Via libera del Cdm alla riforma sulla sicurezza sul lavoro. Meloni: “Mantenuta una promessa”

La riforma ha ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri e porta con sé uno strumento simbolico e operativo: il badge digitale di cantiere. Una tessera elettronica che registra ingressi, presenza, mansioni autorizzate e formazione effettiva del lavoratore. Nelle intenzioni del governo, dovrà rendere più difficile il ricorso a manodopera irregolare e più semplice verificare chi è davvero abilitato a stare in un’area ad alto rischio. È una stretta che punta a tenere traccia di ogni passaggio della filiera, in un settore dove gli appalti a cascata e le subforniture opache sono spesso la prima crepa da cui partono gli incidenti più gravi.

Via libera del Cdm alla riforma sulla sicurezza sul lavoro. Meloni: “Mantenuta una promessa”

Sul senso politico dell’intervento la premier Giorgia Meloni ha scelto parole nette: «Il governo ha mantenuto una promessa». Il messaggio è rivolto alla base elettorale ma anche ai familiari delle vittime, incontrati più volte negli ultimi mesi. Il decreto nasce proprio nel solco di quell’impegno: incidere non dopo le tragedie, ma prima. La logica è di spostare il baricentro dalla sanzione alla prevenzione, anche se il pacchetto prevede controlli più rapidi e possibilità di sospensione immediata nei casi di violazioni gravi.

il costo e il perimetro della riforma
La ministra del Lavoro Marina Calderone ha chiarito che il sistema, a regime, peserà circa 900 milioni l’anno. Una cifra che comprende digitalizzazione, assunzioni ispettive, piattaforme di monitoraggio e programmi formativi obbligatori. Calderone ha aggiunto: «Non ci fermeremo qui». Dietro la frase c’è la consapevolezza che il badge non basta se non viene accompagnato da un presidio permanente e da un rafforzamento della vigilanza nei territori dove le filiere del sommerso si muovono più in fretta dello Stato.

Le misure sociali: dagli orfani delle vittime al bonus mamme
Accanto all’architettura dei controlli, il decreto contiene un tassello sociale: borse di studio agli orfani delle vittime del lavoro, con percorsi di accompagnamento allo studio nelle fasi più delicate della crescita. È un riconoscimento materiale ma anche simbolico, per evitare che l’effetto della tragedia diventi destino. Parte inoltre il bonus mamme per le lavoratrici con almeno due figli, che punta a incentivare la permanenza o il rientro nel mercato del lavoro tramite decontribuzione mirata. Il governo lo lega alla “stabilità familiare” e alla natalità, con l’idea di saldare sicurezza e sostegno sociale sotto uno stesso ombrello normativo.

La partita dei controlli e la reazione delle imprese
Nel mondo delle imprese la riforma è accolta con cautela: chi lavora in contesti strutturati guarda al badge come a un presidio neutro, ma artigiani e micro-aziende temono che si trasformi in burocrazia aggiuntiva. Il governo sostiene che il sistema digitale ridurrà l’opacità, non aumenterà i passaggi di carta. Ma il test vero sarà sul campo: capire se i controlli scatteranno dove servono davvero e se l’innovazione tecnologica diventerà deterrente oppure mero obbligo formale.

La sfida resta aperta
Il punto cruciale non è soltanto la tecnologia, ma l’effettività. Troppi incidenti maturano nel silenzio: nessuna voce, nessun allarme, solo un operaio che cade da un ponteggio o resta schiacciato da un macchinario. La riforma mette nuovi strumenti nelle mani dello Stato; resta da vedere quanto velocemente si tradurranno in tutela concreta. Perché sulla sicurezza, come sanno bene ispettori e magistrati, il confine tra norma e vita è sempre di pochi centimetri: esattamente quelli che in un cantiere separano l’abitudine dal rischio.