Mediaset: morto un Berlusconi...ma Pier Silvio cammina sulle sue gambe

- di: Redazione
 
Un eredità pesantissima, per lui, difficile da sopportare, anche se, di figli, Silvio Berlusconi ne aveva cinque, a ciascuno dei quali ha lasciato, oltre a beni materiali (di cui nelle prossime ore si conoscerà l'entità), anche una cultura imprenditoriale ben definita.
Ma Pier Silvio Berlusconi sa che gli occhi di un Paese intero (ma anche dei circoli finanziari internazionali che guardano al mondo dei media) sono solo su di lui, perché era e sarà il volto pubblico di Mediaset. Le sue mosse, peraltro già annunciate da alcune scelte prese nel recente passato, si stanno dimostrando nel solco di una piccola rivoluzione, che non significa denunciare le strategie industriali del padre, ma volere dare un preciso indirizzo culturale alle televisioni del gruppo.
Ma non bisogna pensare a repentini cambi di rotta, che potrebbero essere male interpretati dai telespettatori.

Mediaset: morto un Berlusconi...ma Pier Silvio cammina sulle sue gambe

E' un po' come quando i quotidiani decidono di mutare la veste editoriale: possono decidere di cambiare tutto e subito, dal carattere ai colori, o invece farlo gradualmente. Un piccolo cambiamento oggi, un altro tra qualche tempo, così che alla fine il lettore non si accorgerà nemmeno d'essere stato portato a leggere un prodotto che è sensibilmente diverso dall'originario.
Pier Silvio Berlusconi, per quel che si può capire, sta facendo proprio questo: mutare il profilo delle reti Mediaset, ma senza stravolgimenti, spostando pedine in rispetto al concetto di equivalente. Cioè, sostituire chi non è più funzionale al progetto con qualcun altro che ha lo stesso peso professionale, così che la nuova offerta sia comunque soddisfacente per il fruitore finale, il ''telespettatore medio''. Che è quello che poi compra, alimentando la grande dispensatrice di incassi che è la pubblicità.

Quindi, facendo di mestiere l'imprenditore, che ha un cuore, ma anche un cervello e un portafoglio, il giovane Berlusconi (che ormai ha 54 anni...) ha messo da parte nostalgia e riconoscenza e a cominciato a fare le pulizie di primavera, mandando via qualcuno o mettendo qualcun altro nelle condizione di togliere l'incomodo, dando un segnale di volere cambiare la strana deriva presa dalle sue televisioni. Alla fine, si spera, il risultato sarà di una televisione targata Mediaset diversa da quella degli ultimi tempi, quando la ricerca di audience ha piegato la qualità, quasi cancellandola.
Un esempio lampante è la mancata conferma di Barbara d'Urso, fino a ieri l'altro regina incontrastata dei pomeriggi, soprattutto quelli domenicali, gestiti come se fossero un settimanale di gossip o di cronaca nera, tra veggenti, saltimbanchi, casi umani, risultato di eugenetica e chirurgia plastica, o fatti di sangue ricostruiti per saziare la fame di lugubre che alligna in molti spettatori.

Una televisione che si piccava d'essere fatta con il cuore e che, da tempo, si era ridotta ad un coacervo di sentimenti morbosi e che, soprattutto, quando finivano le trasmissioni, non lasciava niente.
Ora, parlando di televisione commerciale, parlare di cultura non è obbligatorio. Perché, come dice qualcuno, la cultura arricchisce lo spirito, ma non toglie la fame. Punti di vista, ma, a volerla dire, tutta la proposta Mediaset che passava da trasmissioni come quelle di Barbara d'Urso (che comunque il suo mestiere lo sa fare: erano le scelte dei contenuti ad essere sbagliate) oggettivamente di basso profilo, non proponendo poco altro che cronaca brutta, lasciando il commento piuttosto che ad esperti ad una partita di giro di personaggi, poco più che figuranti.

Restando a Barbara d'Urso (negli atti ufficiali, la ''d'' è in maiuscolo: misteri della mente..), oggi ha voluto fare una precisazione in merito ai motivi che hanno indotto Mediaset a cancellarla dai suoi palinsesti, non avvedendosi che la spiegazione rende ancora più palese i motivi della sua defenestrazione. Rettificando, con Dagospia, il contenuto di un articolo del sito, D'Urso nega che ''l'interruzione della condizione di Pomeriggio Cinque'' sia da mettere in relazione ad un calo degli ascolti. Quindi, se non è stata confermata per un presunto calo degli ascolti, le motivazioni sono altre, come potrebbe essere la decisione di sostituirla, punto e basta.
Non che la Rai, nei suoi programmi pomeridiani, abbia fatto o faccia di meglio (anche il servizio pubblico sembra avere virato in questa direzione, tra sgozzamenti, casi umani e fenomeni di baraccone, con un gruppo di ospiti, sempre gli stessi, sempre di incerta collocazione culturale), ma qui il discorso è complesso, come quello dell'uovo e della gallina, per capire chi ha imboccato per prima questa strada.
L'idea che ci siamo fatti è che Pier Silvio Berlusconi voglia tornare alla prima Mediaset, che proponeva grandi professionisti (Maurizio Costanzo, Raimondo Vianello, Mike Bongiorno) che facevano dell'eleganza la loro cifra.

Oggi, tra pseudo-famosi che danno il peggio di loro in un luogo sperduto, sottoposti a prove umilianti, e spettacolini senza capo né coda, Mediaset è ben lontana da quel modello. L'ingaggio di professionisti ''rubati'' alla concorrenza senza inseguire il consenso lascia intendere che il Biscione voglia mutare mutato pelle. Che poi ci riesca è ancora presto per dirlo, dal momento che si possono avere le idee più belle, riverberandole poi nei palinsesti, ma senza audience (cioè con meno introiti) non si fa molta strada.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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