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Brasile sfida Trump: “Lettera offensiva e piena di falsità”

- di: Marta Giannoni
 
Brasile sfida Trump: “Lettera offensiva e piena di falsità”
Restituita la missiva su Bolsonaro e i dazi. Lula (foto): “Siamo sovrani, pronti a misure reciproche”. Tensione altissima tra Planalto e Casa Bianca.

Il Brasile restituisce la lettera di Trump: “Offensiva e falsa”

Un gesto forte, senza precedenti nelle relazioni tra Brasile e Stati Uniti: il 9 luglio, il ministero degli Esteri brasiliano ha riconsegnato all’ambasciata Usa la lettera del presidente Donald Trump. Il documento – giudicato *“offensivo”* da Brasilia – annunciava dazi al 50% su acciaio, alluminio e prodotti agricoli brasiliani, accusando il governo Lula di penalizzare le aziende americane e attaccando la magistratura per i processi contro Jair Bolsonaro.

La reazione è stata immediata: il rappresentante diplomatico Usa a Brasilia, Gabriel Escobar, è stato convocato due volte. *“La lettera contiene falsità inaccettabili e ignora i dati ufficiali dei nostri rapporti commerciali”*, ha dichiarato il portavoce del Itamaraty.

Lula non arretra: “Risponderemo con reciprocità”

Il presidente Lula ha risposto pubblicamente il 9 luglio: *“Il Brasile è un Paese sovrano, con istituzioni indipendenti, che non accetterà minacce né ingerenze”*. Se i dazi entreranno in vigore dal primo agosto, il Brasile applicherà contromisure basate sulla Legge di Reciprocità Economica.

*“Le stesse statistiche ufficiali degli Stati Uniti indicano un saldo commerciale a loro favore con il Brasile di 410 miliardi di dollari negli ultimi 15 anni. Parlare di squilibrio è una menzogna propagandistica”*, ha aggiunto Lula.

Il nodo Bolsonaro e l’accusa di ingerenza

Il conflitto è soprattutto politico. Trump ha definito il processo contro Bolsonaro una *“vendetta giudiziaria”* e ha chiesto una *“revisione equa”*. Lula ha replicato: *“Il procedimento penale che riguarda il tentativo di golpe è una questione interna. Nessuna potenza straniera ha titolo per interferire”*.

Flávio Dino, ex ministro della Giustizia, ha parlato di *“intromissione grave”*, mentre la presidente della Corte Suprema Rosa Weber ha denunciato un *“attacco alla divisione dei poteri”*.

Un’escalation diplomatica che preoccupa il mondo

Paesi come Argentina e Colombia osservano con crescente allarme la linea americana. Il presidente Petro ha espresso *“solidarietà al Brasile democratico”*; l’Argentina teme una destabilizzazione regionale.

Anche l’Europa ha alzato la voce: il commissario al Commercio Valdis Dombrovskis ha detto che *“i dazi unilaterali non fanno parte delle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio”*. Parigi e Berlino sostengono Lula.

Le cifre che smentiscono Trump

I dati ufficiali mostrano che gli Stati Uniti hanno un surplus di circa 20 miliardi di dollari nel commercio con il Brasile (beni e servizi, 2024). In settori chiave come agroalimentare e aviazione, le esportazioni americane superano le importazioni brasiliane. Analisti parlano di una mossa elettorale di Trump per mobilitare la base radicale in vista delle elezioni.

Il Brasile pronto alla contromossa

La Legge di Reciprocità Economica brasiliana prevede misure simmetriche verso Paesi che impongano dazi ingiustificati. Secondo fonti ministeriali, si valuta un aumento del 50% sulle tariffe per tecnologia medicale, pesticidi e componenti automotive americani.

Il ministro delle Finanze Fernando Haddad ha dichiarato: *“Non cerchiamo una guerra commerciale, ma non accetteremo trattamenti discriminatori. Gli Stati Uniti ci stanno mettendo alla prova, e noi risponderemo con gli strumenti del diritto internazionale”*.

Ritorno alla Guerra Fredda? Il timore del Sud globale

L’iniziativa di Trump ha spinto India, Indonesia e Sudafrica a coordinarsi con Lula. *“Non possiamo accettare che le regole del commercio globale vengano riscritte a colpi di tweet o lettere provocatorie”*, ha detto Cyril Ramaphosa.

Una lezione per l'Europa

Per l’Europa, è un messaggio diretto e urgente. Accettare in silenzio la linea prepotente di Trump significherebbe legittimare una diplomazia coercitiva. Antonio Tajani ha dichiarato: *“L’Unione europea deve schierarsi in difesa del multilateralismo e del rispetto dei partner. L’attacco al Brasile è un precedente molto pericoloso”*.

Nel Parlamento europeo cresce la richiesta di un coordinamento strategico con il Mercosur, soprattutto su energia e agricoltura.

Una crisi che chiama alla scelta

Non è solo una crisi bilaterale: è uno scontro tra due visioni opposte. Da un lato, il protezionismo aggressivo, il disprezzo delle istituzioni, l’ingerenza mascherata da diplomazia. Dall’altro, un ordine internazionale basato su regole condivise, sovranità e reciprocità.

Il Brasile ha scelto di non piegarsi. Ora l’Europa deve decidere se restare a guardare – o se stare dalla parte giusta della storia.

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