Mercati asiatici in calo: borse cinesi soffrono, materie prime incerte

- di: Matteo Borrelli
 
Le borse asiatiche hanno aperto l’anno con andamenti contrastanti, segnando preoccupazioni tra gli investitori per le prospettive economiche globali e i dati deboli provenienti dalla Cina.
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Azioni cinesi ai minimi di 4 settimane
A Shanghai, il Shanghai Composite è sceso dell’1% a 3.320 punti, mentre il Shenzhen Component ha registrato un calo dell’1,3%, toccando 10.280 punti. Gli indici Shanghai 50 e CSI 300 hanno rispettivamente segnato minimi di quattro settimane a 2.634 e 3.870 punti.
I titoli tecnologici e finanziari hanno guidato le perdite, con ribassi significativi per ZTE Corp (-4,3%), Hygon Information Technology (-6,7%) ed East Money (-4,8%). Questi cali sono stati attribuiti a un rapporto privato che ha evidenziato una crescita del settore manifatturiero inferiore alle aspettative a dicembre.
Le misure di stimolo di Pechino non stanno producendo effetti immediati”, ha affermato Li Wei, analista di Huatai Securities. “Gli investitori aspettano politiche più incisive.
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Lo yuan offshore resiste, ma sotto pressione
Sul fronte valutario, lo yuan offshore si è mantenuto stabile a 7,30 per dollaro dopo l’intervento della Banca popolare cinese, che ha fissato il tasso di riferimento a 7,1879. Tuttavia, il divario tra i tassi d’interesse di Cina e Stati Uniti e la forza del dollaro continuano a pesare sulla valuta cinese.
Nel suo discorso di Capodanno, il presidente Xi Jinping ha previsto che il PIL cinese del 2024 supererà i 130 trilioni di yuan, sottolineando la necessità di “politiche più proattive” nel 2025.
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Le borse asiatiche: tra ribassi e stabilità
Nikkei 225 (Tokyo): in calo dello 0,9% a 32.100 punti, con perdite guidate dai settori tecnologico e manifatturiero.
Hang Seng (Hong Kong): ha ceduto lo 0,6% a 19.400 punti, penalizzato dai timori per la ripresa economica in Cina.
Kospi (Seoul): stabile a 2.200 punti, sostenuto da acquisti sui titoli del settore energetico.
S&P/ASX 200 (Sydney): in aumento dello 0,3% a 7.050 punti, grazie alla performance positiva delle materie prime.
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Materie prime: oro e petrolio divergenti
L’oro si è stabilizzato a 1.950 dollari l’oncia, sostenuto dalla domanda come bene rifugio in un contesto di incertezze globali. Il petrolio Brent, invece, è sceso a 82 dollari al barile, con gli investitori preoccupati per un rallentamento della domanda cinese.
Il mercato sta scontando l’assenza di segnali chiari di ripresa dalla Cina”, ha commentato David Lee, stratega di Commodity Research Group.
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Gli investitori guardano ora ai prossimi annunci delle banche centrali asiatiche per capire se ci saranno ulteriori interventi per stimolare i mercati.

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