Più Libri più Liberi: la condanna a Leonardo Caffo è un' ombra sull’edizione dedicata a Giulia Cecchettin

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Ci sono eventi che nascono con l’intento di costruire ponti, di dar voce a chi non ne ha, di parlare ai cuori prima ancora che alle menti. La fiera Più Libri Più Liberi ha sempre rappresentato tutto questo: un luogo di incontro, di dibattito, di scoperta. Quest’anno, però, qualcosa si è spezzato.

Più Libri più Liberi: la condanna a Leonardo Caffo getta ombra sull'edizione 2024

La condanna di Leonardo Caffo a quattro anni di reclusione per maltrattamenti e lesioni gravi nei confronti della sua ex compagna è arrivata come un tuono che squarcia il silenzio. Una sentenza che non lascia spazio a interpretazioni, ma che si inserisce in un contesto già scosso dalle polemiche. La sua partecipazione alla fiera, poi ritirata, aveva suscitato indignazione, soprattutto perché l’edizione era dedicata alla memoria di Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio.

Chiara Valerio, curatrice della manifestazione e figura di spicco del femminismo italiano, aveva difeso inizialmente l’invito di Caffo, appellandosi alla presunzione di innocenza. Un principio necessario nell’ambito giuridico, ma che stride in modo evidente con uno degli assiomi fondamentali dei movimenti come Me Too e Non Una di Meno: "sorella, io ti credo". Una frase che ha segnato un cambio di paradigma nel dibattito pubblico sulla violenza di genere, spostando il focus dall’aggressore alla vittima, dal dubbio alla solidarietà immediata e incondizionata.

“Le cose cambiano solo quando qualcuno è abbastanza coraggioso da rompere il silenzio,”
scriveva Audre Lorde, poetessa e scrittrice femminista, e mai queste parole sono sembrate così urgenti. La cultura, che dovrebbe essere un baluardo contro ogni forma di oppressione, non può permettersi di ignorare questa lezione.

La Valerio, erede ideale di Michela Murgia per molti versi, si è trovata al centro di una tempesta etica. Di fronte alle critiche e alla presa di posizione di autori come Zerocalcare e Sio, che hanno abbandonato l’evento in segno di protesta, ha infine rivisto la sua posizione, presentando pubbliche scuse. Tuttavia, il ritiro di Caffo dalla manifestazione, sebbene necessario, non è riuscito a placare l’indignazione.

La questione non è solo morale, ma simbolica. Può un evento culturale, che si propone di essere faro di inclusività e rispetto, accogliere chi è accusato di violenze? Può la cultura restare neutrale di fronte a questioni così urgenti e profonde?

La vicenda di Leonardo Caffo e le polemiche che hanno travolto Più Libri Più Liberi ci costringono a riflettere su cosa significhi oggi creare spazi di dialogo. La cultura non è mai solo parola scritta o detta: è azione, è scelta, è responsabilità.

E forse è proprio da questa frattura che si può ripartire. Perché, se c’è una lezione in tutto questo, è che la coerenza tra i valori proclamati e quelli vissuti non è un dettaglio. È il cuore stesso di ogni autentico dialogo umano. E il dialogo, si sa, nasce sempre dalla capacità di ascoltare, prima ancora che di parlare.
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