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Pechino subisce dagli Usa dazi del 54%, ma chi ha già perso è l’America

- di: Bruno Coletta
 
Pechino subisce dagli Usa dazi del 54%, ma chi ha già perso è l’America
I cinesi pronti alla controffensiva globale: più export nel Sud del mondo, più influenza strategica. L’America si isola, la Cina si espande.
(Foto: il presidente cinese Xi Jing Ping)
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Con l’annuncio dei nuovi dazi del 34% sulle importazioni cinesi, Donald Trump porta al 54% il prelievo complessivo su beni e servizi provenienti da Pechino. È un atto di guerra commerciale che segna un punto di non ritorno nei rapporti USA-Cina. La risposta di Pechino è già in atto, ma la vera partita si gioca fuori dagli Stati Uniti: la Cina è pronta a usare l’isolazionismo trumpiano per espandere la propria influenza globale.

La rappresaglia cinese è solo l’inizio
Il governo cinese ha già reagito bloccando gli investimenti esteri delle proprie imprese verso gli USA e avviando indagini antitrust contro Google, oltre a limitare l’export di metalli strategici come il tungsteno. Ma dietro queste misure simboliche si intravede una strategia più ampia: sganciare progressivamente l’economia cinese dalla dipendenza americana e rafforzare la propria presenza nel Sud globale.
“Se gli Stati Uniti vogliono tagliarci fuori, benissimo. Apriremo nuove porte in Africa, Sud America e Sud-est asiatico”, ha dichiarato l'economista cinese Hu Xijin il 2 aprile sul Global Times.

Nuove rotte, nuovi alleati
La Cina ha già avviato un'accelerazione nei rapporti commerciali con il Sud del mondo. Il progetto della Nuova Via della Seta, rilanciato lo scorso autunno a Pechino con la presenza di oltre 130 Paesi, diventa ora il canale preferenziale per rafforzare i legami con economie emergenti affamate di infrastrutture, energia e tecnologia.
“Più dazi da Washington? Per Pechino è un’occasione per firmare più accordi a Kinshasa, Caracas o Jakarta”, ha osservato il professor Kishore Mahbubani, esperto di geopolitica asiatica.
La Cina sta anche puntando sull’accordo commerciale RCEP (Regional Comprehensive Economic Partnership), che la vede protagonista insieme a 14 Paesi asiatici e oceanici, e che già oggi rappresenta il più grande blocco di libero scambio al mondo.

L’America si isola, Pechino capitalizza

Mentre Trump si vanta di “difendere l’America dalle frodi cinesi” e impone tariffe che penalizzano anche le imprese statunitensi importatrici, Pechino rafforza il proprio ruolo di partner affidabile nel Sud del mondo. Lo slogan del “America First” si trasforma in “America Alone”, mentre Xi Jinping consolida alleanze economiche e politiche con leader africani, latinoamericani e asiatici.
Il rischio per Washington è duplice: danneggiare la propria economia interna con rincari e tensioni produttive, e cedere definitivamente il terreno dell’influenza economica globale a un avversario determinato e organizzato.

La Cina esporta di meno negli USA, ma di più nel mondo
Secondo il think tank China Global Trade Watch, Pechino ha già compensato parte delle perdite subite con i dazi americani del 2018-2020 grazie a un aumento del 17% delle esportazioni verso l’Africa e del 22% verso l’ASEAN nel solo 2024. La prospettiva di rafforzare questi numeri nel 2025-2026 è concreta.
“Non è la Cina che diventa più piccola, è l’America che si sta chiudendo in se stessa”, ha dichiarato a Le Monde il sinologo Jean-Pierre Cabestan.
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Trump apre un fronte bellico sul piano commerciale, ma la Cina ha già tracciato le sue nuove rotte. Nel tentativo di punire Pechino, Washington potrebbe averle fatto un favore: la guerra dei dazi rischia di trasformarsi nell’occasione storica per una nuova egemonia cinese.

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