Cina al bivio: crescita al minimo storico e crisi incombenti

- di: Bruno Coletta
 
La Cina ha chiuso il 2024 con una crescita del Pil del 5%, il livello più basso degli ultimi decenni se si esclude il periodo pandemico. Sebbene il dato rispetti l’obiettivo governativo di “intorno al 5%”, le fragilità strutturali restano evidenti: consumi stagnanti, crisi immobiliare e un rischio sempre più concreto di deflazione. L’Ufficio nazionale di statistica ha confermato i numeri il 17 gennaio 2025.

Stimoli economici senza slancio
Per sostenere l’economia, Pechino ha messo in campo misure straordinarie, tra cui tagli ai tassi d’interesse e incentivi fiscali. La produzione industriale è cresciuta del 5,8%, con un’accelerazione al 6,2% a dicembre, ma i consumi interni restano deboli: +3,5% nel 2024, ben al di sotto del +7,2% registrato l’anno precedente.
Queste misure, pur evitando un tracollo, non hanno risolto i problemi di fondo. “Gli stimoli hanno un impatto limitato su un’economia che sta cambiando pelle”, osserva un analista di settore.

Settore immobiliare: ferite ancora aperte

L’immobiliare, un tempo pilastro dell’economia cinese, continua a perdere quota. A dicembre, i prezzi delle abitazioni sono scesi del 5,3% rispetto all’anno precedente, segnando il diciottesimo mese consecutivo di calo. Shanghai rappresenta un’eccezione con un aumento del 5,3%, ma città come Pechino restano in sofferenza.
Nonostante gli incentivi sui mutui e le agevolazioni per l’acquisto di case, il settore non riesce a riprendersi. Un funzionario del Ministero delle Finanze, citato da Xinhua, ha dichiarato: “L’immobiliare non può più essere il motore principale della nostra economia”.

Demografia in declino: una sfida insormontabile?

La popolazione cinese è calata per il terzo anno consecutivo, scendendo a 1,408 miliardi di abitanti, con una perdita di 1,39 milioni rispetto al 2023. La tendenza, dovuta al retaggio della politica del figlio unico e all’aumento del costo della vita, rischia di aggravarsi nei prossimi anni.
Gli incentivi per promuovere la natalità, come sussidi e congedi parentali prolungati, non hanno sortito gli effetti sperati. Gli esperti avvertono che il declino demografico potrebbe compromettere il sistema pensionistico e ridurre ulteriormente la forza lavoro.

Nuove tensioni globali e prospettive incerte

Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, previsto per il 20 gennaio 2025, alimenta il timore di nuove tensioni commerciali. La prospettiva di un’altra guerra dei dazi preoccupa analisti e aziende, già alle prese con la debolezza della domanda interna.
Nel frattempo, la Banca centrale cinese ha annunciato ulteriori tagli ai tassi e nuove politiche per incentivare i consumi. “Le opzioni di intervento si stanno riducendo”, ha dichiarato il presidente Xi Jinping nel suo discorso di Capodanno.

Un futuro incerto per il 2025
Le previsioni per il 2025 sono cupe: gli analisti stimano una crescita del Pil compresa tra il 4,4% e il 4,6%, con un possibile calo sotto il 4% nel 2026. La Cina punta sull’innovazione tecnologica per diversificare la sua economia, ma la transizione sarà lunga e piena di ostacoli.
Il 2024 si chiude con un bilancio contrastante: se da un lato l’obiettivo del 5% è stato raggiunto, dall’altro emergono chiaramente le criticità strutturali. Il 2025 sarà decisivo per capire se Pechino riuscirà a rilanciare la seconda economia mondiale o se dovrà affrontare un periodo di stagnazione prolungata.
(Nella foto il presidente Xi Jinping)

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