Centrodestra: la partita ora si sposta sul programma della coalizione
- di: Daniele Minuti
Come sempre, le carte, quelle vere, in qualsiasi gioco, si scoprono all'ultimo, per non dare eccessivi vantaggi agli avversari. Ed è quello che sta accadendo in questa inusuale campagna in vista delle elezioni 2022, che si svolge in una estate torrida che, per il caldo, rallenta movimenti e la velocità del pensiero. Ma si continua a lavorare, e in casa del centro-destra ora l'attenzione è mirata alla costruzione di un programma che sia condiviso, forse senza grandi entusiasmi su alcune delle sue parti, e quindi sia presentabile ad un elettorato che, ad onore del vero, sembra sentirne di ogni tipo.
Elezioni 2022 - Centrodestra: focus sul programma della coalizione
La stessa comunicazione elettorale appare come essere stata ricacciata indietro di trent'anni. Solo che il Berlusconi che, quotidianamente, si propone dalle sue reti ai potenziali elettori, è comprensibilmente - vista l'età - la copia sbiadita di quello che, nella campagna elettorale che, nel 1994, andò trionfalmente al potere: vivace, pungente, attrattivo. Ora non è più questo e le sue apparizioni appaiono una riproposizione di un vecchio schema che gli italiani -bombardati di promesse d'effetto (una dentiera per tutti), ma dalle incerte coperture finanziarie - hanno abbondantemente metabolizzato e forse anche neutralizzato.
A questo si devono aggiungere poi le licenze che si prendono i suoi ghostwriter o spin doctor (gli anglicismi sono quasi obbligati) che gli mettono in bocca celebrazioni di meriti che non sono i suoi, scatenando l'ironia dei suoi avversari. Ma questi piccoli incidenti di percorso non sembrano potere gettare eccessivo pessimismo sull'esito delle elezioni che, restando pur sempre l'incognita dell'astensionismo, dovrebbero tradursi in una forte affermazioni della coalizione. Che però qualche piccola fibrillazione la sta vivendo, e non solo perché Matteo Salvini, incurante dei vari ''no'' che la sua proposta sta raccogliendo sia da Fratelli d'Italia che da Forza Italia, continua a reclamare il Viminale per la Lega (e quale potrebbe essere l'uomo adatto? la risposta è solo una, lui).
Il programma, che dovrebbe essere la summa ragionata delle proposte di ciascun partito, sembra risentire, nella sua prima stesura, dell'impronta di Giorgia Meloni che, nei primi punti, ha voluto ribadire la scelta occidentale di Fratelli d'Italia. Leggere che l'Italia ''a pieno titolo fa parte dell'Europa, dell'Alleanza Atlantica e dell'Occidente'', che rispetterà gli impegni presi con la Nato, in merito alle spese per la Difesa, e conferma il sostegno all'Ucraina, aggredita dalla Russia, appare come un punto irrinunciabile e, quindi, non trattabile dei FdI. Fortemente sottolineato, verrebbe da commentare, per evitare che, anche su questo, possano nascere equivoci, viste le ambiguità del passato filo-putiniano dei leader dei partiti alleati. Certo, su qualche punto Meloni sembra avere concordato soprattutto con Salvini, che continua a mettere la sicurezza come cardine delle richieste della Lega. Poi il normale corollario di interventi a modifica di quelli dei precedenti governi che proprio non si riescono a mandare giù, come il Reddito di cittadinanza, che sarà sostituito da ''misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro''.
Ma è forse sulle misure mirate a modificare in modo sostanziale l'attuale architettura dello Stato che il programma va molto avanti, ipotizzando come obiettivo primario l'elezione diretta del presidente della Repubblica, con ''piena attuazione'' della legge sul federalismo, tanto cara ai presidenti di regione leghisti. Anche se sarà interessante capire come essa impatterà su quella non certo marginale componente di Fratelli d'Italia che nel centralismo ha sempre visto la risposta a molte esigenze del Paese. Certo è che la proposta dell'elezione diretta del presidente della repubblica qualche perplessità la genera. Come quella del costituzionalista Michele Ainis, secondo il quale ''ora la posta in palio è ben più alta'' perché si tratta di un ''superpresidenzialismo'', dal momento che nel 2019 Fratelli d'Italia ''ha raccolto firme nelle piazze attorno ad una proposta estrema, secondo la quale il presidente della repubblica presiede il Consiglio dei ministri''. Altro risultato del lavoro degli sherpa preposti alla redazione della prima stesura del programma è stato l'inserimento dei temi della giustizia, tanto cari a Silvio Berlusconi che parla ancora oggi di oppressione giudiziaria come se questo slogan possa essere applicato in automatico e non invece usato con grandissima parsimonia.