Rapporto Lottomatica-Censis sul gioco legale, Angelozzi: "Contributo in ottica di sostenibilità"

- di: Redazione
 
Il Rapporto Lottomatica-Censis sul gioco legale in Italia, reso noto oggi, consente di definire i confini del suo valore economico (perché genera occupazione, valore aggiunto e gettito fiscale), e dell'impatto che ha sul sociale (consentendo ogni giorno a milioni di persone di divertirsi in contesti regolati dallo Stato). Ma soprattutto il gioco legale rappresenta un argine contro quello illegale, gestito dalle organizzazioni criminali.

Rapporto Lottomatica-Censis, il commento di Guglielmo Angelozzi

"Uno dei temi principali oggi per il comparto del gioco legale" - è il commento di Guglielmo Angelozzi, amministratore delegato di Lottomatica - "è quello di promuovere una riflessione su quelli che sono gli aspetti fondamentali da cui partire: legalità, salute, fiscalità e lavoro. Ci siamo chiesti qual è il contributo che possiamo dare al paese in una ottica di sostenibilità. Capire per decidere bene, lasciare da parte i pregiudizi, ma studiare e capire. Questo è il nostro punto di partenza".

Uno degli elementi su cui il rapporto stimola una riflessione riguarda il forte impatto della pandemia sulla raccolta legata al gioco legale. Nel 2020 essa è stata complessivamente di 88,4 miliardi di euro, di cui 75,4 sono tornati ai giocatori sotto la forma di vincite. Rispetto al 2019, la raccolta complessiva ha segnato una contrazione di 22,2 miliardi di euro, le vincite sono state inferiori di 5,7 miliardi di euro, mentre l'erario, con -4,1 miliardi di euro, ha avuto un decremento reale del 36,6 %.

Secondo lo studio, l’83,6% degli italiani ritiene che lo Stato deva regolare e gestire il gioco legale a tutela del consumatore e della collettività mentre l’81,7% è convinto che sia compito dello Stato sensibilizzare e informare sui rischi di dipendenza dal gioco. Per gli italiani, quindi, la lotta al gioco illegale non si fa con soluzioni proibizioniste. Secondo il 59,8% degli intervistato (il 63,4% tra i laureati e il 63,8% tra i giovani) penalizzare eccessivamente il gioco legale avrebbe come conseguenza quella di aumentare il numero di giocatori illegali. Per il 28,9% delle persone che hanno risposto ai quesiti degli analisti il divieto di giocare ridurrebbe il numero di giocatori, con vantaggi per la salute pubblica e la collettività.

D'altra parte, secondo più analisi, sono state le chiusure determinate dalla pandemia e dai tentativi di limitare i contagi ad ampliare la platea del gioco illegale, il cui giro nel 2019 era stimato in circa dodici miliardi di euro, lievitati a 18 miliardi (il 50 per cento in più) lo scorso anno, mentre le prospettive per il 2021 fanno alzare l'asticella sino a 20 miliardi di gioco ''nero''.
Questo tumultuoso aumento non è però conseguenza di un allentamento dei controlli, che anzi hanno subito una forte accelerazione. Tanto che dall'inizio del 2020 ad aprile scorso è stata scoperta una sala clandestina ogni tre giorni. Un dato che ha poi portato all'avvio di 145 inchieste, con ilo numero delle persone denunciati - un migliaio - doppio rispetto a quello del 2019 (erano state 493).

Quello che lo studio conferma è che ormai il gioco legale - tra Lotto, lotterie, Superenalotto, scommesse sportive, Bingo, on line e slot machine - è un fenomeno di massa, avendo coinvolto il 37,8 per cento degli italiani, senza grandi differenze tra gruppi sociali e territori: giocano soggetti ad alto reddito (42,9%) come a basso reddito ( 35,2%), adulti (45,4%) come giovani (45,2%), un po' meno le persone in età avanzata (18%). Giocano i residenti nel Sud e nelle Isole (42,4%), come quelli del Nord Ovest (36,6%), del Nord Est (31,8%) e del centro (37,4%).
In Italia ci sono 300 concessionari autorizzati dallo Stato, 3.200 le imprese di gestione che, per conto dei concessionari, operano sul territorio, 150 mila gli occupati diretti e indiretti; 80 mila i punti vendita tra bar, tabacchi, esercizi pubblici che consentono l'accesso ai cittadini a uno o più tipologie di gioco legale. La filiera diretta si compone di 8.271 imprese, con circa 40 mila addetti e un fatturato annuale di 14 miliardi di euro.
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