Borse: i limiti Usa all'export di chip in Cina deprimono i mercati asiatici, Taiwan crolla

- di: Redazione
 
I mercati asiatici hanno avuto oggi una giornata di contrattazioni per lo più negativa, con Taiwan ''maglia nera'' a - 4%. Dopo una giornata di chiusura per una festività, la borsa di Taiwan ha accusato un forte arretramento alla riapertura delle contrattazioni, le prime da quando gli Stati Uniti hanno imposto nuovi limiti alle esportazioni di semiconduttori e apparecchiature per la produzione di chip in Cina .
TMSC, il più grande produttore di chip del mondo, è crollato del 7,8%.
Il Nikkei 225 giapponese è sceso del 2,5% negli scambi mattutini a 26.439,97. Il Kospi della Corea del Sud ha perso il 2,2% a 2.184,87. Entrambi i mercati ieri erano chiusi. L'Hang Seng di Hong Kong è sceso dell'1,4% a 16.984,41.

Borse: i limiti Usa all'export di chip in Cina deprimono i mercati asiatici

Lo Shanghai Composite ha guadagnato lo 0,4% a 2.986,11, mentre l'S &P/ASX 200 australiano ha guadagnato lo 0,1% a 6.671,90.
Il fatto che il Giappone, dopo due anni di rigorose misure anti-Covid, abbia riaperto al turismo potrebbe avere un effetto benefico, con le spese di viaggio ad aiutare la terza economia più grande del mondo, alle prese con il rallentamento della crescita globale e dell'inflazione.

In Cina, le azioni tecnologiche sono state colpite da nuove vendite dopo le forti perdite di lunedì. Il produttore di apparecchiature per chip Naura Technology è sceso del 10% e Hwatsing Technology è sceso del 9,6%.
A Wall Street, Qualcomm Inc. ha perso il 5,2% e Broadcom Inc. ha perso il 5%. I materiali applicati hanno perso il 4,1% mentre Lam Research Corp. ha perso il 6,4%.
Il benchmark S &P 500 è sceso dello 0,7%, chiudendo a 3.612,39 ed estendendo la sua serie di perdite al quarto giorno. Il Dow Jones Industrial Average ha perso lo 0,3% a 29.202,88 e il Nasdaq Composite è sceso dell'1% a 10.542,10. Il Russell 2000 è sceso dello 0,6% a 1.691,92.

A Wall Street continua a regnare un clima di incertezza, per l'inflazione che non accenna a diminuire e per la determinazione della Federal Reserve di domare i prezzi elevati aumentando i tassi di interesse. L'obiettivo è rallentare la crescita economica e raffreddare sia l'indebitamento che la spesa per tenere sotto controllo l'inflazione, ma il piano rischia di mandare l'economia in recessione.
Questa settimana porta l'ultimo round di rapporti sugli utili aziendali, che potrebbero fornire un quadro più chiaro di come i prezzi elevati influiscono su entrate e profitti e cosa ci si aspetta per il resto dell'anno e anche nel 2023.

Nel commercio di energia, il greggio statunitense di riferimento è sceso di 38 cent a 90,75 dollari al barile nel commercio elettronico sul New York Mercantile Exchange. Il greggio Brent, lo standard internazionale, ha perso 27 cent a 95,92 dollari al barile.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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