Carenza chip: arriva un forte aumento dei prezzi, sino al 20%

- di: Brian Green
 
''À la guerre comme à la guerre'' recita un modo di dire d'origine francese, per sottolineare che in certe circostanze, mettendo da parte tutte le considerazioni etiche, bisogna approfittare delle opportunità che il caso ti offre. Forse c'è proprio quella alla base dell'aumento dei prezzi decisi dal più grande produttore di chip a contratto del mondo.
Un aumento che, secondo alcuni analisti, potrebbe toccare anche il 20 per cento, con il concreto pericolo che questa decisione, che appare abbastanza opportunistica, ricada soprattutto sulle spalle degli acquirenti di apparecchiature e gadget elettroniche, che costeranno di più.

Il produttore, la Taiwan Semiconductor Manufacturing Co., prevede di aumentare i prezzi dei suoi chip più avanzati di circa il 10 per cento, mentre per quelli utilizzati da clienti come le case automobilistiche il ''ritocco'' lieviterà sino al 20% in più.

Secondo gli esperti, i prezzi con i sovraccarichi maggiori entreranno in vigore alla fine di quest'anno o nei primi mesi del prossimo. Per comprendere come la decisione dell'azienda taiwanese possa incidere sulle abitudini (e le tasche) dei compratori, bisogna ricordare che uno dei suoi maggiori clienti é Apple (i suoi iPhone utilizzano microprocessori avanzati realizzati nelle fonderie di TSMC).

Al momento, comunque, è difficile comprendere quanto i rincari andranno a costare ad Apple. Da parte sua TSMC non ha ritenuto di fornire risposte ufficiali in merito a imminenti aumenti del costo dei suoi semiconduttori, volendo comunque sottolineare che essa è in continuo contatto con i clienti. Un'affermazione che, probabilmente, è relativa a trattative affinché le decisioni dei venditori siano del minore impatto possibile sui compratori.
Gli aumenti dei prezzi del costo dei chip arrivano sulla scia di una carenza globale di semiconduttori che ha colpito Apple e la maggior parte dei produttori di automobili, tra cui General Motors e Toyota Motor.

Il marchio GM, questo mese, ha dovuto chiudere, seppure temporaneamente, tre stabilimenti in Nord America da cui escono i pick-up, ovvero i suoi modelli più venduti. Da parte sua la scorsa settimana, Toyota ha annunciato che, per la penuria di semiconduttori, taglierà la 40 per cento la sua produzione.
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