Borse: bene i mercati asiatici, dopo che Wall Street ha macinato ottimi risultati

- di: Redazione
 
I mercati asiatici - nonostante il nervosismo di quelli cinesi - hanno chiuso la giornata di contrattazioni con buoni risultati, grazie anche all'ottimismo determinato dalla prestazione positiva di Wall Street.
Il principale indice giapponese, il Nikkei 225, ha guadagnato l'1,3% a 40.125,60, mentre il Kospi di Seul è cresciuto dello 0,2% a 2.627,92. In crescita anche l'australiano S & P/ASX 200, che ha guadagnato lo 0,8% a 8.321,40.

Borse: bene i mercati asiatici, dopo che Wall Street ha macinato ottimi risultati

Male gli indici cinesi, sulla scia delle brutte notizie che sono giunte, ieri sera, sul fronte della crescita delle esportazioni in settembre, confermando i segnali negativi sull'andamento dell'economia.
Lo Shanghai Composite ha perso lo 0,5% a 3.267,13, mentre l'Hang Seng di Hong Kong ha ceduto l'1,3% a 20.810,11. A condizionare l'andamento dei mercati cinesi è il clima di incertezza che regna a causa dell'indeterminatezza delle misure che il governo intende prendere per stimolare l'economia.

La giornata di ieri a Wall Street ha visto il raggiungimento di altri massimi storici.
L'S & P 500 è salito dello 0,8%, chiudendo a 5.859,85, con la quinta settimana consecutiva di chiusure in terreno positivo. Il Dow Jones Industrial Average è salito dello 0,5% a 43.065,22; il Nasdaq Composite ha guadagnato lo 0,9% a 18.502,69.

Tra i titoli più importanti, Boeing ha perso l'1,3%, effetto della comunicazione di prevedere di avere bruciato 1,3 miliardi di dollari in contanti durante l'ultimo trimestre e di aver perso 9,97 dollari ad azione, oltre che dell'imminente licenziamento del 10% dei suoi dipendenti.

Recenti resoconti che mostrano come l' economia statunitense rimanga più forte del previsto hanno anche accresciuto l'ottimismo sulla possibilità che la Fed riesca a realizzare un atterraggio perfetto, riducendo l'inflazione al 2% senza causare una recessione che molti avevano ritenuto necessaria.
Il greggio di riferimento statunitense è sceso di 2,25 dollari a 71,58 dollari al barile. Il greggio Brent, lo standard internazionale, è scivolato di 2,33 dollari a 75,13 dollari al barile.
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