’avvento dei social hanno messo a rischio”.  “Il giornalista – ha detto Desario - deve dimostrare al lettore la sua competenza. Qualità autorevolezza servono a combattere l’overdose di informazione che durante la giornata ti arriva in continuazione sullo smartphone”. Secondo Desario poi è anche importante “un’educazione social per le giovani generazioni”. Mario Sechi ha sottolineato che “in Europa abbiamo un problema demografico, i lettori sono sempre più anziani e abbondano i nativi digitali”. “La crisi – ha detto Sechi - non è del giornalismo in sè ma dei modelli di business. Oggi ci sono troppi giornalisti e molti anche scarsi. Ci sono solo star del giornalismo che rappresentano un’idea forte con un grande seguito personale. Oltre questo c’è il circo”. Per Sechi, “i giornali devono popolarizzarsi trovare i loro target e fare la transizione dalla carta al digitale sempre con notizie vere”. Nicodemo ha ha invece voluto ricordare l’importanza delle associazioni di rappresentanza come Confcommercio nel veicolare le informazioni dal centro alla periferie e viceversa. “Sono pochi i soggetti che hanno una rete territoriale così ampia”. “Negli anni Confcommercio ha conquistato autorevolezza anche con le analisi del suo Ufficio Studi che hanno un peso specifico tra i gruppi dirigenti e quelli parlamentari”. Infine Balzanetti ha voluto ribadire il ruolo dell’Ordine dei giornalisti nella sua continua attività di controllo nei confronti dei giornalisti che non svolgono la loro professione in modo corretto. “Però c’è da tenere presente – ha detto Balzanetti – che l’Ordine è stato istituito con una di 60 anni fa e non è mai stato riformato. Ha alcune rigidità che ne complicano il funzionamento”.

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